Missioni Consolata - Luglio 2013

ANGOLA 20 MC LUGLIO 2013 Testimonianza / La voce del cooperante italiano GENTE FORTE, CON CICATRICI PROFONDE S imone Teggi ha lavorato in Angola tra il 2003 e il 2006 per circa tre anni. I suoi progetti erano in aree rurali, soprattutto in zone dell’Unita: Kuito Bié e Mavinga. Ci racconta come la gente comune che ha conosciuto vede il presidente dos Santos. «La gente vede dos Santos come un regnante piutto- sto che un presidente. Dalla parte Unita, la gente con- tinuava ad aspettare Jonas Savimbi, che nelle zone di sua influenza era considerato una figura magica, un immortale. Ogni due tre mesi girava la voce che Sa- vimbi stava tornando e la luce della speranza per molti si riaccendeva. È strano, ma come in molti altri posti d’Africa, il presi- dente è legato a un aspetto magico. Il leader è leader di nascita, e quindi non può essere spodestato, perché ha la protezione dei fetiseros (stregoni). La gente, non ha quasi mai un’ideologia chiara e sicuramente que- sta non contrappone Mpla e Unita. La popolazione vive assieme, e accetta la propria guida quasi per vo- cazione. La magia tradizionale in Angola è fortissima e la realtà spesso si mescola alla fantasia. La rasse- gnazione al leader fa il resto». Anche nei partiti politici di opposizione c’è stata una certa assimilazione. «Qualcuno ha cercato di creare nuovi partiti di oppo- sizione, ma come per magia i loro leader scompari- vano dopo pochi mesi. Inoltre i generali Unita, poco a poco sono stati comprati con i diamanti da dos San- tos, perché li metteva a gestire le miniere, o li lasciava fare. Dopo la guerra, gli accordi di pace prevedevano una divisione del potere amministrativo tra i due par- titi, ma poco a poco i capi dell’Unita si sono piegati alla volontà del Mpla e ai soldi del petrolio e dei dia- manti». PETROLIO, DIAMANTI E MORTI DI FAME Simone ha vissuto e lavorato in zone rurali e ha anche visto una grande differenza con le città. «I proventi del petrolio non si sentivano nelle campa- gne. C’era Luanda, Benguela, Lobito (le grandi città) da un lato e il resto del paese dall’altro. La gente in Angola era abituata a vivere bene, prima della guerra. I servizi di base erano garantiti. Poi la distruzione e l’assenza, almeno nelle campagne, del governo. E l’i- nesistenza di una struttura economica. Si vedevano enormi cooperative agricole distrutte. A metà anni 2000, l’unica moneta erano il baratto o i diamanti, nel- l’interno del paese. Ci sono i ricchissimi (molto oltre i nostri ricchi) e chi muore di fame. Niente borghesia, e gli stessi porto- ghesi a volte facevano i meccanici, a volte avevano un chiosco o un piccolo bar». Ma la gente si organizzava in associazioni? Si può par- lare di una società civile? «Gli angolani, hanno la tempra da leoni, sono forti, ma 30 anni di guerra, tra fratelli, blocca e distrugge ogni forma di società civile. Le associazioni erano abba- stanza assenti dopo la guerra, ma in poco tempo si sta- vano ricostituendo. Io lavoravo per il rafforzamento di una associazione di donne nata nel 1995. Ma la cosa in- teressante è che era continuata a crescere a livello lo- cale, mentre si era dissolta a livello di associazione. Quando è finita la guerra, è bastato mettere in contatto i vari gruppi e ne è nata una organizzazione a livello na- zionale, abbastanza forte e con buone prospettive». # In alto : Simone Teggi al lavoro nella gestione di un ospe- dale a Mavinga. A fianco : residuati bellici nella campagna intorno a Kuito Bié. # Pagina seguente : il reparto maternità dell’ospedale in cui Simone ha lavorato. «In Africa un leader lo è dalla nascita. Non viene messo in discussione. C’è qualcosa di magico. La guerra ha distrutto le famiglie. Ha messo fratelli contro fratelli. In campagna mancava tutto. Ma oggi vedo solo voglia di riscatto. Nessuna vendetta».

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