Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2013
di Gigi Anataloni EDITORIALE AGOSTO-SETTEMBRE 2013 MC 3 Ai lettori GLOBALIZZAZIONE DELL’ I CARE A bbiamo appena dato l’addio al nostro fratello padre Benedetto Bellesi, un missionario ge- neroso che ha dedicato ben 27 anni della sua vita a questa rivista. Giornalista e fotorepor- ter, ha girato in lungo e in largo tutte le missioni della Consolata per offrire ai lettori di MC una documentazione di prima mano, onesta e verificata, sul vissuto della missione. For- mato come insegnante di lettere, con un buon dono per le lingue - maneggiava oltre che un per- fetto italiano e un buon latino e greco, anche un inglese fluente con francese, portoghese, spa- gnolo e zulu - e una grande passione per la Bibbia, padre Benedetto ha sempre curato i suoi arti- coli nel dettaglio per rispetto all’intelligenza e al cuore dei lettori. Non credo si sia mai identificato con le parole di Elbert Hubbard: «Il lavoro del giornalista consiste soprattutto nel separare il gra- no dalla pula. E, naturalmente, nel provvedere che la pula sia stampata». No, lui raccontava del grano, anche a costo di non essere alla moda. Perché era prima di tutto un missionario, servitore della verità. Servire la verità era per lui servire il Signore nascosto negli ultimi, nei poveri, nei di- seredati della terra. Penso a questo mentre cerco di rendermi conto di cosa significherà fare la rivista senza di lui. Una rivista che non vuole giocare sul pietismo, che non cerca di manovrare le emozioni, che desi- dera evitare i luoghi comuni e ama e rispetta le persone e i popoli di cui scrive, come ama e ri- spetta i suoi lettori. Padre Benedetto ha dedicato il meglio di sé per un sogno di fraternità, di pace e di giustizia, raccontando in maniera pacata e documentata di persone e fatti che non fanno brec- cia in un mondo di comunicazione rapida, che brucia le notizie, che rende la realtà finzione e la finzione stile di vita, che rende spettacolo le tragedie ed eventi mondiali le vanità e le cose fatue, fino all’intontimento delle coscienze e all’indifferenza totale per tutto quello che non tocca il «mio» benessere immediato. A proposito di indifferenza, ho sotto gli occhi il testo dell’omelia di papa Francesco a Lampedusa (8 luglio 2013). «Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io. Ma Dio chiede a ciascuno di noi: “Dov’è il sangue del tuo fratello che grida fino a me?”. Oggi nessuno nel mondo si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsa- bilità fraterna; siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parlava Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ci- glio della strada, forse pensiamo “poverino”, e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci tranquillizziamo, ci sentiamo a posto. La cultura del benessere, che ci por- ta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indiffe- renza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globa- lizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro! Ritorna la figura dell’Innominato di Manzoni. La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti “innominati”, responsabili senza nome e senza volto». «Voce contro la globalizzazione dell’indifferenza»: oso applicare questa espressione alla nostra rivista e alle altre riviste missionarie - con cui stiamo condividendo tempi difficili -. Siamo una pic- cola realtà, non abbiamo la forza dei grandi network , ma per quanto riguarda l’amore alla verità e la passione per i «senzavoce», non siamo secondi a nessuno. Neppure per quel che riguarda il ri- spetto dei nostri lettori e del loro impegno per un mondo più giusto, fraterno, bello e gioioso. Pa- dre Benedetto ha speso gran parte della sua vita in favore della «globalizzazione dell’ I care» , quel «m’interessa, mi sento responsabile e me ne occupo» che è l’unica forza che può cambiare il mondo. Buona estate.
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