Missioni Consolata - Maggio 2013
# Papa Francesco inchinato davanti a Dio e al popolo di Roma per riceverne la benedizione (13.03.2013). MC ARTICOLI e arcivescovo di New York, rila- sciata alla Cnn il 15.03.2013]. Tra i fiumi di parole scritti e detti nei primi venti giorni di marzo, ho scelto questa breve testimo- nianza del cardinal Dolan di New York, perché mi sembra esprima meglio di qualunque altra testi- monianza la realtà di quanto è accaduto nel conclave che ci ha dato il nuovo papa Francesco. Senza negare tutte le possibili passioni umane, i diversi punti di vista dei cardinali - uomini sono! -, alla fine l’elezione del papa è stata soprattutto un’esperienza di fede e di Chiesa, nel senso più vero del termine. A dispetto di tutte le speculazioni, è stato un avvenimento dello Spirito, che ancora una volta ha saputo sor- prenderci e ha dato l’uomo giu- sto al momento giusto. Papa Francesco ha davanti a sé una lista di desiderata che non finisce più. Tutti si sono sentiti in dovere di esprimergli i loro desi- deri, da quello di vendere la Ba- silica di san Pietro e liquidare il Vaticano, a quello di aprire il sa- cerdozio alle donne... Il cardinal Hummes gli ha detto di «non dimenticare i poveri». Sì, papa Franceso, non dimenti- care i poveri e non permetterci di dimenticarli. Tu che vieni «dalla fine del mondo» aiutaci ad aprirci al mondo, soprattutto al Sud del mondo e alla sua Chiesa povera e fedele. Dacci dei pastori che abbiano il cuore e la libertà di Cristo, non funzionari senza amore e senza misericordia. Aiutaci a essere santi, veri santi, grandi santi. Facci gustare la faccia misericordiosa e viva di Dio, celebrata nell’amore che si fa prossimo e nella festa, nella gioia, nella semplicità di una li- turgia che tocchi il cuore degli uomini e non sia inbalsamata nel ritualismo ricco e barocco di chi ama più le pietre inerti che le «pietre vive» della Chiesa. Papa Francesco, nel febbraio 2012 hai detto che «tutta l’attività ordinaria della Chiesa si è impo- stata in vista della missione. Questo implica una tensione molto forte tra centro e periferia, tra la parrocchia e il quartiere. Si deve uscire da se stessi, andare verso la periferia. Si deve evitare la malattia spirituale della Chiesa autoreferenziale: quando lo diventa, la Chiesa si ammala. È vero che uscendo per strada, come accade a ogni uomo e a ogni donna, possono capitare de- gli incidenti. Però se la Chiesa ri- mane chiusa in se stessa [...], in- vecchia. E tra una Chiesa acci- dentata che esce per strada, e una Chiesa ammalata di autore- ferenzialità, non ho dubbi nel preferire la prima» (da «La Stampa», 14.03.2013, pag. 7). Guidaci col tuo esempio sulla strada della nuova evangelizza- zione. Incoraggia la nostra debo- lezza! Gigi Anataloni © AFP Photo/Vincenzo Pinto UN PASTORE DA IMITARE N el mese di aprile del 2011 andai in Argentina per le vacanze. Tra le tante cose che volevo programmare c’era anche un in- contro con l’arcivescovo di Bue- nos Aires, il cardinale Jorge Ber- goglio, non soltanto perché sono nato nella sua arcidiocesi, ma anche perché volevo fargli sa- pere che un bambino di quella arcidiocesi, da grande era diven- tato vescovo in Sudafrica. Mi avevano detto: «Se chiami alle
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