Missioni Consolata - Luglio 2013
42 MC LUGLIO 2013 OSSIER nominata per le sue grandi vetrate che spiano verso la strada. Nell’estrema sobrietà, tutto è molto curato. Due bagni comuni sono a disposizione degli ospiti, come anche un’altra piccola cucinotta, adiacente alle camere. Torniamo nella sala da pranzo, oramai quasi solitaria e anche Mario si siede al nostro fianco. La storia ri- parte: «Intorno al 1974, appena sposati, abbiamo pensato di non chiuderci agli altri ma di essere una coppia aperta. Abbiamo vissuto gli anni Settanta, anni di rivoluzione sotto tutti i fronti, intensamente. Un ’68 vissuto al positivo con tutta la fatica di sradi- care un vecchio sistema ma anche il piacere di vivere la ribellione e il sentirsi diversi. Di quel tempo ci è ri- masto addosso il sogno del cambiamento. Il nostro sentire comune e il nostro desiderio era di rendere il nostro amore un punto di riferimento per gli altri. Su questo, qualcuno di lassù, ci ha ascoltati e messi se- riamente al lavoro». Olga e Mario, già da neo sposi iniziano a collaborare con la Pastorale Famigliare per la Diocesi di Cuneo e a organizzare gli incontri prematrimoniali per gio- vani coppie. Quando arrivano i bambini (Olga e Ma- rio hanno 3 figli), non cessano certo il loro impegno nel sociale, anzi. Olga e Mario, si ritrovano a dialo- gare delle loro scelte con i figli e a renderli partecipi del loro agire. In quest’ottica di apertura, proprio dai figli adolescenti giunge la richiesta di una maggiore attenzione da parte dei genitori che per un paio di anni si dedicano così solamente ai loro ragazzi. La famiglia chiama e Olga e Mario rispondono. Sono gli anni delle baby pensioni e Olga pur utilizzando questa favorevole opportunità anticipa la «ritirata» e attende quattro anni prima di percepire la prima mensilità. Ecco che arrivano le rinunce per star vi- cino ai figli. «Anche in questa occasione poter dialo- gare insieme ai figli è stato fondamentale. Meglio una mamma più presente, che una serata in più in pizze- ria. La vita insegna e in questa fase abbiamo iniziato a rinunciare a tante piccole cose superflue, accorgen- doci che si viveva benissimo anche con molto meno. Pur non sapendo nulla sulla decrescita, c’era la vo- lontà di essere “sobri” e di praticare la semplicità quotidianamente». IL VERO CAMBIAMENTO Come si arriva a una trasformazione così radicale della propria vita? Questa volta a prendere la parola è Mario: «Alla base di tutto c’è una propensione alla provvisorietà, al cambiamento. Per noi, il desiderio forte è sempre stato quello della capanna e non del castello. Una dimora semplice, con pochissime porte per dare la possibilità a tutti di entrare e uscire senza problemi. La molla è stato il desiderio di scrol- larsi di dosso le cose che non servono, le occasioni di farlo sono giunte lungo nel cammino. Per costruire qualcosa occorre prendere coscienza delle proprie potenzialità, sapere chi siamo. In poche parole: cono- scersi. Noi sapevamo di essere un punto di riferi- mento per le coppie e le famiglie e su questo abbiamo posto le prime pietre e costruito il nostro futuro. L’u- miltà fa il resto». Olga aggiunge con discrezione: «Una volta cresciuti i figli ci siamo interrogati su cosa fare delle nostre esi- stenze e siamo partiti da un’analisi. I giovani sposi dopo il matrimonio venivano «abbandonati». Sem- brava che tutto accadesse prima: i corsi di forma- zione, i cammini spirituali e poi più nulla. Questo ci ha fatto riflettere e capire che il nostro supporto do- veva essere tanto pregnante prima quanto dopo, per non lasciare che tante coppie si sentissero abbando- nate a gestire i primi dissidi familiari. Continuavamo a fare gli incontri pre matrimoniali in Diocesi ma av- vertivamo in maniera sempre più profonda la man- canza di uno spazio piacevole dove poter dialogare in armonia. Ed ecco che entra in scena Liretta. Nostra figlia aveva visto l’annuncio «vendesi intera bor- gata», ma noi eravamo vincolati affettivamente a un’altra vallata e non eravamo ancora pronti. Passato un anno e maturata l’idea di realizzare concreta- mente qualcosa, ci siamo decisi a vedere la borgata. Era il 2002, Liretta era abbandonata da 20 anni ed era in totale rovina ma è bastato uno sguardo per ca- pire che era quello che faceva per noi. Nella vita biso- gna saper trasferire i propri sogni in avanti, essere lungimiranti. Ci fossimo fermati solo alle macerie che presentava Liretta, saremmo scappati subito. In quel luogo e in quel primo incontro con la zona, noi ab- biamo avvertito il profumo della trasformazione». REINVENTARSI A 50 Quella di Liretta è stata una scelta meditata e corag- giosa. Per far tutto questo Mario, dopo 29 anni di banca, ha deciso di licenziarsi e di reinventarsi a 50 anni di età. Un progetto che, afferma la coppia all’u- nisono, non avrebbero mai fatto con i bambini piccoli per non vincolarli o fargli subire una scelta non loro. Mentre Olga e Mario raccontano, noi sfogliamo un al- bum di fotografie che ci rimanda ai primissimi tempi di Liretta. Come è stato possibile portare avanti que- sto progetto con così tanto impegno fisico e pratico? «Abbiamo dato subito accoglienza, seppur nella sem- plicità. Le giovani coppie potevano venire in giornata
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