Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2013
La lavoratrice madre in Italia P aragonata a quella di altri paesi europei, la legislazione italiana in materia di madri lavo- ratrici è molto avanzata (legge n. 1204 del 30/12/71 e legge n. 53 del 08/03/2000). Il congedo obbliga- torio per maternità dura 5 mesi, 2 prima del parto e 3 dopo, a sa- lario pieno per le madri che lavo- rano nel settore pubblico e all’80% per le lavoratrici del set- tore privato. Esiste poi il diritto per entrambi i genitori di usu- fruire di 6 mesi di astensione fa- coltativa a paga ridotta per un cumulo non superiore a 10 mesi; tale diritto si estende fino al compimento dell’ottavo anno di età del figlio. Inoltre fino al com- pimento del terzo anno, sia la madre che il padre godono di permessi retribuiti al 100% in caso di malattia del figlio. Du- rante il primo anno di vita del bambino, le madri e, con la nuova normativa, anche i padri, pos- sono ridurre la loro giornata la- vorativa di due ore, mantenendo la paga piena. 78 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2013 alla conformazione e alle dimen- sioni normali, più rapida; ridu- zione delle perdite ematiche e corretto bilanciamento del ferro; prolungamento del periodo di in- fertilità dopo il parto; recupero del peso-forma dopo la gravidanza; riduzione del rischio di cancro alla mammella prima della meno- pausa e di cancro all’ovaio; ridu- zione del rischio di osteoporosi. Inoltre il latte artificiale può es- sere contaminato anche prima di aprire la confezione, è costoso e non è mai a «chilometri zero». Esattamente il contrario del latte materno. Un altro aspetto impor- tantissimo dell’allattamento al seno è la sua capacità di favorire al meglio il rapporto madre-figlio e di rispondere alle esigenze af- fettive del bambino. È quindi evi- dente quanto sia importante pro- muovere l’allattamento al seno e quanto sia importante l’istituzione delle «banche del latte», presso gli ospedali, in modo che possano essere nutriti con latte umano an- che quei bambini le cui madri non possono allattare. In natura pe- raltro la percentuale di donne che, dopo il parto, non producono per nulla latte è bassissima e si attesta intorno all’1%, per lo più per insufficienza delle ghiandole mammarie o per problemi tiroidei non curati. È altrettanto evidente che il consumo di latte artificiale dovrebbe essere molto inferiore a livello mondiale rispetto a quello effettivo e che il numero delle mamme che effettuano con suc- cesso l’allattamento al seno - al- meno per il periodo minimo indi- cato dall’Oms (6 mesi) - dovrebbe essere molto più elevato. In Italia, secondo un’indagine Istat del 2004-2005 le donne che ave- vano allattato i figli al seno nei cinque anni precedenti la pubbli- cazione dell’indagine erano state l‘81,1% delle neomamme. La du- rata media del periodo di allatta- mento era salita da 6,2 mesi nel 1999-2000 a 7,3 mesi al momento della pubblicazione. Il 64,5% delle donne aveva, per un certo pe- riodo, allattato al seno in modo esclusivo o predominante. L’Italia insulare è quella con il minore numero di donne che allattano (74,2%) e quella in cui lo fanno per minore tempo (solo il 26,6% aveva allattato per più di 6 mesi). Nel Nord Est si rilevano le quote più elevate di mamme che allattano (86,1%) e che lo fanno per 7 mesi o più (36,8%). Tra i maggiori osta- coli all’allattamento al seno c’è un’eccessiva medicalizzazione del parto e dei primi giorni dopo la nascita del piccolo, che non sem- pre viene attaccato al seno subito dopo la nascita. Inoltre c’è l’au- mento numerico dei parti cesarei. Risultano invece essere di grande aiuto per un buon esito dell’allat- tamento al seno i corsi di prepa- razione al parto, così come anche i pediatri. Per promuovere l’allat- tamento al seno, nel 1992 è stato lanciato a livello internazionale dall’Oms e dall’Unicef il progetto Baby friendly hospital iniziative , recepito da alcune regioni ita- liane, per attuare l’osservanza del Codice nei reparti ospedalieri. A ncora prima della stesura del Codice sulla commer- cializzazione dei sostituti del latte materno era già attiva l’Ibfan ( International Baby Food Action Network ), cioè la «Rete internazionale di azione per l’alimentazione infantile», per il controllo delle attività di mer- cato delle principali compagnie produttrici di sostituti del latte materno (di biberon, tettarelle, ecc.). Dal 1981 tale rete si è impe- gnata in un attento controllo delle violazioni del Codice, anche gra- zie alle segnalazioni dei singoli cittadini, pubblicando periodica- mente rapporti dal titolo «Il Co- dice violato», la cui stesura è possibile grazie all’attività di Ibfan Italia (www.ibfanitalia.org ), un’as- sociazione di volontariato costi- tuita ufficialmente nel 2005, ma già operante in modo informale dalla metà degli anni ’90. Le stra- tegie di mercato messe in atto dai produttori, che a parole rispet- tano il Codice, ma lo violano con- tinuamente, sono molteplici. Alle compagnie produttrici è proibito contattare direttamente le neo- mamme in ospedale (anche se in passato, soprattutto nei paesi più poveri, è capitato che qualche loro operatore si sia intrufolato in ospedale, travestito da infer- miere, per avvicinare più facil- mente le mamme). Esse aggirano l’ostacolo donando ad ogni puer- pera una valigetta contenente campioni di tisane (ma non di latte in polvere, poiché questa Madre Terra Costoso come l’oro N el 2012, complici il caro-vita e la crisi economica, in Italia sono diminuite le vendite di latte in formula, che tra l’altro da noi risulta essere più caro rispetto agli altri paesi europei, compor- tando una spesa annua familiare di 1.530-3.340 euro tra latte e pappe. In valori assoluti, il giro d’affari del latte artificiale ha regi- strato una riduzione pari a 23,7 milioni di euro rispetto al 2011. Va detto che il calo del fatturato po- trebbe essere legato non solo a un desiderio di risparmio da parte delle famiglie italiane (con even- tuale maggiore ricorso all’allatta- mento al seno), ma anche a una riduzione del numero delle na- scite.
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=