Missioni Consolata - Aprile 2013
40 MC APRILE 2013 tano senza fiatare, ma nessuno diceva di voler essere cristiano. Il missionario riescì ad amministrare solo sei battesimi, tutti a figli di deportati. Ammesso alla presenza di Mongku Khan, Guglielmo si sentì spiegare che il sovrano non aveva bisogno del cristianesimo; gli bastavano gli indovini, i cui consigli lo facevano vivere bene. A luglio dello stesso anno ri- partì, portando con sé la lettera per il re di Francia in cui Mongku gli chiedeva la sua sottomissione. Dopo quasi un anno di viaggio, il missionario raggiunse la Terra Santa, dove scrisse un rapporto preciso e det- tagliato del viaggio in forma di lettera per re Luigi: resoconto vivo e affascinante, uno dei capolavori della letteratura geografica medioevale, intitolato Iti- nerarium fratris Willielmi de Rubruquis . MISSIONI... COMMERCIALI Se dal punto di vista missionario e diplomatico fu- rono un fallimento, queste ambascerie ebbero altri risvolti positivi: le notizie raccolte dai missionari sve- larono all’Occidente un mondo ancora sconosciuto; le loro imprese aprirono ai mercanti la strada verso il favoloso Cathay, come era chiamata la Cina. Dove fal- lirono le missioni diplomatiche, riuscirono quelle commerciali. Nel frattempo, infatti, il nuovo gran khan Kubilai aveva spostato in Cina la capitale del suo impero, co- nosciuta dagli europei col nome turco di Khambaliq (città del khan), l’odierna Pechino. A contatto con la civiltà cinese la cultura mongola conobbe una nuova fase. È quanto testimoniano due mercanti veneziani, Nicolò e Matteo Polo: arrivati nella capitale nel 1260, trovarono una corte variopinta e un imperatore ben disposto e curiosissimo: «Dimandò di messere il Papa e di tutte le condizioni della Chiesa romana e di tutte le usanze dei latini». E quando i due mercanti ripartirono, dopo nove anni, Kubilai li pregò di ritor- nare e di portargli «un po’ d’olio della lampada che arde sul sepolcro di Cristo», e affidò loro un messag- gio per il Papa, in cui chiedeva 100 uomini di scienza che istruissero i tartari sulla religione cristiana. Nel 1271 il papa Gregorio X mandò due domenicani, insieme ai due mercanti veneziani, cui si era ag- giunto il piccolo Marco, autore del Milione ; ma i frati tornarono subito indietro. Sei anni dopo furono in- viati quattro francescani, che sparirono nel nulla. Nel 1287 un monaco nestoriano, Raban Sauma, ar- rivò in Europa come ambasciatore dello stesso Kubi- lai Khan, per chiedere al re di Francia un’alleanza contro i turchi e al papa di inviare missionari. Nicolò IV, primo papa francescano, non esitò un istante: nel 1289 decise di mandare un missionario già collau- dato: fra’ Giovanni da Montecorvino. GIOVANNI DA MONTECORVINO Nato nel 1247 a Montecorvino, vicino a Salerno, «dot- tissimo ed eruditissimo» come lo definisce il Mari- gnolli, per 10 anni aveva predicato il vangelo in Ar- menia, Persia e Tartaria settentrionale, operando migliaia di conversioni. Tornato a Roma come amba- sciatore dei re di quelle regioni presso il papa, Nicolò © LPTL/Wikimedia Commons © AFMC/B Bellesi
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=