Missioni Consolata - Maggio 2013
monte, nata grazie alla collaborazione tra la Provin- cia di Torino, il Patto territoriale della zona Ovest, la Coldiretti e la facoltà di agraria dell’Università», spiega Guido Pomato, l’altro agronomo della Fras- sati. «Di solito esperienze simili, in cui si cerca di sti- molare le abilità residue dei ragazzi disabili, sono af- fidate unicamente agli educatori, mentre la sfida qui è stata quella di integrare le diverse professiona- lità». Per fare questo «all’inizio tutti noi, educatori, Oss (Operatori socio sanitari) e agronomi facevamo tutto in maniera intercambiabile, per capire anche il punto di vista degli altri» racconta Sabrina, «solo quando abbiamo raggiunto un grado sufficiente di amalgama ognuno è tornato al proprio mestiere». DUE FACCE DELLA LUNA: SOCIALE… Alle attività della fattoria partecipano, oltre al per- sonale specializzato e a due operai agricoli diversa- mente abili, anche gli utenti del Centro di attività diurna. «Una quindicina di “ragazzi” di età com- presa tra i 20 e i 50 anni, alcuni psichiatrici, altri disabili intellettivi (ad es. con sindrome di Down), mandati qui dalle Asl o dal comune che, a seconda del progetto terapeutico, possono fermarsi per pe- riodi variabili, anche diversi anni» ci spiega l’educa- tore Luigi Piras, 61 anni, che da 30 lavora alla coope- rativa Frassati. I ragazzi vivono in famiglia o in comunità, il loro im- pegno in fattoria dovrebbe svolgersi dalle 8.30 alle 16.00, «ma alcuni arrivano in cascina già di buon mattino, perché qui si trovano bene, apprezzano il lavoro e stare in compagnia degli altri» dice Luigi. «Spesso sono ragazzi soli, fuori di qui non hanno amici, non sanno cosa fare. Tra loro vanno d’ac- cordo, ma non riescono a mantenere il rapporto al di là della fattoria, perché nessuno prende l’iniziativa di organizzare incontri o uscite. Anche se qualcuno è qui da 10 anni…». Le loro mansioni sono diverse e commisurate alle capacità: zappare, seminare, raccogliere la verdura, rastrellare le foglie, aiutare nella vendita dei pro- dotti al pubblico, ma anche tenere puliti gli spazi co- muni, apparecchiare per il pranzo (che si consuma tutti insieme), lavare i piatti, ecc. «La vita a contatto con la natura è di per sé riabilita- tiva, e nel lavoro agricolo i limiti di questi ragazzi ri- sultano meno evidenti: l’insalata è sempre insalata, che a coltivarla sia o no un disabile» dice Dario Flego, 46 anni, educatore alla Frassati dal 2000. «Anche se è raro riuscire a inserire questi ragazzi nel mondo del lavoro “vero”, quello che fanno qui permette loro di migliorare le proprie competenze e la capacità di socializzare». Gabriele, che ha 36 anni e frequenta il Cad da 13, racconta: «Con i compagni mi trovo bene, tranne quando mi disturbano oppure sporcano dove ho ap- pena pulito. Mi dà fastidio quando le cose sono troppo difficili da capire, o quando gli altri mi urlano dietro. Mi piace molto stare in compagnia e pran- zare tutti assieme, ma mi arrabbio quando l’educa- trice non mi dà il bis, se me lo sono meritato lavo- rando tutta la mattina… La cosa che mi piace di più è lavorare nelle serre, soprattutto nelle giornate di sole». Anche Anna, 44 anni di cui 6 trascorsi alla Frassati, dice di andare d’accordo con i «colleghi», «benché siano tutti maschi mentre noi ragazze MAGGIO 2013 MC 39 MC ORTI SOLIDALI Immagini della Fattoria sociale Frassati. Gabriele, Emilio ed Anna al lavoro nella cucina comunitaria. La serra dei fiori con l'educatore Luigi Piras. © Stefania Garini © Stefania Garini
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