Missioni Consolata - Aprile 2013
I l 10 luglio del 1992 una Chiesa è nata nelle steppe dell’Asia Centrale. Ciò avvenne quando tre missionari della Congregazione del Cuore Immacolato di Maria (Cicm) misero il piede sul suolo mongolo. Sembrava quasi un’avven- tura per i tre religiosi stabilire una missione là dove la Chiesa non aveva alcuna struttura fisica né membri da considerare propri. Sin dall’inizio, l’idea di far nascere una Chiesa dal nulla sembrava un’im- presa paurosa, piena di sfide, ma anche eccitante. Siamo arrivati quando la Repubblica di Mongolia si era appena liberata dal dominio della Russia Sovie- tica e la nazione stava tentando i primi passi per reg- gersi in piedi da sola. Il governo appena costituito cercava di rispondere ai vari problemi e necessità della gente e del paese. C’era una situazione in un certo senso caotica nei luoghi pubblici, come lo «scio- pero della fame» messo in atto davanti al palazzo presidenziale e parlamento, per chiedere le dimis- sioni dell’allora primo ministro. A guidare la dimo- strazione c’era anche un coraggioso e impegnato atti- vista sostenitore della democrazia: Tsakhiagiin El- begdorj, attuale presidente del Paese. MC PICCOLA MA VIVACE I PRIMI CONTATTI Stando in un appartamento in affitto, abbiamo lenta- mente trovato la nostra strada per entrare nel cuore dei mongoli, cercando di vivere come loro, sperimen- tando le stesse privazioni e difficoltà di vita di quel tempo. C’era scarsità di cibo e mancanza di como- dità. La Mongolia era un «paese di stenti», come di- cevano molti stranieri incontrati durante i primi giorni della nostra integrazione. Ben presto, però, dopo aver conosciuto meglio la gente e il loro stile di vita, e dopo aver imparato un po’ la loro lingua, ci siamo sentiti più fiduciosi nell’allacciare contatti con i locali. «Venite e vedete» era la nostra parola d’ordine per far sentire benvenute e a proprio agio le persone che incontravamo e si avvicinavano a noi. Alla curiosità di chi si domandava chi eravamo, cosa facevamo, perché eravamo in Mongolia... rispondemmo piano piano, quando cominciammo a invitare e radunare la gente per le celebrazioni liturgiche, a organizzare classi di catechismo e a svolgere attività sociali. I primi anni sono stati tempi di sopravvivenza, adat- tamento e aggiustamento alle realtà fisiche del paese e del suo popolo. Per quel trio, sono stati anni di vero discernimento, inculturazione e prima evangelizza- zione... i primi contatti della Chiesa istituzionale con i fedeli di altre credenze e convinzioni religiose. TORNA A RIFIORIR LA STEPPA DI MONSIGNOR W ENCESLAO P ADILLA Con un messaggio pastorale il prefetto apostolico di Ulaanbaatar traccia la storia dei primi 20 anni della missione cattolica in Mongolia. Una storia che parte da tre missio- nari e arriva a centinaia di fedeli e un buon numero di missionari e missionarie, di- verse strutture e nuove conversioni ogni anno. Oggi, però, con lo sviluppo econo- mico e l’avvento della democrazia le sfide si moltiplicano. STORIA E SFIDE DELLA CHIESA PIÙ GIOVANE DEL MONDO Il prefetto apostolico mons. Wenceslao Pa- dilla e la cattedrale di Ulaanbaatar, la cui ar- chitettura si ispira alla gher , la tradizionale abitazione dei Mongoli. © Af MC/D Giolitti
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