Missioni Consolata - Aprile 2013
STORIA DI COLONIZZAZIONE La difficoltà nel codificare questo gruppo etnico scandinavo è figlia della violenta storia di colonizza- zione di cui i Sami sono stati vit- time a partire dal XVI secolo. Sino ad allora i Fenni, come li aveva chiamati nel 98 d.C. Tacito nel suo Germania , non hanno mai avuto bisogno di identificare se stessi, essendo vissuti prati- camente isolati e commerciando pacificamente con i finnici, con cui condividono il ceppo lingui- stico ungro-finnico. A parte il fugace accenno di Ta- cito, i Sami rimasero pressoché sconosciuti nel continente euro- peo sino al medioevo, quando Svezia, Danimarca e Russia ini- ziarono a contendersi la regione settentrionale della penisola scandinava, imponendo tasse ai suoi pochi abitanti. La necessità di procurarsi legname, di cui sono tuttora ricche le terre del Nord, favorirono la colonizza- zione da parte degli abitanti del sud: norvegesi, russi, svedesi, tamburi di cui sono tappezzate le stanze in cui abita. Però, sia lei che Ari, sami non lo sono, anche se potrebbero esserlo. E an- ch’essi, come molti altri finlan- desi, norvegesi, svedesi che vi- vono in Lapponia, incespicano quando chiedo loro quali carat- teristiche occorre possedere per potersi definire sami. Questa titubanza mi conforta: dopo diverse settimane di sog- giorno in Lapponia, non ho an- cora capito cosa significa essere sami e chi si può qualificare tale ed ero arrivato al punto di pen- sare di non aver capito nulla di questo gruppo etnico, l’ultimo ceppo indigeno presente in Eu- ropa. Tutte le persone che ho in- terrogato sull’argomento, mi hanno offerto risposte variegate: è sami chi parla una delle nove lingue sami (in questo caso, se- condo i dati del parlamento sami svedese, il 70% di chi si dichiara ufficialmente sami, non do- vrebbe esserlo); è sami chi è nato da almeno un genitore sami (dunque sarebbero sami anche l’attrice Renée Zellweger e la cantante Joni Mitchell, nate ri- spettivamente da madre e padre sami); è sami chi alleva le renne (i sami che vivono di pesca, al- lora, a quale gruppo apparter- rebbero?). L’ambiguità si ripercuote anche tra gli stessi rappresentanti poli- tici. Egil Olli, presidente del Sa- mediggi (il parlamento sami) norvegese, fatica a trovare una descrizione adatta, rimandan- domi alla definizione ufficiale: «Una persona è considerata sami se egli stesso si considera sami e se ha imparato a parlare sami avendo almeno un genitore o un nonno che parla sami come madrelingua». LAPPONIA 52 MC APRILE 2013 finlandesi cominciarono a spo- starsi oltre il Circolo Polare Ar- tico, appoggiati da numerosi de- creti reali che favorivano gli in- sediamenti e assegnavano terre «permanentemente disabitate appartenenti a Dio e alla Corona Svedese e a nessun altro». Poco importa se le terre «per- manentemente disabitate» erano, in realtà, già da millenni territori dei Sami: in quanto pa- gani e idolatri, non avevano di- ritto a ciò che Dio aveva creato per i cristiani. L’alleanza tra Chiesa e stato, fu una miscela esplosiva per la cul- tura sami: ossessionati dalla stregoneria, i missionari luterani consideravano satanico tutto ciò che aveva un collegamento con l’aldilà. Gli sciamani comincia- rono a essere emarginati dai siida (i villaggi), gli yoik , i canti tradizionali che identificavano ciascun gruppo o addirittura il singolo individuo, vennero proi- biti, mentre i tamburi con i quali si cercava un passaggio nel
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=