Missioni Consolata - Luglio 2013
torie sparse nel mondo, da cui sono uscite più di 20 mila per- sone, dopo aver compiuto un anno di riabilitazione. Uno dei responsabili della Fa- zenda per ragazzi a Masbate nelle Filippine è Richardson Silva, il quale mi ha accolto nella sua casa e mi ha raccontato la sua storia. È brasiliano anche lui, dello stato del Maranhão (Nord del Brasile); ha trascorso un anno in una Fazenda per cu- rarsi dalla dipendenza dalla droga. Dopo un altro anno di vita fuori della Fazenda , ne è diven- tato un volontario. «Sono stato tossicodipendente per dieci anni - racconta Ri- chardson -. Ebbi il primo con- tatto con alcol e droga a 15 anni, dopo il divorzio dei miei genitori. Sognavo una famiglia normale, unita, un gruppo di amici, tra i quali cominciai a drogarmi, di- venne la mia nuova famiglia. Mi sentivo bene, felice. Credevo di di avere il controllo di me stesso, cioè, di poter lasciare la droga in qualsiasi momento». Ben presto Richardson divenne sempre più estraneo alla sua fa- miglia; spendeva tutto per soddi- sfare la sua tossicodipendenza; sperimentò la solitudine più nera, si sentiva sempre più solo, misero e triste. Si sottomise inu- tilmente a cure mediche, finché uno zio lo invitò ad andare in una « Fazenda da Esperança », di cui era venuto a conoscenza tramite una trasmissione televisiva. Ini- zialmente il giovane non diede l’estero di quanti ne entrano nel paese. Una delle ragioni per cui ci sono ancora pochi missionari filippini è il bisogno di personale e risorse materiali della Chiesa locale. «Il rapporto è un prete per 8 mila e più fedeli, e non ben distribuiti - spiega il vescovo -. Ciò significa che la Chiesa deve essere più autosostenibile, an- che perché le risorse e gli aiuti che vengono specialmente dal- l’Europa sono diminuiti conside- revolmente». In molti paesi asiatici i vescovi sono preoccupati per la pasto- rale giovanile. «A differenza di altri paesi - continua mons. Pa- billo -, qui la gioventù è coinvolta nella vita della Chiesa: il pro- blema è che ci sono pochi leader per organizzare e istruire la gio- ventù. In alcune diocesi la pasto- rale giovanile è ben strutturata, mentre in altre c’è la mancanza di personale o di mezzi materiali per la loro formazione». Un’altra sfida per la Chiesa nelle Filippine è il dialogo con l’islam. «Nel passato la maggior parte dei musulmani era concentrata nella provincia di Mindanao - continua il vescovo -. Ci sono commissioni d’ambo le parti (cattolica e musulmana) che si impegnano in un dialogo posi- tivo. Ma alcuni gruppi fondamen- talisti, come Abu-Sayyaf, non sono affatto interessati al dia- logo». Attualmente molti musulmani si stanno spostando in altre pro- vince, inclusa Manila, e la mag- gior parte delle diocesi non sono preparate per questo, così il dia- logo è poco o nullo. Al tempo stesso, questi gruppi islamici stanno ottenendo più convertiti, anche tra i cristiani. Per quanto riguarda i prote- stanti, c’è qualche dialogo con loro, ma non con i piccoli gruppi di evangelici che sono più fonda- mentalisti. «In un certo senso - conclude il vescovo - questa sfida del dialogo provocherà maggiore pressione sul processo di evangelizzazione della popola- zione cattolica. E i leader devono essere pronti ad affrontare que- ste sfide con speranza e perse- veranza». LA FATTORIA DELLA SPERANZA Una delle esperienze più signifi- cative fatte durante il mio viaggio nelle Filippine è stata la visita alla « Fazenda da Esperança », nell’isola di Masbate: è il primo centro di riabilitazione in Asia, aperto nel 2003. Conoscevo già quest’organizza- zione cattolica da quando fui in Brasile nel 2007. Fu fondata nel 1983 dal francescano tedesco fra’ Hans Staple, parroco di Gua- ratinguetá (São Paulo, Brasile), in una « fazenda » donatagli da un amico, per l’accoglienza e il re- cupero di tossicodipendenti e vit- time della prostituzione. In pochi anni altre fattorie furono rega- late arrivando a più di 60 in Bra- sile e 30 in altri paesi, incluse le Filippine. Attualmente sono circa 2.500 le persone nelle varie fat- FILIPPINE 66 MC LUGLIO 2013 # In alto : padre Pacheco tra due formatori volontari della «Fazenda da Esperança», Richardson e sua moglie Marineya. A destra : cappella della Fazenda.
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