Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2013

zamento per le culture dei popoli nativi. C’è infatti bisogno di pro- muovere maggiore coscienza nelle strutture della chiesa, nella popolazione in generale e tra gli indios stessi per creare migliori relazioni tra tutti gli ele- menti della società. Padre Giuseppe esercita il suo ministero parrocchiale ben con- sapevole della cultura indigena. Presente nel territorio wichí solo dal marzo 2012, nonostante i suoi 65 anni, egli ha cominciato a studiare la lingua indigena, un’i- dioma non facile da apprendere. Per il suo ministero egli usa una bibbia tradotta in wichí da mis- sionari protestanti. A difesa della cultura wichí è schierato anche il Centro Te- peyac , fondato dalla diocesi nel 1993 e amministrato da un gruppo di donne. Oltre a provve- dere alle famiglie servizi sociali di base in ambito di sanità e nu- trizione, il Centro è molto impe- gnato in campo culturale, svilup- pando strumenti didattici per l’insegnamento della lingua wi- I Wichí sono colpiti da molte ma- lattie evitabili, soprattutto tuber- colosi, lebbra, la febbre dengue e il morbo di Chaga. La malnu- trizione è uno dei maggiori osta- coli al loro benessere: nel 2011 nell’ospedale locale sono morti per malnutrizione 19 bambini. Alcolismo e tossicodipendenza sono le altre malattie sociali che colpiscono i Wichí. Intanto, nel loro territorio avan- zano le piantagioni di soia e i progetti di sviluppo di olio e gas gestiti dai bianchi, a scapito dei Wichí che vengono cacciati dalle loro terre. Poiché non hanno ti- toli di proprietà, i loro reclami vengono disattesi. Le autorità della provincia di Salta sareb- bero obbligate a riconoscere le loro rivendicazioni territoriali, secondo l’emendamento costitu- zionale del 1994, ma sotto la pressione dei proprietari terrieri bianchi e delle multinazionali ar- gentine e straniere, esse conti- nuano a distribuire terra a coloni che vengono da fuori, a permet- tere la deforestazione e ad ap- provare progetti di sviluppo da cui i Wichí non hanno alcun be- neficio. Non solo essi vengono derubati della terra, ma sono anche impotenti di fronte al de- terioramento dell’ambiente cau- sato dallo sviluppo sfrenato. I contadini poveri e gli indigeni sono cacciati via dalle loro terre. In risposta allo sfruttamento de- gli indigeni e dei piccoli conta- dini, nel 2004 fu creata l’organiz- zazione indigena Mesa de tierra, di cui fanno parte varie Ong e an- che padre Auletta. Lo scopo principale è promuovere incontri per trovare soluzioni ai problemi. Ma nonostante le buone inten- zioni contenute nella Costitu- zione e gli impegni del governo, gli indigeni si trovano di fronte a molti ostacoli nella lotta per di- fendere i loro diritti. I membri della Mesa de tierra interven- gono quando possono ma spesso senza successo. La minaccia più immediata per i Wichí è l’assimilazione della loro cultura a quella della maggio- ranza della popolazione argen- tina. Per resistere a ciò ogni anno associazioni e chiese locali organizzano la «Settimana del popolo indigeno» per creare au- tocoscienza e mostrare apprez- chí. Alcune attività sociali sono organizzate in collaborazione con la chiesa anglicana, che è molto presente tra gli indios. Il Centro espone e vende molti og- getti di artigianato fatti dagli ar- tisti locali, inclusi braccialetti, cesti e sculture. Integrare i valori del Vangelo con il rispetto della cultura wichí e assicurare relazioni armoniose tra i Wichí e la popolazione lo- cale è una delle sfide della chiesa cattolica; è anche una sfida che padre Auletta e i con- fratelli sono determinati ad af- frontare. Jean-François Dubois Testo dalla rivista Consolata Missio- naries (Canada) n. 125, marzo-aprile 2013, tradotto e adattato da Bene- detto Bellesi. Su padre Auletta vedi anche L. Lo- russo, Terra contesa , MC marzo 2012, e P. Moiola, Tutta un’altra storia, MC settembre 2007. MC ARTICOLI

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