Missioni Consolata - Maggio 2013

menta un percorso in cui privati e imprese affrontano insieme problematiche sociali. E ciò nella convinzione che soltanto una re- sponsabilità sociale condivisa a ogni livello della società può ela- borare risposte efficaci alla crisi, aprendo nuove prospettive di collaborazione. In questo senso la crisi che stiamo attraversando può essere vista come un’oppor- tunità. IL «SOCIAL MARKET» La legge finanziaria del 2008 (al- l’art.1 c. 266-268) riconosce ai cittadini la possibilità di creare dei «gruppi di acquisto solidali». Si tratta di soggetti associativi senza scopo di lucro costituiti al fine di svolgere attività di acqui- sto collettivo di beni e distribu- zione dei medesimi - senza ap- plicazione di alcun ricarico -, esclusivamente agli aderenti, con finalità etiche, di solidarietà sociale e di sostenibilità ambien- tale, in diretta attuazione degli scopi istituzionali e con esclu- sione di attività di somministra- zione e di vendita. Partendo da questa base norma- tiva, nell’ambito degli interventi messi in atto per arginare la po- vertà, a inizio 2013 abbiamo ag- giunto all’«Emporio Solidale» il ITALIA 64 MC MAGGIO 2013 progetto di un «Social Market», un gruppo di acquisto collettivo denominato Rap, «Rete di acqui- sto partecipato». Il Social Market è un esempio di quella che tecnicamente viene chiamata Big society, che tra- dotto in slogan diventa «meno Stato, più società» ovvero «fare di più con meno risorse e ren- dere i cittadini più corresponsa- bili». Un supermercato solidale «fatto dalla gente per la gente». La Rete di acquisto partecipato compera i prodotti attraverso Terza Settimana presso le piat- taforme da cui si riforniscono i supermercati o, quando possi- I dati del fenomeno LA POVERTÀ ARRIVA SENZA BUSSARE In Italia, la povertà si sta diffondendo a macchia d’olio. Pare incredibile, ma oggi milioni di persone chiedono un pacco alimentare o un pasto gratuito. N egli ultimi 3 anni, in tutti i paesi ricchi le per- sone che non hanno disponibilità di cibo suffi- ciente per alimentarsi correttamente sono aumentate del 7 per cento. Gli italiani poveri che hanno chiesto un pacco alimentare o un pasto gra- tuito ai canali no profit hanno toccato quota 3,3 mi- lioni. È quanto emerge dai dati Agea, presentati in occasione della Giornata mondiale dell’alimenta- zione (16 ottobre), che evidenziano una situazione allarmante anche sul territorio nazionale dove gli effetti della crescente disoccupazione e delle diffi- coltà economiche si sta facendo sentire anche a ta- vola. La spesa alimentare è diventata il problema princi- pale che quotidianamente debbono affrontare le fa- miglie povere in Italia. La stragrande maggioranza dei poveri (circa il 69 per cento) ha infatti modifi- cato la quantità e/o qualità dei prodotti alimentari acquistati. Anche l’Istat, nel suo ultimo rapporto sulla povertà in Italia, rafforza questo allarme parlando di 8 mi- lioni di poveri. Nel 2011 (ultimo anno con statistiche ufficiali), l’11,1% delle famiglie è stato relativamente povero e il 5,2% lo è stato in termini assoluti. La so- glia di povertà relativa per una famiglia di due com- ponenti è pari a 1.011,03 euro. La povertà colpisce quasi un quarto delle famiglie al Sud con un tasso di povertà relativa pari al 23,3% di cui l’8% è povero tra i poveri. La sostanziale stabilità della povertà relativa ri- spetto al 2010 deriva dalla compensazione del peg- gioramento della povertà per le famiglie in cui non vi sono redditi da lavoro o vi sono operai - spiega l'I- stat - con la diminuzione della povertà tra le fami- glie di dirigenti o impiegati. In particolare, l'incidenza della povertà relativa au- menta dal 40,2% al 50,7% per le famiglie senza occu- pati né ritirati dal lavoro e dall’8,3% al 9,6% per le fa- miglie con tutti i componenti ritirati dal lavoro, es- senzialmente anziani soli e in coppia. Tra quest’ul- time aumenta anche l’incidenza di povertà assoluta (dal 4,5% al 5,5%). Decine di migliaia di utenti ogni anno popolano i servizi pubblici e privati per chiedere un aiuto eco- nomico. Purtroppo dal 2008 il trend di crescita ha registrato un incremento del 25% annuo. Continua a crescere la quota di famiglie che «si sen- tono indifese nel far fronte a spese impreviste» (dal 32,0% del 2008 al 33,4% nel 2009), con tassi di cre- scita omogenei, anche se su grandezze differenziate sul territorio nazionale. Sintomo di un permanente e accentuato senso di vulnerabilità e di fragilità della propria posizione so- ciale. Crescono anche - concentrate al Nord e al Centro - le famiglie rimaste indietro con il paga- mento dei debiti diversi dal mutuo (dal 10,5% al 13,6%) e le famiglie del Centro e soprattutto del Nord (dove si registra in assoluto la crescita più forte di questo tipo di disagio, dal 4,4% al 5,3%) che dichiarano di non avere avuto sufficienti «soldi per acquistare cibo», sintomo estremamente preoccu- pante dell’irrompere della crisi, nei suoi aspetti più severi come l’impatto sul regime alimentare, in aree tradizionalmente «forti» dal punto di vista econo- mico. Al Sud d’Italia l’impatto della crisi è stato meno evidentemente percepibile e anzi, grazie al raffreddamento dei prezzi, l’incidenza presenta una flessione. Non va però dimenticato che, nelle regioni meridionali, questo tipo di disagio ha assunto da tempo carattere endemico. Bruno Ferragatta

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=