Missioni Consolata - Luglio 2013

sero che in quel giorno il Van- gelo li invitava ad amare il pros- simo come noi stessi... e io ero il loro prossimo». Il programma di recupero, in- fatti, è basato sul lavoro come fonte di auto sostentamento e sulla vita comunitaria come strumento di crescita interiore alla luce della Parola di Dio. Ben presto Richardson cominciò a sperimentare una gioia in- tensa; il lavoro nella fattoria lo liberava gradualmente e gli fa- ceva sentire l’amore di Dio in una forma concreta e serena. Termi- nato l’anno di recupero tornò a casa, finché decise di ritornare nella Fazenda di Maranhão come coordinatore, felice di con- dividere con altri ciò che aveva imparato, oltre all’esperienza personale dell’amore di Dio. «Ho imparato pure a perdonare - continua Richardson -, a quei giovani che arrivavano nella Fa- zenda con atteggiamenti molto aggressivi. Sono riuscito a per- donare anche mio papà e perfino a chiedergli perdono. Il perdono mi ha liberato e trasformato ve- ramente». Tale esperienza sconvolse com- pletamente i piani del giovane Richardson: pensava di conti- nuare gli studi, ma l’invito a con- tinuare come volontario coordi- natore nella Fazenda lo convinse a restare dove era veramente fe- lice. Dopo un anno e sei mesi, i responsabili gli proposero di an- dare nelle Filippine. Sposato nel frattempo con Marineya, anche lei coordinatrice delle ragazze, ora Richardson è uno degli am- retta al consiglio dello zio, ma poi decise di tentare l’esperi- mento. «Entrato nella Fazenda - conti- nuava Richardson -, fui stupito nel vedere che non c’erano me- dici, cliniche o terapie scientifi- che, ma soltanto dei coordinatori missionari che mi trattavano bene. I primi giorni furono terri- bili: crisi di astinenza, allucina- zioni, non riuscivo a dormire... Mi era difficile pregare e non capivo perché dovessi ogni giorno an- dare alla messa; per la prima volta, a 25 anni, mi trovavo a re- citare il rosario e meditare sul Vangelo. Una volta, mentre ero in crisi profonda, due coordina- tori trascorsero la notte accanto a me: quando domandai loro come erano riusciti a sopportare i miei comportamenti, mi rispo- ministratori della Fazenda di Masbate, incaricato della produ- zione di riso e responsabile di un gruppo di giovani in recupero. «Nella Fazenda produciamo an- che latte, pane e vegetali, che poi vendiamo per il nostro soste- nimento economico. Non è certo facile vivere in una cultura di- versa, ma sono contento, fino a sentirmi padre di questi giovani, anche perché Marineya e io non abbiamo figli. Questi sono i no- stri figli. Infatti, non basta aiu- tare questi giovani a riabilitarsi: dobbiamo amarli, aiutandoli a ri- nascere con la nostra amicizia e condivisione di vita. E dobbiamo darli a Dio, con atti concreti di amore e di vita nuova». Alla fine del mio breve soggiorno nelle Filippine, non posso dire di conoscere bene questo paese. Padre David mi ha parlato anche dei problemi degli indigeni che lasciano le loro isole per aumen- tare la popolazione degli slum di Manila. Tuttavia ho lasciato il paese portando con me tante in- dimenticabili e gioiose realtà, soprattutto la simpatia, ospita- lità, generosità, fervore religioso e semplicità della gente e, certo, la bellezza dei bambini e il loro sorriso. Questo è il ricordo più caro che porto nel cuore. Alvaro Pacheco LUGLIO 2013 MC 67 MC ARTICOLI # Giovani in fase di recupero lavo- rano in un campo di riso ( accanto ), un altro prepara il latte da vendere ( sopra ): il lavoro manuale è metodo di terapia e di auto sostentamento.

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