Missioni Consolata - Aprile 2013
82 MC APRILE 2013 A ll’inizio del 2013, sulle mon- tagne immacolate della Svizzera, si è celebrato an- cora una volta l’appunta- mento di Davos. Lo strano convegno di oltre duemila tra capi di stato, ac- cademici, manager , giornalisti, invi- tati da una fondazione privata, non viene scalfito né dal tempo (siamo alla 26esima edizione), né dalla protesta dei no global (sempre meno clamorosa), né dalla crisi fi- nanziaria. Il World Economic Forum (Wef) si riunisce per migliorare il mondo: « improving the state of the world ». Che non serva a nulla è evidente, vi- sto che il mondo, con tutti i suoi di- sastri, non cambia; ma bisogna rico- noscere che è uno dei rari momenti in cui i mezzi di informazione trat- tano di temi globali, cosa che non succede, purtroppo, quando si ten- gono le conferenze dell’Onu. Certo i partecipanti al Forum sono meno ingessati dal cerimoniale, l’agenda è meno formale, insomma l’evento ha più colore, ma la vera spiegazione è che a Davos si ritrovano i veri po- tenti, quelli che detengono il con- trollo della finanza, dei mercati e della politica. E il potere esercita una grande attrazione sui media. Chi cerca di intrufolarsi, nel tenta- tivo assai difficile di far valere le proprie tesi, sono le Ong, da quelle ambientaliste come Greenpeace a quelle che lottano contro la fame come Oxfam . Proprio a quest’ultima va dato il merito di aver proposto a Davos un tema fastidioso: l’insoste- nibilità della ricchezza smodata che va di pari passo con il crescente di- vario tra ricchi e poveri. In occasione del Wef, Oxfam ha pre- sentato un documento dal titolo «Il costo dell’ineguaglianza: come la ricchezza estrema ci fa male». Negli ultimi trent’anni - sostiene Oxfam - la disuguaglianza si è drammaticamente accentuata in quasi tutti i paesi del mondo e il reddito di alcuni ha toccato vette mai viste prima. In Cina il 10% della popolazione possiede oggi il 60% del reddito, lo stesso accade in Su- dafrica. L a globalizzazione con il suo mito del trickle down , lo sgocciolamento della ric- chezza fino agli strati più bassi delle società, non ha funzio- nato. La crescita economica non ha portato migliori condizioni di vita per tutti, ma l’abbondanza esage- rata per pochi. Il mercato dei beni lussuosi raddoppia ogni anno e an- che dopo la crisi, la domanda di ya- cht , macchine sportive, champagne , gioielli non ha subito rallentamenti. Ma l’espansione dei consumi di lusso non è sufficiente a far ripar- tire l’economia, la concentrazione del potere di acquisto in poche mani è, dunque, inefficiente dal punto di vista economico. Anche il problema della povertà non può essere risolto da una ricchezza così mal distribuita: in Sudafrica, dove il tasso di crescita annuo del Pil supera il 3%, un milione di per- sone verranno spinte sotto la soglia della povertà nei prossimi 5 anni, a meno che il governo non prenda provvedimenti. Le società ineguali sono poco dina- miche perché impediscono la mobi- lità sociale: se un bambino nasce povero in una società ingiusta vivrà e morirà da povero. L’ascensore so- ciale scende verso il basso, ma non riesce a salire. Il motivo: la qualità dei servizi pubblici peggiora, men- tre le eccellenze nella scuola, nella sanità, nella previdenza, vengono riservate a chi le può pagare profu- matamente. Durante la «Grande depressione» il presidente Roosevelt dichiarò: «L’u- guaglianza politica che abbiamo conquistato diventa priva di signifi- cato di fronte alla disuguaglianza economica». N elle società ineguali la de- mocrazia risulta forte- mente indebolita, perché la politica si piega al volere della grande ricchezza: lobby ben oliate e con potenti mezzi impedi- scono interventi a favore della ridi- stribuzione, come la tassazione progressiva su redditi e patrimoni. Dopo la seconda guerra mondiale, lo sviluppo economico dell’Europa è andato avanti per tre decenni pun- tando sull’allargamento delle op- portunità e sulla creazione di so- cietà più inclusive. La stessa cosa è avvenuta nelle «tigri asiatiche»: la Corea del Sud ha distribuito i bene- fici della crescita ai propri cittadini, incrementandola ulteriormente, anche il governo brasiliano negli ul- timi quindici anni ha basato la pro- pria crescita inarrestabile sulla lotta alla povertà e sull’aumento del be- nessere della maggioranza della popolazione. Dunque le ricette non mancano, ma il primo passo - dice Oxfam - per poter risolvere il problema è quello di riconoscerlo e consideralo una priorità politica. Dovrebbe avvenire così anche in Italia che, tra i paesi europei, è uno dei più diseguali. Sabina Siniscalchi SEMPRE PIÙDIVISI Mentre a Davos si celebra l’incontro dei potenti, le disuguaglianze nel mondo crescono. E questo fatto indebolisce le democrazie. Ma c’è chi propone soluzioni. E i ricchi fanno orecchie da mercante. Eticamente di Sabina Siniscalchi, Fondazione Culturale Responsabilità Etica MC RUBRICHE PERSONA, ECONOMIA, FINANZA
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=