Missioni Consolata - Ottobre 2013
IL «CHE COSA» In che cosa consiste allora? Perché chiamarla «nuova»? «Non amo questo aggettivo “nuova”. Sem- pre la Chiesa ha evangelizzato; se non lo avesse fatto, non sarebbe più stata la Chiesa di Cristo! Il termine “evangelizzazione”, poi, contiene già la novità della “buona notizia”; in questo senso l’espressione “nuova evangelizzazione” è un pleonasma» (Enzo Bianchi). Naturalmente la novità non intacca il contenuto del messaggio evangelico che è immutabile. «Nuova evangelizzazione non significa un “nuovo Vangelo”, perché “Gesù Cristo è lo stesso ieri oggi e sempre” (Eb 13,8)» (IL 164). Per questo, il Vangelo deve essere predicato in piena fedeltà e purezza, così come è stato custodito e trasmesso dalla tradizione della Chiesa. Evangelizzare significa annunciare una per- sona, che è Cristo. Infatti, «non c’è vera evangelizza- zione se il nome, l’insegnamento, la vita, le promesse, il regno, il mistero di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio, non siano proclamati» (En 22). «Chi ha incontrato ve- ramente Cristo, non può tenerselo per sé, deve an- nunciarlo. Occorre un nuovo slancio apostolico che sia vissuto quale impegno quotidiano delle comunità e dei gruppi cristiani» (IL 165). È un dato storico da tutti ammesso che i primi cri- stiani erano vivacemente missionari, convinti di do- ver portare al mondo una notizia attesa. Questa viva- cità nasceva prima di tutto dall’esperienza del loro personale incontro con Gesù Cristo più che dalla let- tura delle molte emergenze (fame, schiavitù, oppres- sione politica ...) in cui gli uomini del tempo vivevano. L’urgenza e l’universalità della missione nasce dal- l’interno, dalla propria esperienza dell’incontro con Gesù Cristo. I primi cristiani sono diventati missio- nari perché hanno fatto un incontro che ha cambiato la loro vita. LA NOVITÀ È CRISTO L’evangelizzazione è sempre l’annuncio della novità di Gesù Cristo. È questa l’anima profonda di ogni nuova evangelizzazione, che non voglia essere pura- mente retorica, o subito vecchia. Quindi parlare di nuova evangelizzazione significa parlare di una no- OTTOBRE 2013 MC 39 MC EUROPA: NUOVA EVANGELIZZAZIONE Papa Benedetto XVI durante l’udienza del 15/6/2011. vità che non tocca soltanto il metodo, ma il Vangelo stesso. Perché oggi il Vangelo deve misurarsi con ur- genze mai incontrate e rispondere a domande ine- dite. Nuova evangelizzazione è mostrare che il Van- gelo sa rispondere ai problemi della post-modernità. È un punto importante: non è solo una questione di adattamento, di forma o di strategia, come pur- troppo molti sembrano pensare, ma di «compren- sione» (rispondere alla domanda «cosa significa/mi dice il Vangelo oggi?»). Le domande che la storia pone in ogni epoca al Vangelo non sono mai, o quasi mai, semplici occasioni che offrano il destro per un restyling per adattare il messaggio di sempre ai tempi, alle culture e ai linguaggi di oggi, ma provvi- denziali spiragli che possono aiutare a intravedere contenuti inediti per fare emergere la sua «perenne» novità anche nell’oggi. Il Vangelo è quello di sempre, ma nuovo deve essere il modo di comprenderlo, non soltanto il modo di ridirlo. IN ASCOLTO DELLA PAROLA Chiarito questo, se è vero che l’evangelizzazione è ri- volta a tutti, e nessuno può esserne escluso perché la missione della Chiesa, per volontà del Signore, è uni- versale (cf. Mt 28,19-20; Mc 16,15; Lc 24,47; At 1,8), è altrettanto vero che essa deve essere evangelizza- zione continua della Chiesa, intendendo tale genitivo in primo luogo come genitivo oggettivo (la Chiesa è evangelizzata, ha bisogno cioè di ridirsi il Vangelo per comprenderlo in modo nuovo) e solo in seconda istanza come genitivo soggettivo (ossia la Chiesa evangelizza gli uomini). Non si possono dimenticare, al riguardo, le parole profetiche scritte da Paolo VI quasi quarant’anni fa, nella sua splendida esorta- zione apostolica Evangelii nuntiandi : «Evangelizza- trice, la Chiesa comincia con l’evangelizzare se stessa. Comunità di credenti, comunità di speranza vissuta e partecipata, comunità d’amore fraterno, essa ha bisogno di ascoltare di continuo ciò che deve credere, le ragioni della sua speranza, il comanda- mento nuovo dell’amore. […] Ciò vuol dire, in una pa- rola, che essa ha sempre bisogno d’essere evangeliz- zata, se vuol conservare freschezza, slancio e forza per annunciare il Vangelo» (En 15). La missione evangelizzatrice della Chiesa consiste nel farsi eco della Parola perché ogni uomo possa ascoltarla come rivolta a sé, come Parola salvifica, e lasciarsi illuminare da essa. Nello stesso tempo la chiesa, se vuole veramente essere annunciatrice di questa Parola, deve in primo luogo dedicare tutte le sue energie ad ascoltare la Parola stessa, sapendo che «la fede nasce dall’ascolto» (Rm 10,17), deve es- sere e sentirsi «affidata al Signore e alla Parola della sua grazia» (At 20,32): solo un’ ecclesia audiens (che ascolta) può anche essere un’ ecclesia docens (che in- segna), perché la Parola che la Chiesa annuncia e te- stimonia non è sua ma di Dio. È Dio che parla nell’e- vangelizzatore. Se Dio parla il profeta non può tacere (Is 7,3; Ger 1,4; 18,18; Ez 1,3). Il profeta non parla di Dio, lascia parlare Dio; egli parla dopo aver ricevuto la Parola di Dio.
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