Missioni Consolata - Maggio 2013
tro delle mandrie dal pascolo. I Samburu allevano principal- mente bovini, dalle lunghe corna di tipo indiano con la gobba, da cui prendono il latte che, (a volte) mescolato al sangue, costituisce il loro alimento principale, e ca- pre che, invece, rappresentano una risorsa durante i lunghi pe- riodi di siccità e il cui latte è usato soprattutto per i bambini. Silenziose e ordinate in fila in- diana, ecco le mucche che rien- trano prima della notte: siamo circondati da una magnifica ar- monia tra persone, animali e ve- getazione; ognuno al suo posto, rispettoso dello spazio degli altri. A sera, dopo cena, ci stendiamo tutti a naso in sù perché p. Giu- liani ci insegna a conoscere le costellazioni e, mentre gareg- giamo a chi avvista più stelle ca- denti nello sconfinato cielo afri- cano, ci lasciamo cullare dalle melodie antiche del popolo sam- buru che si riunisce intorno al fuoco prima di dormire. Non è difficile immaginare perché, a distanza di un anno, alla classica domanda: «E in viaggio di nozze dove andrete?», che tutti ci fa- ranno dopo il nostro matrimonio, la nostra risposta non potrà che essere: «In Kenya, a Sererit!». Beatrice Romeo Wainaina IN UN MONDO FUORI DAL MONDO Trascorriamo a Sererit cinque bellissimi e intensissimi giorni, entrando in contatto con il mondo dei Samburu, gli «aristo- cratici dell’Africa orientale»: fac- ciamo nuove amicizie soprattutto tra i bambini che frequentano l’a- silo della missione e le donne, belle ed eleganti nelle loro vesti ricavate da stoffe policrome. Im- pariamo in breve a conoscere il loro tipo di società: una società forte in cui è importante il fattore umano, dove tutti sono conside- rati allo stesso modo, dove si vive in simbiosi con la natura, e dove il fulcro di questa vita è la manyatta , un recinto di rami spi- nosi al cui interno vi sono le ca- panne della famiglia, e al centro ulteriori recinti (uno per ogni moglie - vedi foto pagine se- guenti ) per proteggere il be- stiame dagli agguati dei preda- tori. Nel tardo pomeriggio quando il sole non picchia troppo facciamo delle lunghe passeggiate su per la collina. In compagnia dei bam- bini arriviamo fino alle manyatta più vicine, scambiamo due chiac- chiere con le padrone di casa, prepariamo con loro i canti e le danze per la messa della dome- nica, e intanto aspettiamo il rien- NOMADE TRA I NOMADI Dagli appunti di viaggio di Gigi Anataloni, giugno 2009. LA MISSIONE PROVVISORIA Abbarbicata sul costone della montagna, la missione è l’apo- teosi del provvisorio perenne. Un attento terrazzamento del ter- reno ha ricavato piani su cui creare basamenti in cemento per una serie di casette in lastre zincate, e strutture in legno: un magazzino, la casa multiuso per gli ospiti, la struttura garage-of- ficina-falegnameria-idraulica, il dispensario vicino al cancello d’ingresso, la spaziosa chiesa- manyatta in struttura di ferro co- perta da lunghe erbe e plastica coloratissima, e la casa del mis- sionario, evidentemente cre- sciuta senza un piano preciso ma secondo i bisogni del mo- mento. Qua e là ci sono fiori co- loratissimi, piante da frutta, ba- nani e aiuole con insalata, pomo- dori, cipolle e tante erbe aroma- tiche. L’acqua è vicina, solo duecento metri più in basso, dove scorre il torrente. Ma non è potabile, per- ché inquinata dallo sterco degli animali e salmastra. Così p. Aldo MAGGIO 2013 MC 23 MC ARTICOLI # Qui sopra: il bell’asilo della missione. Nelle altre foto: gli asili nomadi sparsi sul territorio attorno ai «punti dei pentoloni», dove i bimbi ricevono educazione e cibo, e le donne acqua non inquinata.
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