Missioni Consolata - Aprile 2013

Cari mission@ri APRILE 2013 MC 7 nico Pompili, sottosegre- tario della Cei, ha fatto notare che «la missio ad gentes oggi è insidiata da un’altra parola d’ordine: nuova evangelizzazione. Ma anche Benedetto XVI nella Messa conclusiva del Sinodo ha definito il rapporto tra le due: [esse] non sono la stessa cosa ma c’è una stretta corre- lazione». Ciò che acco- muna la necessità di «nuova evangelizzazione e missio ad gentes è il de- siderio di trasformarsi dal di dentro», perché, ha proseguito Pompili, «è il cambiamento dell’io che arriva a contagiare il noi». Maria Chiara Pallanti, coordinatrice del Centro Missionario di Firenze e rappresentante dei laici nella presidenza di Mis- sio, ha fatto notare che «i tempi sono maturi per un colpo d’ala. Per passare da una pastorale di con- servazione ad una di an- nuncio». Ecco allora che il Cmd può avere e di fatto ha «u- na coscienza critico-pro- fetica nella lettura del Vangelo», ha detto, per «introdurre pensieri e sti- moli che ci facciano usci- re dalla routine ed im- mergerci nella quotidia- nità». Fare in modo che «la missionarietà pervada tutti gli ambiti della vita». Infine, Monsignor Pompili ha introdotto il discorso della comunicazione, par- lando di tre questioni de- cisive che aiutano la mis- sione e quindi la Chiesa: quella del linguaggio, de- gli spazi relazionali e del- l’immaginazione. In parti- colare «far ricorso all’im- maginazione, non significa ricorrere alla fantasia. Significa solleci- tare l’individuo nei suoi gangli vitali. Trovare for- me di comunicazione di- versa nella fede», ha con- cluso Pompili. E i Cmd questo hanno imparato a farlo veramente molto bene. Ilaria De Bonis VADEMECUM DELLA MISSIONE, STRUMENTO PER DIOCESI VIVE EMI, 2013 Missione come recupero della funzione «critico- profetica» delle diocesi, apertura di spazi umani reali e nuovo protagoni- smo delle parrocchie; co- me tessitura di legami concreti tra chi va e chi ri- mane, per ritrovare, «in una società sempre più li- quida e fluida», la dimen- sione del contatto. Lo hanno spiegato con modalità e parole diverse, ma con la stessa enfasi, i relatori che il 13 dicem- bre scorso hanno presen- tato alla stampa il nuovo Vademecum del Centro Missionario Diocesano , e- dito dalla Emi. Una guida pratica per o- rientarsi nel panorama missionario contempora- neo. «C’era grande biso- gno di questo volume nel nostro mondo», ha spie- gato don Gianni Cesena, direttore di Missio. Il va- demecum non lascia fuori niente e nessuno: ogni organismo preposto alla missione, dalle Pontificie Opere Missionarie alle associazioni di volontaria- to è citato nel testo, che fornisce una visione a 360 gradi, ponendo i Centri Missionari Diocesani nel- la posizione di soggetti attivi. In cosa consiste la pastorale missionaria? Cos’è l’animazione e chi la fa? Come si può pren- der parte ad un gruppo? Questa guida, in poche parole, ci spiega che la missione non è una cosa per pochi addetti, è la vo- cazione di molti. Don Gianni Cesena ha po- sto l’accento sulla decli- nazione dei tre momenti: formazione, cooperazione e animazione, che insie- me completano il quadro. Ha spiegato che la Chiesa non è solo contemplazio- ne e che l’apertura all’e- sterno, il coinvolgimento, la formazione sugli stili di vita, sono momenti dell’a- nimazione missionaria. Se il nuovo Schema di re- golamento per i Centri Missionari Diocesani è in un certo senso la legge, «il vademecum è lo stru- mento operativo, frutto di un lungo lavoro di equi- pe», ha spiegato don Al- berto Brignoli, assistente dell’ufficio di Cooperazio- ne tra le Chiese e coauto- re del volume - «che rie- sce ad offrire uno spacca- to esauriente» di un mondo in evoluzione. Per capire la portata di u- na guida di questo genere si deve tornare al magi- stero della Chiesa, a Pio XII, all’enciclica sui fidei donum, al Concilio Vati- cano II. Monsignor Dome- rale d’Isiro (solo a gen- naio 2013 le autorità sani- tarie hanno comunicato che l’emergenza ebola è finita, ndr ). La missione si capisce vi- vendola con amore. È si- curamente in questa vita vissuta tra tutte queste miserie, che il mito del missionario si infrange e sorge l’uomo missionario, con tutte le sue fragilità, le sue limitatezze e l’im- potenza di fronte alle ne- cessità dell’uomo, ed è qui che entra in gioco la nostra fede, la fede sem- plice dei forti, dove l’unico «Mito Eterno» da seguire è Gesù Cristo. Ed è lì, stringendo queste mani, intrecciando i loro sguardi, vedendo i loro sorrisi, che le nostre ma- ni si sostituiscono a quel- le della Vergine Consolata che tiene in braccio Gesù bambino. Ed allora sì, capisco che la nostra è una presenza di consolazione. Cercan- do di portar consolazione agli altri, si dimenticano anche gravi problemi che ci circondano, donando con tutte le nostre fragi- lità e i nostri limiti quel- l’amore che a loro è stato negato o che semplice- mente non hanno mai a- vuto. Cerchiamo di dare quella dignità negata, quella speranza che è la tenera ala sostenitrice della nostra fede. Ivo Lazzaroni, Lmc, da Isiro, RD Congo, ottobre 2012

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