Missioni Consolata - Luglio 2013
timolo e com- letamento ella giustizia». Ecco perché gli lementi fon- anti della mi- rorealizza- ione (termine ostituito pro- ressivamente dalla più «tec- ica» defini- one di «micropro- getto») sono la relazione solidale diretta fra due comunità – una, nel Sud del mondo, che chiama, e una, nel Nord, che risponde – e l’educazione alla mondialità, che fornisce quelle informazioni e conoscenze grazie alle quali si supera l’elemento puramente emotivo e si percepisce la solida- rietà come impegno nei confronti di altri inquilini della «casa co- mune»: il mondo. Tutti siamo re- sponsabili di tutti, scrive Gio- vanni Paolo II nell’enciclica Solli- citudo rei socialis del 1987, come a voler sintetizzare proprio que- sta idea. Il povero, dunque, non è più qual- cuno che passivamente riceve aiuto e assistenza, ma una per- sona che realizza la sua dignità in una comunità capace di indivi- duare i propri problemi, proporre soluzioni e mettersi in contatto con un’altra comunità in grado di mobilitare le risorse necessarie per attuare quelle soluzioni, in una collaborazione il cui obiettivo è quello di liberare dal bisogno, di riparare la barca comunitaria spicui investimenti ma anche da piccole opere che incidano sul quotidiano e, infine, che nelle co- munità donatrici, così come in quelle riceventi, occorre un im- pegno politico nutrito dalla cono- scenza dettagliata delle realtà disagiate per intervenire davvero sulle cause strutturali e non solo sui sintomi della povertà. La rete che rende possibile la comunica- zione fra le comunità è costituita da Caritas italiana, Caritas dioce- sane e parrocchiali, che fanno da ponte fra i gruppi umani coinvolti nel Nord e nel Sud del mondo e favoriscono uno scambio in en- trambe le direzioni. La microrealizzazione, recita il sussidio «Micro azioni per macro valori» della Caritas ( EDB, 2011 ), si configura come «la messa in opera, in loco, di un’iniziativa in- tesa a risolvere con rapidità al- cuni bisogni contingenti di una piccola comunità» e «destinata a sviluppare sul piano umano e so- ciale il livello di vita delle per- sone, delle comunità e quindi di tutto il territorio». Dal punto di vista di chi dona, non si tratta di semplice «slancio emotivo e con- tingente», ma di «crescita nella comprensione della carità che […] è sempre necessaria come e non solo di tamponare tempo- raneamente una falla. Questa spinta dal basso è concepita come elemento fondamentale anche nel determinare le scelte dall’alto: la consapevolezza dei meccanismi alla base della po- vertà, da un lato, e la partecipa- zione attiva all’individuazione delle soluzioni, dall’altro, hanno il potenziale di indurre anche una serie di comportamenti diversi quanto a stili di vita e scelte poli- tiche dei cittadini e elettori, nel Nord come nel Sud del mondo. Nel microprogetto, insomma, carità e giustizia trovano la loro sintesi, sintesi che in tempi più recenti ha cominciato a concre- tizzarsi anche attraverso la mi- crofinanza, in particolare il mi- crocredito: questo tipo di inter- vento è forse quello che più di tutti valorizza il beneficiario come persona titolare di diritti e in grado di assumersi responsa- bilità di fronte alla propria comu- nità, che si impegna a garantire per il singolo coprendo collettiva- mente i costi di un mancato rim- borso del credito. Non solo. La microfinanza porta con sé una critica all’attuale economia disu- manizzata e incurante dei diritti della persona: la garanzia, in- fatti, non è data da un bene che il beneficiario mette a copertura del credito ricevuto (ad esempio attraverso un’ipoteca sulla casa), ma viene dal rapporto di fiducia fra il beneficiario e la comunità e fra questa e la comunità dona- trice. L’obiettivo della microfi- LUGLIO 2013 MC 73 # A sinistra: rifornimenti di foraggio durante il grande Zud del 2010 in Mongolia. Qui sopra: distribuzione delle ca- prette a Monte Santo in Brasile. © Af.MC
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