Missioni Consolata - Maggio 2013
dioso ed esperto della comuni- cazione digitale, ha osservato che «le parole, i gesti e il magi- stero di Ratzinger sono stati pre- senti nella vita dei fedeli in parte anche perché sono stati condivisi - e non solo trasmessi - attra- verso i media digitali. La sua fi- gura era già argomento della di- scussione sociale nei media digi- tali. L’apertura di un suo profilo su Twitter ha poi dato forma a una sua presenza diretta nella conversazione». E mons. Paul Tighe, segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, ha osservato che «i nuovi mezzi ci consentono di mante- nere rapporti che, in altri tempi, non sarebbe stato possibile mantenere. E questa è una be- nedizione. Ci permettono anche di essere molto più informati sulle cose che accadono nel mondo, e questa è una potenzia- lità importante. Nel suo messag- gio per la Giornata mondiale delle comunicazioni di que- st’anno, papa Ratzinger ha par- lato in termini molto positivi della potenzialità dei mezzi per archiviabili, conservabili e utiliz- zabili a scopi diversi. Aumentare il grado di consapevolezza è op- portuno e doveroso. Ma i rischi più gravi non sono tanto quelli più comunemente paventati (l’abboccamento a scopo ses- suale da parte di singoli malin- tenzionati), quanto la raccolta di dati che possono essere aggre- gati, rielaborati e venduti per la produzione di comunicazioni pubblicitarie mirate e subdole o per forme di controllo sociale o censura politica. La rete è un gi- gantesco sistema di produzione di dati, a cui ciascuno di noi col- labora spontaneamente, e quello dei “Big data” è uno dei temi più caldi, e più interessanti per il bu- siness e la politica del futuro. Il lupo cattivo è tanto più perico- loso perché indossa giacca e cravatta, e non è interessato alla singola Cappuccetto Rosso». RISCHI, MA ANCHE OPPORTUNITÀ Se i social networks presentano rischi per i giovani e per gli adulti meno esperti, non bisogna demonizzarli. Un esempio. Pa- dre Antonio Spadaro, direttore de «La Civiltà Cattolica», stu- MAGGIO 2013 MC 61 MC ARTICOLI CYBERTEOLOGIA La «Cyberteologia» è «l’intelli- genza della fede al tempo della rete», il tentativo di capire non tanto come usare bene la rete - anche col fine dell’evangelizza- zione -, quanto come vivere bene il nostro tempo impregnato della «vita digitale». È un libro positivo quello di Antonio Spadaro, gesuita che, tra le altre cose, è autore del blog cyberteologia.it , direttore de «La Civiltà Cattolica», docente universitario e consulente dei Pontifici Consigli della Cultura e delle Comunicazioni Sociali. Avviando la sua rifles- sione dalla constatazione che le tecnologie digitali sono divenute presenti nella vita quotidiana di molti tanto da essere oramai parte integrante, non separata, dell’ambiente di vita, Spadaro sostiene che esse stiano cambiando il nostro modo di pen- sare, di conoscere la realtà, di vivere le relazioni, e quindi anche di vivere la fede. L’autore illustra con la sua scrittura limpida e scorrevole come si possano trovare punti di con- tatto fecondi tra la rete e la fede. La rete offre alla fede degli spunti inediti per comprendere in modo più profondo Dio. Ad esempio illuminando il tema del perdono che in un’epoca in cui tutto ciò che viene pubbli- cato su Internet non può essere cancellato, deve prescindere dal- l’oblio del male com- messo, e quindi porre l’accento sulla gratuità dell’amore che non di- pende da comporta- menti giusti o sbagliati. Allo stesso tempo la fede può offrire all’uomo in rete nuovi strumenti per dare senso alla sua vita, per camminare verso Dio, anche nell’ambiente digitale. È contagiosa la speranza con cui padre Antonio Spadaro parla dei profondi mutamenti dei nostri tempi. Non ignora i rischi, ma decide, come ha fatto il papa nel suo messaggio per la giornata mondiale delle comunicazioni, di dare ragione della speranza che Dio è presente e liberatore in ogni ambito della vita dell’umanita, anche quando essa si sviluppa e spende nell’ambiente delle nuove tecnologie digitali. Luca Lorusso creare comunità e per aiutare i giovani a mantenere e sviluppare amicizie. Mi sembra importante non dimenticare questo aspetto, che è facile dare per scontato… Ma il papa ha anche detto loro quanto sia importante non tra- scurare i loro valori personali, tra cui la fede. Ha detto che que- sti mezzi possono essere usati per condividere la fede e altro, sempre rapportandosi con ri- spetto alle persone con cui si sta dialogando». Livio Demarie Sacerdote salesiano, direttore dell’ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi di Torino. © Af. MC/Luca Lorusso 2012 © Af. MC/Luca Lorusso 2012
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