Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2013
6 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2013 Sono fra Silvestro, un francescano che ha vissu- to 12 anni in Est Africa, U- ganda e Tanzania, e sono stato anche in Kenya e a Gibuti. Scrivo per ringra- ziare Chiara Giovetti del- l’articolo «Carità? Per ca- rità» ( MC, giugno 2013 ). Preciso subito che non ho ancora letto il libro L’in- dustria della carità. Ho letto invece La carità che uccide di Dambisa Moyo. L’ho letto appena uscito e mi ha colpito per come l’ho sentito vicino al mio modo di vedere certi me- todi di aiutare la «nostra amata» Africa. Cito un e- sempio per tutti tra quelli che la signora Moyo fa per spiegare come alcuni interventi portano l’Africa a essere più povera. Rac- conta di certe persone di buona volontà che un giorno regalarono centi- naia e centinaia di zanza- riere. Quando arrivarono fu festa e la gente era contenta perché effettiva- mente i casi di malaria di- minuivano, ma col passa- re degli anni le reti si rompevano e lasciavano passare le zanzare mala- riche. Quelle zanzariere erano finite, ma non c’era nessuno per ripararle o farne di nuove perché i piccoli artigiani che le fabbricavano localmente avevano dovuto chiudere per fallimento: nessuno aveva avuto più bisogno delle loro zanzariere. E così è ritornata la malaria ancora più forte. Una mia ulteriore rifles- sione riguarda anche la bontà con cui tanti mis- sionari e (non) hanno co- struito pozzi d’acqua. Ba- nalizzando, ma purtroppo la faccenda è serissima, mi vien da dire che in al- cune zone sono più i pozzi che i villaggi, ma guarda caso tanti di questi non funzionano più. Attorno al CHÁVEZ «PROFETA E MARTIRE»? Su Missioni Consolata del giugno 2013 a pag. 20 un sacerdote di Caracas de- finisce Hugo Chávez «Profeta e martire». Da tempo non mi meraviglio più di nulla, ma di fronte a questa affermazione si resta senza fiato. Il nostro dittatore italiano, non pa- ragonabile ai suoi due colleghi degli anni ’30, e- ra stato definito più mo- destamente «L’uomo del- la Provvidenza». Da Libe- ro del 13 marzo scorso (che ovviamente non è Vangelo) apprendo che l’ex deputato di opposizio- ne Wilmer Azuaje, attri- buisce alla famiglia Chá- vez le proprietà di 45.000 ettari di terreno (30 anni fa possedevano solo tre ettari). Il quotidiano spagnolo Abc (anche quello non è Vangelo) stima in due mi- liardi di dollari il valore totale della fortuna accu- mulata dal Caudillo , di cui, oltre ai terreni citati, in conti all’estero almeno 200 milioni di dollari; il conto in banca della ma- dre del presidente sareb- be di 163 milioni. La fami- glia Chávez possiede inol- tre 10 Suv Hummer , 17 ville e altro ancora. Non è una novità, è sempre sta- to così; anche personaggi storici ben più importanti di Hugo Chávez tipo Na- poleone Bonaparte, han- no privilegiato il proprio interesse privato. Duran- te il saccheggio francese del nostro paese, Napo- leone inondava il Tesoro di Parigi di enormi som- me, merci e opere d’arte, non prima di aver tratte- nuto un «buon pizzo» per sé e la sua numerosa fa- miglia. Vi allego un piccolo arti- colo di Panorama (del 5/6/2013, pag. 36), dove si informa che nel Venezue- la del dopo Chávez, man- ca la carta igienica e il vi- no per le messe, grazie alla politica economica del defunto presidente. Noterete il sarcasmo di un titolo: Habemus papel . Concludo: penso che, co- me tutti i caudillos della storia, il presidente Chá- vez si sia arricchito alla grande, e che abbia gesti- to l’economia del suo paese peggio dei nostri governi italiani; qui, al- meno per ora, si trova an- cora la carta igienica… Ricchini Gianpietro 12/06/2013, lettera da Brescia Grazie di quanto ci scrive. È vero che l’articolo da noi pubblicato è troppo e- logiativo e poco critico nei confronti di Hugo Chávez. Personalmente avrei desiderato un’ana- lisi che fosse attenta an- che ai limiti e alle con- traddizioni di quell’espe- rienza. Certo, quella di Chávez è una figura che ha suscitato grandi pas- sioni e opinioni molto contrastanti. Perché ho pubblicato quell’articolo? Per ri- spetto al mio giornalista che ama quel paese e i suoi sogni (che invece per altri sono incubi). Perché Chávez ha avuto anche intuizioni giuste e il co- raggio di tentare di e- manciparsi da un vicino invadente (che - ricordo - ha finanziato abbondan- temente la diffusione in America Latina delle set- te evangeliche in funzio- ne anticattolica per di- fendere i suoi interessi e- conomici). Perché ha tolto i proventi del petro- lio dal controllo dell’oli- garchia e delle multina- zionali per condividerli col suo popolo (lo bollano come populista per que- sto). Certo non è stato immune da corruzione e clientelismo, da arrogan- za e da atteggiamenti messianici e di auto-in- censazione; e forse ha anche premiato più l’adu- lazione che il merito: a- spetti questi che lasciano molte perplessità. Torne- remo ancora sul Vene- zuela, una nazione che a- miamo e dove siamo pre- senti come missionari della Consolata. Il tempo ci darà la possibilità di a- nalisi più oggettive e ra- gionate. CARITÀ? PER CARITÀ! DAI LETTORI Cari mission@ri
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