Missioni Consolata - Aprile 2013

IV lo nominò suo legato e lo inviò subito indietro, con 26 lettere credenziali da consegnare a re, dignitari ecclesiastici georgiani, nestoriani, giacobiti, fino al gran khan della Cina. Partito il 15 luglio 1289 insieme a un ma- nipolo di francescani e domenicani e al mercante genovese Pietro Lucalongo, fra’ Giovanni raggiunse le regioni del suo primo amore missionario, consegnò a principi e prelati le lettere papali e conti- nuò dappertutto a predicare, istruire, convertire e organizzare comunità cri- stiane. Ripreso il viaggio via mare, si fermò in India per oltre un anno; poi, sempre via mare, nel 1294 approdò insieme al dome- nicano Nicola da Pistoia e a Lucalongo al porto cinese di Zaitung o Quanzhou; ri- salendo il Canale imperiale, raggiunse Khambaliq e consegnò la lettera papale a Timur Khan (Kubilai era morto quello stesso anno). Come legato del papa, Giovanni da Mon- tecorvino fu accolto con tutti gli onori; gli fu concesso il privilegio di risiedere nella città proibita; ebbe piena libertà di annunciare il Vangelo a mongoli e cinesi, ai membri della famiglia imperiale e ai nestoriani. I frutti arrivarono subito: una princi- pessa, promessa sposa del gran khan, e il nestoriano principe Giorgio, re di Tenduk, abbracciarono la fede cattolica. Ma i nestoriani non gliela perdonarono. Presenti in Cina da sette secoli e sparsi in 20 province setten- trionali e orientali del celeste impero, essi occupa- vano posti di rilievo nell’amministrazione e non ave- APRILE 2013 MC 41 I NESTORIANI IN CINA A portare per primi il Vangelo nell’Estremo Oriente furono missionari comunemente detti nestoriani, appartenenti alla Chiesa Siriaca d’Oriente, diffusa in Persia e Mesopotamia. Guidati dal monaco persiano Alopen, essi portarono il cristianesimo in Cina nel 635, durante la dinastia dei «T’ang», alquanto tollerante verso le religioni non cinesi. Il fatto è testimoniato dalla famosa stele di Si-ngan- fu, eretta nel 782, scritta in lingua siriaca e caratteri cinesi, scoperta nel 1625. Caposaldo della metodologia missionaria dei cristiani orientali erano i monasteri. Si sforza- rono di presentare le verità cristiane, adat- tandole alla mentalità cinese e assumendone la lingua; disponevano di una preziosa bi- blioteca: 230 libri, in parte tradotti e in parte adattati da esperti. Alcuni di questi scritti fu- rono ritrovati nel 1908 nelle grotte di Tunh- wang (ad esempio il libro Gesù Messia). Que- sto primo tentativo di evangelizzazione durò fino all’845, allorché un editto imperiale e re- lative persecuzioni ne decretarono la fine. Ma durante i secoli XI-XIII, grazie alla « pax mongolica », che garantiva a mercanti e mis- sionari di viaggiare in sicurezza attraverso l’impero di Gengis Khan, la Chiesa d’Oriente riprese vigore e fu accol- ta da diverse tribù turco- mongole dell’Asia centrale e settentrionale. Gruppi di cristiani orientali furono segnalati da Marco Polo e dai missionari france- scani nell’impero mongolo. «Sappiate, padri miei - disse un cristiano orienta- le nel XIII secolo - che molti dei nostri padri sono andati nelle terre dei Mongoli, dei Turchi e dei Cinesi, a istruirli, tanto che sono molti i Mongoli cri- stiani. Vi sono perfino figli di re e regine battezzati che professano il Cristo e ci sono chiese presso di loro. Onorano assai i cri- stiani, e molti di loro sono credenti». B.B. MC PICCOLA MA VIVACE Pagina accanto : i grandi viaggi dei missionari france- scani per raggiungere l’impero dei Mongoli durante il XIII-XIV sec. e Giovanni da Montecorvino. In alto : Odorico da Pordenone predica ai popoli asiatici (formella del sarcofago del beato, chiesa del Carmine, Udine). Sopra : la stele di Si-ngan-fu, scritta in lingua siriaca con caratteri cinesi, in cui si ricorda l’arrivo in Cina dei primi missionari della Chiesa Siriaca d’Oriente. © LPTL/Wikimedia Commons

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