Missioni Consolata - Luglio 2013
perto che si può anche fare a meno di bere e stai meglio, la gente ti rispetta, riesci a lavo- rare - ha continuato Chuka -. Prima mio figlio, che studia a Ulaanbaatar, al telefono chia- mava solo mia moglie, chieden- dole se papà era ubriaco; adesso telefona direttamente a me! Capite? Mio figlio adesso telefona direttamente a me!». P iccoli segni di vera risurre- zione. «Anch’io ho lavorato a lungo per il teatro di stato, come attore. Sono un buon pittore e ho decorato la stupa che si trova su quella collina» ha detto Ganaa. «Però, qui siete proprio tutti arti- sti!» ha esclamato Amgaa. «Eb- bene - ha continuato Ganaa -, quello che ricordo è il trovarmi rannicchiato vicino alla porta, perché non riuscivo a mettere le chiavi nella toppa. Sempre sbronzo. Adesso non bevo più; da quando vengo qui le cose sono cambiate. Come gruppo vorremmo metterci a fare qual- che lavoretto, poi si vedrà». Gli altri non hanno parlarato, ma era come se l’avessero fatto. Mi è venuto spontaneo intervenire: «Dovete ringraziare molto le vo- stre mogli, se adesso siete così; è la loro pazienza e la loro fede che vi hanno tenuti in vita». Sor- ridevano approvando. Sono state le donne ad avvicinarsi per prime alla Chiesa e poco alla volta li hanno cambiati. Ho provato una sensazione molto bella, quella di essere Quello che guadagnavo lo finivo subito con gli amici bevendo. Mi hanno cacciato anche di là». Chuka, il nostro guardiano, sem- brava il più entusiasta: «Anch’io sotto il comunismo ero un capo, in una piccola unità produttiva della campagna qui vicino. Lo scaffale era sempre pieno di vodka. Anche ultimamente, da quando lavoro qui per la Chiesa, bevevo. Poi, 10 mesi fa, mia ma- dre mi ha detto: “Finché tua ma- dre è in vita, non darle questo di- spiacere: smetti di bere. E io ho smesso”». Davvero, il suo è un caso eclatante; noi missionari ne siamo testimoni. «Ho sco- spettatore di un miracolo più grande di noi e dei nostri sforzi; c’è Qualcuno che ha tessuto la trama di queste vite e ora le porta verso di Sé. Nessuno avrebbe detto che questi uomini si sarebbero trovati qui un giorno a raccontarsi la loro vita. Nean- che noi missionari e missionarie. È vero, abbiamo messo in opera certe iniziative, è necessario e giusto farlo; ma quello a cui stiamo assistendo và ben al di là dei nostri sforzi. Forse quello che conta allora non è tanto il nostro affannarci dietro le tante cose da fare, correndo di qua e di là, ma l’accorgerci di questo pas- saggio dello Spirito. Esserci, con fede e pazienza. Questo è ciò che ci è richiesto. Al Signore è suffi- ciente per compiere la Sua opera. Giorgio Marengo LUGLIO 2013 MC 25 # Padre Giorgio Marengo battezza un bambino. Sotto : un anziano legge la bibbia.
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