Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2013

OSSIER far schizzare a cifre impensabili il suoprezzo. Natural- mente ne conseguirebbe un contraccolpo economico spaventoso che l’Occidente - già oggi alle prese con una pesantissima crisi - non sarebbe in grado di assor- bire. Obama è il paziente stratega che nel corso di anni ha preparato l’azione finale contro l’Iran 1 ». Quali sono i legami tra la guerra civile in Siria e le minacce all’Iran? «Come ho spiegato prima non credo che i venti di guerra contro l’Iran si siano placati ed anzi, in Siria, gli Usa hanno scelto probabilmente di combattere una guerra per procura anche contro l’Iran. Loro stanno agendo per conto di Israele, che in pratica considera nemica la Siria solo per il fatto che Damasco rivendica la proprietà delle alture del Golan, zone effettivamente siriane occupate da Israele con la “Guerra dei Sei giorni” (1967). Come ha fatto notare alle Nazioni Unite il ministro de- gli Esteri russo Sergei Lavrov, l’accanimento contro la Siria è dovuto all’alleanza di Damasco con l’Iran. È no- torio che nei primi mesi del conflitto in Siria, ad Assad era giunta una proposta da parte dell’Occidente: l’al- leanza con il suo governo in cambio dell’interruzione delle relazioni con l’Iran. Il motivo è semplice. L’alleanza non solo politica ma anche militare dell’Iran con la Siria, l’Iraq e il Libano, rende di fatto impensabile per l’Occidente un’azione ai danni di Teheran. Perché - con la collaborazione di questi alleati - l’Iran potrebbe colpire tranquillamente e dolorosamente sia Israele che le basi Usa e Nato nel Mediterraneo e nel Golfo Persico». Dunque, secondo lei, la guerra in Siria è soltanto un tassello di una partita contro l’Iran che vede in campo numerosi attori. È così? «Arabia Saudita e Qatar hanno voluto creare una “pri- mavera” fasulla in Siria per evitare che si sviluppasse la primavera autentica che si stava creando e che c’è ancora nei loro territori. L’est dell’Arabia Saudita, la regione di Qatif, ed il Bahrain sono da oltre due anni teatro di moti popolari anti-monarchici e l’Arabia Sau- dita ha cercato di soffocarli nel sangue. In più ha sguinzagliato estremisti religiosi, criminali co- muni, e terroristi provenienti da diverse nazioni arabe in Siria, nella speranza che questa fasulla “primavera” potesse allontanare l’attenzione mondiale e le forze che contano nella regione dai suoi territori. Poi c’è la Turchia che si è lasciata ingannare dalle promesse di “potere” fattele dagli Usa. Il ministro degli Esteri turco Davutoglu è un teorico del pen- siero neo-ottomano 2 , che crede nella possibilità di ridare vita al- l’Impero Ottomano di un tempo. Per questo si notano, nell’ultimo periodo, le politiche aggressive di Ankara non solo nei confronti della Siria, ma anche dell’Iraq. In più non bisogna ignorare gli sforzi della Turchia, negli ultimi anni, di proporsi come un mo- dello per tutte le nazioni del Nordafrica e di improvvisarsi come un sostenitore sincero per- sino per la Palestina. In questo senso anche il Qatar ha cercato di avvicinarsi ai palestinesi. Purtroppo Davutoglu ha letto la storia a metà e non si ricorda che uno dei motivi che portò l’Impero Otto- mano alla rovina furono le sue guerre contro l’Impero Persiano. Oggi, stiamo assistendo ai famosi corsi e ri- corsi storici teorizzati da Giambattista Vico. Nella re- gione mediorientale ci sono due potenze emergenti, Iran e Turchia, ed il bene di entrambe sarebbe coope- rare. Già una volta, in passato, questi due centri di ci- viltà caddero in rovina, dato che attori stranieri riusci- rono a creare divergenze tra di loro. L’Iran comprende benissimo questa situazione e lo ha dichiarato più volte. Ahmadinejad disse chiaramente che “certi paesi saranno importanti per l’Occidente fino a quando ci sarà un governo indipendente a Damasco. Se questo governo crollerà, altri paesi della regione non var- ranno più nemmeno un fazzolettino di carta e toc- cherà a loro essere attaccati”. La Turchia non si accorge che dopo Siria e Iraq, am- messo che in questi due paesi crollino gli attuali go- verni indipendenti, l’obiettivo sarà proprio Ankara. In generale si può dire che l’azione contro la Siria è l’ini- zio di tutta una serie di azioni successive. Probabil- mente contro l’Iraq, contro la Turchia stessa, e - per- ché no? - anche contro l’Arabia Saudita. Dopo aver disegnato una nuova cartina della regione, gli americani cercheranno probabilmente di sferrare il colpo finale anche contro Teheran. Per loro l’Iran è importante per due motivi basilari. In primis, esso è il punto, probabilmente l’ultimo autentico, di forza del mondo islamico: senza l’Iran sarebbe credibile la previsione di Samuel Huntington 3 che dava per condannata alla scomparsa la civiltà isla- mica. In secondo luogo, è l’ultima tappa che precede il grande duello, teorizzato da Huntington e altri, tra civiltà occidentale e civiltà confuciana, cioè tra Usa e Cina». © Maria Pia Moiola

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