Missioni Consolata - Maggio 2013
gente comune viveva con la preoccupazione di essere con- trollata nelle proprie azioni e nell’espressione del proprio pensiero. Il regime non aveva mai riempito le strade e i luoghi pubblici di militari in divisa, ma aveva creato un clima di paura e diffidenza, una sorta di cappa che gravava minacciosa su cia- scun cittadino. Ora il più signifi- cativo segno del cambiamento, al di là dei piccoli seppur impor- tanti progressi pratici quotidiani, MAGGIO 2013 MC 19 MC ARTICOLI è proprio il dissolvimento di que- sta cappa di paura e oppres- sione. Prima era meglio tenere per sé le proprie idee, magari quel signore all’angolo in attesa dell’autobus era un militare in borghese che sarebbe potuto in- tervenire se insospettito da una qualche forma di dissenso... ora invece il timore e il sospetto di essere controllati è svanito, la li- bertà è soprattutto psicologica, è uno stato mentale. NUOVI RISCHI Chi ha visitato il paese anni fa e vi torna ora non riconosce più la Birmania di un tempo, soprat- tutto nelle città: i ritmi tranquilli e gli atteggiamenti sottomessi di un passato recente lasciano spa- zio a ingorghi stradali e attività frenetiche. Molte persone che si trovano a sperimentare per la prima volta una forma sep- pur acerba di libertà, confondono questo nuovo status con la possibilità di fare ciò che pare a loro. Il passo indietro del regime oppressivo è interpretato come assenza di autorità e molti ignorano le re- gole perché tanto non c’è più chi le fa rispettare rigida- mente. La gente comincia a ve- dere i visitatori stranieri non più con occhio curioso e timido, ma come una risorsa da cui trarre guadagno. E i sorrisi appaiono un pochino meno genuini di una volta, anche il fascino delle pa- gode di Bagan sfuma lentamente mentre grandi bus scaricano de- cine di turisti thailandesi, co- reani e cinesi. In un tempo molto breve si è passati da 300mila in- gressi annuali in Birmania per turismo a quasi un milione di vi- sitatori nel 2012. Ci si può chiedere se il cambia- mento, soprattutto quando è così repentino, sia sempre sinonimo di progresso: la giunta militare tuttora al potere è in grado di traghettare il paese verso il fu- turo limitando gli strappi, le in- giustizie e gli effetti negativi che tali eventi (che rimandano al crollo dell’Unione Sovietica) por- tano sempre con sé? Non biso- gna dimenticare che il processo di apertura è stato voluto e gui- dato dall’alto, grazie agli ele- menti più illuminati tra le fila dei dirigenti militari: questi hanno captato i segnali di una cre- scente insofferenza interna e in- ternazionale ai metodi di go- verno autoritari e, dopo una se- vera fronda interna, hanno scelto la strada delle concessioni e delle riforme graduali. Gli esempi dell’Iraq, della Libia, del- l’Egitto, della Tunisia, della Siria devono aver pesato sulla scelta di gestire dall’alto il cambia- mento anziché di combatterlo frontalmente. Il rischio è che la giunta, una volta attivato il pro- cesso dirompente di democratiz- zazione, cerchi quantomeno di accaparrarsi una bella fetta del potere economico prima di la- sciare le briciole ai birmani più svelti e intraprendenti. La speranza è che il carattere mite e semplice di questo popolo ne esca rafforzato, e non stra- volto, nella propria identità. Sono interrogativi e questioni a cui solo il tempo potrà rispon- dere. Intanto, il pescatore Intha gira i suoi pesci sulla brace e scruta l’orizzonte, mentre gli ul- timi raggi di sole scintillano sulle acque placide del lago Inle. Andrea Mapelli e Daniele Biella # Stupa (dove vengono conservate le ceneri/reliquie di defunti) del villag- gio di Impawkho sul lago Inde. Carro tradizionale e laboratorio del legno a Impawkho. Stupa nella piazza Shwedagon di Yangon e giovanissimo monaco buddhista.
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