Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2013

80 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2013 Cirillo: Alla inconcludente vita politica di Costantino- poli (non per nulla i ragionamenti arzigogolati si chia- mano «bizantinismi») preferivo la quiete dello studio e le tranquille giornate a corte, dove fui per qualche tempo anche paggio dell’imperatore. Ultimati gli studi alla scuola di Fozio, detto «il Grande», intrapresi la carriera d’insegnante. Uno amministratore, l’altro professore di scuola, in realtà la vostra carriera non si è svi- luppata secondo le linee che tutti si aspetta- vano da voi in famiglia. Cirillo e Metodio: Infatti ambedue, avvertendo dentro di noi la chiamata al sacerdozio, ci mettemmo a di- sposizione per l’attività missionaria. Si può dire che la vostra vocazione sia legata alla vostra città di origine e all’ambiente in cui siete vissuti? Metodio: Certamente. Il fatto di crescere in un am- biente profondamente segnato dalla fede in Cristo in una città come Tessalonica, dove erano presenti di- verse comunità con lingue e culture differenti, ci por- tava a pensare di annunciare il Vangelo a gente che non apparteneva alla cultura greca e che parlava una lingua diversa. Cirillo: In realtà fui battezzato col nome di Costantino e quando mi trasferii, nell’842, a Costantinopoli per perfezionarmi negli studi di teologia e filosofia, nella mia sete di cultura approfondii studi di astronomia, geometria, retorica e musica. Per un certo periodo feci un’esperienza di vita monacale, dove mi cambia- rono il nome, imponendomi quello di Cirillo (che vuol Di fronte a due giganti della missione come voi, uno si sente piccolo piccolo; anzi, di fronte al vostro impegno missionario, qualunque cosa pensiamo di aver fatto sembra vera- mente poca cosa. Cirillo e Metodio: Siamo noi a sentirci imbarazzati, perché sembra che chissà quali grandi opere abbiamo compiuto. In realtà, tutto ciò che abbiamo fatto è opera della Spirito Santo che, attraverso di noi e dei nostri discepoli, ha operato meraviglie in quei popoli che vivevano alla periferia dell’impero bizantino. Voi siete di origine e cultura greca, parlateci un po’ della vostra famiglia. Cirillo e Metodio: Siamo nati e cresciuti a Tessalonica (l’attuale Salonicco) in una famiglia della nobiltà bi- zantina. Nostro padre era comandante di una squadra navale della flotta dell’impero bizantino. Nella nostra numerosa famiglia (eravamo 11 tra fratelli e sorelle) si è sempre vissuto un forte anelito culturale, unito alla solida spiritualità che i nostri genitori ci hanno trasmesso. Come tutti i fratelli, immagino che i vostri ca- ratteri non fossero proprio uguali, o sbaglio? Metodio: Io presi il carattere di mio padre e anche le sue doti. Come figlio di un ammiraglio dell’impero bi- zantino, anch’io ero piuttosto avveduto nelle scelte che si dovevano fare e avevo una ferrea volontà nel portare avanti i compiti che mi venivano assegnati. Per queste mie caratteristiche mi venne affidato per un periodo di tempo il governo di una colonia slava in Macedonia. 4 chiacchiere con... 14. CIRILLO E METODIO APOSTOLI DEGLI SLAVI Cirillo e Metodio, fratelli greci, nativi di Tessalonica, fin dall’inizio della loro vocazione, entra- rono in stretti rapporti culturali e spirituali con la Chiesa di Costantinopoli. Entrambi scelsero la vita religiosa al servizio della missione. Su richiesta del principe di Moravia, Roscislaw, al- l’Imperatore e al Patriarca di Costantinopoli, furono inviati a evangelizzare i popoli slavi che abitavano la penisola balcanica e le terre percorse dal Danubio. Per rispondere al loro impegno missionario tra gli slavi inventarono un nuovo alfabeto e tradussero nella lingua locale brani del Vangelo e libri a scopo liturgico e catechetico, gettando così le basi di tutta la letteratura nelle lingue di quei popoli. Giovanni Paolo II, nel 1980, con la lettera apostolica Egregiae virtutis , li ha proclamati compatroni d’Europa associandoli così a san Benedetto da Norcia, per la loro gigan- tesca opera culturale ed evangelizzatrice, svolta in condizioni molto difficili in un secolo piutto- sto oscuro. Essi sono considerati patroni di tutti i popoli slavi. a cura di Mario Bandera

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