Missioni Consolata - Ottobre 2013
OTTOBRE 2013 MC 19 que è una soluzione cattiva e claudicante. Tuttavia, con l’inse- gnamento tradizionale della Chiesa dichiaro, nonostante i ri- schi di equivoci stridenti e di ipocrisie criminali, la legittimità della guerra giusta , il diritto alla difesa armata, il dovere di proteggere i paesi e le popolazioni vittime di aggressioni vio- lente interne e o esterne. Nonostante questo incoraggio e mi impegno per la pratica e il successo delle azioni nonviolente. Penso alla non-violenza attiva, politica, come ad una trascen- denza dei conflitti. Non è essa sempre un’alternativa pratica- bile di per sé, ma essa è sempre necessaria. Molto più di un correttivo integrativo, prima durante e dopo i conflitti ar- mati, la non-violenza dialoga, testimonia, critica, assiste, apre vie di riconciliazione. Va oltre! 2000 Quando il dottor Bashar el-Assad, figlio del presidente Hafez, prese il potere, si riaccesero le speranze per un cambiamento democratico incruento che potesse riconciliare la società siriana profondamente divisa e sofferente dietro la facciata delle realizzazioni gloriose del re- gime. Anche la visita del Papa nel 2001 aveva la valenza di un segno di speranza, benché l’anno precedente la visita a Geru- salemme era stato l’ultimo momento di calma prima dell’ini- zio della seconda tragica intifada palestinese. La breve Pri- mavera di Damasco fu soffocata da una repressione il più dolce possibile per evitare di perdere quel credito che la so- cietà aveva accordato a Bashar, per non perdere speranza nel futuro. 2003 In quell’anno mi opposi con un digiuno pub- blico all’invasione dell’Iraq da parte delle ar- mate del presidente Bush. D’altronde ero sempre stato forte- mente critico delle crudeli e inutili sanzioni economiche. La crisi irachena fu gestita dalla Siria come occasione di un gioco d’azzardo che mostrava il desiderio di affermarsi come potenza regionale, in combutta con l’Iran. Da tutto il contesto, e da molte prove, era chiaro che lo stato israeliano aveva già fatto la scelta di gestire il regime degli Assad come un male minore, un’ipotesi tattica favorevole. In fondo per Israele la mancanza d’unità dei suoi nemici restava la vera priorità, unita alle necessarie operazioni chirurgiche per evitare l’acquisizione dell’arma nucleare con operazioni puntuali e limitate, in Iraq e poi in Siria e forse presto in Iran. Anche la concorrenza tra musulmani sciiti e sunniti nell’uso della retorica anti israeliana più rozza consentiva a Israele di dichiarare l’intenzione genocidaria degli arabi e dei musul- mani giustificando così il muro, l’espansione delle colonie e le pratiche di discriminazione sistematiche. 2005/’06/’09 Il 2005 è l’anno in cui molti nodi vengono al pettine con l’assassinio del premier libanese Hariri. La Siria deve fare la schiena d’asino per evitare l’intervento occiden- tale ed è costretta a evacuare il Libano. Un’altra occasione d’oro per Bashar el-Assad di esautorare la vecchia guardia e iniziare un cammino di riforme a marce forzate verso la de- mocrazia è persa miseramente e la speranza dei siriani si re- stringe. Certo nel 2006, la guerra tra Israele e Hezbollah fa della coppia Bashar - Nasrallah gli eroi della riscossa arabo- islamica. Molti musulmani sunniti optano per i paladini anti- israeliani. Perfino i Fratelli musulmani sarebbero disposti a riconciliarsi col regime che riuscirà addirittura nell’intento, lungo gli anni successivi, di diventare un partner privilegiato della Turchia neo-islamica, allontanandola dalla vecchia al- leanza militare con Israele. Questa situazione matura ulte- riormente con la guerra di Gaza del 2009. Lungo tutto il decennio la mia azione si è giocata nel provare e riprovare a favorire la riforma democratica cercando di sal- vare ciò che era salvabile della liceità della posizione anti-im- perialista della Siria di fronte alla grossolanità delle attitudini dell’America di Bush e delle destre israeliane al potere. Io in- sistevo sulla necessità di essere morali e coerenti: avanzare nella prosecuzione del lavoro di inchiesta e giudizio sui cri- mini, specie in Libano, nei quali il regime siriano era (è) coin- volto. Si è fatto invece il contrario: si è rinunciato ad andare fino in fondo sul piano giudiziario, mentre si è riammessa la Siria degli Assad nel cerchio della rispettabilità internazio- nale. Così il regime si è convinto che la forza bruta è il vero motore della storia e che la democrazia è una buffonata di facciata. 2010/’11 Dal 2010 la decisione di regime è presa: l’attività di dialogo è vietata, le confe- renze sono impossibili, il turismo ipercontrollato. Alla fine il mio permesso di residenza è ritirato. Resto in Siria senza do- cumenti di residenza e quindi non posso più viaggiare. Ma in- tanto la Primavera araba è iniziata. Si spera ancora che Ba- shar, magari con l’aiuto della bella e sensibile consorte, possa mettersi alla testa di una riforma radicale del suo paese. Nulla da fare, da marzo 2011 è chiaro che la scelta della repressione incondizionata è la scelta strategica. Tutto il resto, quanto a dialogo e riforme cosmetiche, non è altro che prender tempo per evitare l’intervento internazionale e fumo negli occhi del- l’opinione pubblica. La versione ufficiale è pronta: non c’è nes- suna rivoluzione, ma solo l’azione dei terroristi islamisti radi- cali finanziati dal grande complotto internazionale (Israele, Usa, la Francia, vassalli europei, massoni, ebrei, sauditi, Qatar, al Qayda, i Fratelli musulmani, tutti insieme appassionata- mente) per distruggere il paese, la Siria, avanguardia della re- sistenza anti imperialista e anti radicalismo musulmano. Le autorità cristiane, le suore e i frati, sono mobilitati per dare credibilità alla versione di regime e lo fanno con entusiasmo e con l’aiuto attivo di centri di manipolazione mercenaria del- l’informazione come il famoso Réseau Voltaire (il cui corri- spondente italiano è: www.voltairenet.org , ndr ). 2011 Per due volte scrivo ai massimi rappresentanti della Chiesa cattolica, spiegando che la guerra ci- vile è già iniziata sul territorio siriano e che occorre attivare una iniziativa internazionale per uscire dalla contrapposizione Russia versus Nato e Iran versus arabi sunniti e turchi. Fino a oggi la Chiesa non si è pronunciata sul diritto dei siriani (di tutti i siriani, anche gli esiliati lungo i terribili ultimi qua- rant’anni) all’autodeterminazione e a una democrazia diversa da una pagliacciata di regime; e paesi che la Chiesa può inco- raggiare ad agire mostrano una insensibilità impressionante! 2013 Posso assicurare che sono meno isolato tra i cristiani siriani di ciò che si può immaginare. La mia voce però è una delle poche note che si siano levate a dire che noi cristiani non possiamo rimanere col regime tortura- tore e oppressore e neppure possiamo restare neutrali. La storia è a un punto di non ritorno. Noi da che parte stiamo? PaoloDall’Oglio MC ARTICOLI
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