Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2013
LE TIGRI TAMIL E LA GUERRA CIVILE Il 23 luglio 1983, con l’uccisione di 13 soldati singalesi (cui seguì un pogrom anti-tamil che costò la vita a 600 persone e una prima ondata di sfollati), segna la data d’inizio del conflitto srilakese. Da allora, per 26 anni, il paese ha co- nosciuto battaglie campali, guer- riglia senza quartiere, gravi abusi dei diritti umani e distruzione delle infrastrutture economiche, provocando 80-100mila morti e enormi danni alle proprietà pub- bliche e private. Oltre un milione di persone hanno abbandonato le loro case negli anni del conflitto e in parte non sono mai rientrati; mezzo milione ha dato origine a folte comunità di profughi all’e- stero. La discriminazione è la ra- gione per cui Vellupillai Prabhakaran, fondatore nel 1972 delle Nuove Tigri Tamil, milizia che nel 1976 avrebbe preso il nome di Tigri per la liberazione della patria tamil ( Liberation Ti- gers of Tamil Eelam , Ltte) decise di portare all’estremo limite le velleità di indipendenza della sua gente. Il mito dell’ Eelam - una patria tamil nel Nord e nell’Est dell’isola - diventa negli anni Ot- tanta l’obiettivo dichiarato delle Tigri, che utilizzano metodi di guerriglia raffinati e devastanti, come gli attacchi suicidi su obiet- tivi militari e civili, e portano a termine azioni di ampio risalto in- ternazionale, come l’attentato che nel 1991 costò la vita al primo ministro indiano Rajiv Gandhi (re- sponsabile dell’invio di un corpo si spedizione militare con intenti pacificatori tra il 1987 e il 1990) e quello che nel 1993 uccise il pre- sidente srilankese Premadasa. La «sporca guerra», successiva al 1983, racconta una storia di in- teressi in conflitto che hanno ali- mentato odio e sospetto tra le co- munità. Racconta anche il so- stanziale fallimento della media- zione internazionale per lungo tempo affidata - con alterne for- tune – a negoziatori scandinavi. Con una società civile a sua volta vittima del conflitto (repressa du- ramente da parte governativa, di fatto cancellata nelle regioni ta- mil, se si esclude la presenza della Chiesa), ci sarebbero voluti anni prima che in settori sempre più ampi della popolazione si af- fermasse una nuova volontà di dialogo. Tuttavia... «La fine della guerra ha indubbiamente miglio- rato la vita delle persone, che non devono più temere attentati o per la loro vita come in passato. Ma il paese deve ancora fare i conti con il dolore collettivo che accompa- gna ogni conflitto civile», dicono alla «Commissione per la ricon- ciliazione e le lezioni apprese» ( Lessons Learnt and Reconcilia- tion Commission , Llrc), di inizia- tiva presidenziale, in un docu- mento che lo scorso 19 maggio 12 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2013 SRI LANKA chiedeva che non vi fosse solo una giornata dedicato alla vittoria sui Tamil, ma anche una ricor- renza in cui ricordare tutte e vit- time del conflitto. Anche il «Consiglio nazionale per la pace», che coordina diversi gruppi dedicati al dialogo e alla riconciliazione, segnala come le celebrazioni della vittoria siano state boicottate fino dall’inizio dalla leadership politica tamil e viste come un ulteriore segnale di insensibilità del governo verso la sua popolazione multietnica. «La nazione intera - sostiene il Consi- glio - deve comprendere meglio la prospettiva tamil, le loro per- dite materiali e i loro lutti. Capire che non hanno avuto alcun bene- ficio dalla vittoria militare». Alla classe politica srilankese l’orga- nizzazione chiede che, a 4 anni dalla fine del conflitto, il paese trovi finalmente una propria via alla riconciliazione attraverso un percorso di negoziato politico e di impegno sincero per guarire le ferite del conflitto. «Crediamo - afferma Jehan Perera, tra i re- sponsabili del gruppo - che, se le raccomandazioni del Llrc fossero state ascoltate, il governo avrebbe già dovuto cambiare po- sizione. I suoi leader avrebbero dovuto smetterla di impegnarsi ancor più nel trionfalismo etnico e invece concentrarsi sulla com- memorazione delle vittime di un conflitto insensato». # A sinistra : manifesto raffigurante lo stato (Eelam) delle «Tigri tamil». Qui a destra : il discusso presidente dell’isola, Mahinda Rajapaksa. A destra : una processione di fedeli cattolici; nel paese sono circa un milione e duecentomila. © Alexander Nikiforov
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