Missioni Consolata - Maggio 2013
48 MC MAGGIO 2013 OSSIER R oberto Moncalvo, 32 anni, è il giovane presidente di Coldiretti Piemonte e di Coldiretti Torino. L’agricoltura sociale è per lui, oltre che un compito istituzionale, una vocazione personale. Insieme alla so- rella Daniela, Roberto è titolare dell’a- zienda Settimo Miglio (situata a Settimo Torinese), che in questi anni ha assunto nel proprio organico un ragazzo psichiatrico, un disabile e un rifugiato politico della Somalia. Com’è nata nella Coldiretti l’idea di aprirsi all’agri- coltura sociale? «In Piemonte nel 2002 abbiamo iniziato a interrogarci sulla qualità della vita dei nostri associati, e su come arginare l’abbandono delle terre da parte dei giovani. Attraverso una mappatura della provincia di Torino ci siamo resi conto della carenza di servizi sociali, ad esempio gli asili. In molte aree rurali o peri-urbane, so- prattutto a bassa densità di popolazione, c’è carenza di interventi del pubblico ma a volte anche del terzo settore. Costruire un’impresa nuova richiede investi- menti e, con un numero basso di utenti, non c’è garan- zia di sostenibilità economica. Le imprese agricole in- vece sono già presenti e quindi mettono a disposizione una parte dei loro spazi. Così, grazie anche all’appro- vazione della legge di Orientamento, i nostri soci si sono attrezzati per offrire nuovi servizi, dagli agrituri- smi alle fattorie didattiche. In questi anni si sono mol- tiplicate le aziende del territorio che, con altri attori locali, hanno realizzato diverse sperimentazioni nel campo dell’agricoltura sociale». Qualche fiore all’occhiello? «Sì, per esempio La Piemontesina di Chivasso (To), il primo agri-nido d’Europa. Si tratta di un asilo situato all’interno di un’azienda agricola, gestito dall’impren- ditrice insieme ad alcuni educatori. Il progetto forma- tivo è legato ai cicli naturali e alla vita campestre, i gio- chi sono costruiti con materiali disponibili in loco. I L’INTERVISTA / ROBERTO MONCALVO, COLDIRETTI PASSIONE E METODO DI S TEFANIA G ARINI Gli agri-asili, le agri-tate, l’inserimento lavorativo di giovani. In un mondo dove le zone periferiche sono sempre più sprovviste di servizi, le aziende agricole hanno qualcosa da dire. L’agricoltura sociale diventa un risparmio per la collettività. Ma sono necessari competenza e rigore. Parola di Coldiretti. © Silvia Venturelli per Cavoli Nostri
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