Missioni Consolata - Maggio 2013
DAI LETTORI Cari mission@ri MAGGIO 2013 MC 5 tra esseri umani, tra tutti. Troppa gente, come padre Gigi sottolinea, è superfi- ciale ed emotiva di fronte alla carità, agendo quasi per pagare dazio e lavarsi le mani, facendo i «buo- ni» senza però essere «buoni» fino in fondo, senza cioè fare propria la profondità della carità-a- more. Una virtù che do- vrebbe essere radicata nei credenti, nei religiosi, negli uomini di buona vo- lontà ma che purtroppo è spesso soffocata da ben altre amenità ed è rispol- verato a comando solo in talune occasioni. La carità non è un concet- to astratto, semmai è di difficile attuazione, per- ché si pensa che non sia possibile donare al povero se prima non si ha una propria sicurezza; prima bisogna pensare a se stessi e poi agli altri, agli estranei, seppur fratelli. Si rischia di passare per «folli» se si dona un paio di scarpe nuove tenendo per sé quelle bucate. Fi- guriamoci poi se si arri- verà a condividere la po- vertà, calzando le malan- date scarpe del povero stesso. Padre Bergoglio, alias pa- pa Francesco, in poco tempo ha offerto al gene- re umano delle occasioni di riflessione e, possiamo dirlo, condivisione. Spe- riamo con questo che la sensibilità e attenzione verso taluni concetti co- me la povertà e soprat- tutto la carità possano di- ventare patrimonio co- mune, educandoci dal profondo del nostro cuore e spirito. Asante sana (tante grazie), Vincenzo e famiglia Email, 26/03/2013 COSÌ STA SCRITTO Cari Missionari, mi unisco a quanti hanno manifestato riconoscenza ed entusiasmo per il favo- loso lavoro di esegesi bi- blica svolto in questi anni da don Paolo Farinella sulla parabola del figliol prodigo e sul racconto del miracolo di Cana. Anche la nuova avventura è iniziata alla grande e un risultato importante don Paolo l’ha ottenuto già con la scelta del titolo. In- fatti la famosa frase di Gesù a torto continua a essere tradotta con «date a Cesare quel che è di Ce- sare», mentre la tradu- zione corretta è «restitui- te (o, appunto, «rendete») a Cesare quel che è di Ce- sare». Troppe volte l’errata tra- duzione ha spianato la strada a spiacevolissimi equivoci, tipo «l’ha detto anche Gesù che bisogna pagare le tasse anche se sono ingiuste» o «lo dico- no anche le Sacre Scrittu- re che le tasse vanno pa- gate sempre anche se chi le esige è un mascalzo- ne» (erano questi i termi- ni in cui nell’estate del 2007 si esprimevano l’al- lora Presidente del Con- siglio Romano Prodi e al- cuni dei suoi ministri). Quando raccomanda di non rubare, di non froda- re, di non ingannare il prossimo e di onorare quelli che oggi chiamia- mo «obblighi fiscali» e qualche volta addirittura «fedeltà fiscale», Gesù u- sa verbi ( apodecatoo, di- domi, ballo ) diversi da quello che usa nel mo- mento in cui risponde ai farisei e agli erodiani sul- la questione del tributo a Cesare. Sia in Matteo, sia in Mar- co, sia in Luca il verbo u- sato da Gesù è apodidomi che anche don Paolo ha ritenuto di dover tradurre con «rendete» non con «date». Questo stesso verbo, apodidomi , è il ver- bo che ritroviamo in boc- ca all’esattore Zaccheo (cfr. Luca 19,8) quando, divenuto consapevole de- gli abusi compiuti ai danni dei contribuenti e deside- roso di iniziare un cammi- no di conversione, si im- pegna davanti a Gesù a «restituire» quanto ingiu- stamente prelevato alla collettività. Un capovolgi- mento di prospettiva che don Paolo non mancherà di approfondire con quei meravigliosi itinerari ai quali ormai ci ha abituato. Grazie per l’attenzione. Francesco Rondina, Fano 23/03/2013 Spett.le redazione, seguo già da tempo il vo- stro sito, in particolare la rubrica «Così sta scritto» di don Paolo Farinella, le cui esegesi uso per il cor- so di cresima agli adulti e per le giornate di ritiro spirituale che svolgiamo con il nostro gruppo (R.n.S.). Sono felice che don Paolo continuerà la sua attività e, in modo particolare, della scuola di Sacra Scrittura che ini- zierà nei prossimi mesi (la aspetto come la «cer- va che anela ai corsi d’ac- qua»). Volevo semplice- mente ringraziarvi per quello che fate. Cordiali saluti, Salvatore Di Peri 14/03/2013 BENEFICENZA E CARITÀ Leggendo le parole del- l'editoriale di marzo, mi sono identificato nello «spirito» dello stesso. Trovandomi da anni coin- volto in esperienze mis- sionarie in Kenya e Tan- zania, ho organizzato in- contri ove esponevo e condividevo ad amici, col- leghi ed estranei la mia, anzi la nostra (da quando ho conosciuto, in Kenya, mia moglie) esperienza tra i missionari, non solo della Consolata ma anche di altri ordini, e con la gente locale. Quello che vivi, provi, sen- ti e ti entra dentro il cuore in Africa non puoi tener- telo dentro e pertanto è di fondamentale importanza condividerlo, cercando di far capire che non esiste solo il nostro «ego» ma e- sistono anche bambini e adulti che, senza colpe, sopravvivono giorno dopo giorno, vedendo calpesta- ta la propria dignità di es- seri umani. È difficile in- dovinare a fondo quanto prova la gente di fronte alle immagini, ai filmati e ai racconti, ma si percepi- sce comunque un certo distacco, una lontananza ancorata al proprio quieto vivere, seppur con il sin- cero intento di voler fare qualcosa per aiutare. So- lamente se stimolata ogni volta la gente s’interessa nuovamente a queste problematiche, mentre pochi, direi rari, si sento- no così colpiti da fare pro- prio, dal profondo del cuore, il concetto di carità efficacemente espresso nell'editoriale. La carità non è un fare ma un modo di vivere e di condividere redazione@rivistamissioniconsolata.it mcredazioneweb@gmail.com
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