Missioni Consolata - Aprile 2013
APRILE 2013 MC 39 alla missione di Giovanni da Pian del Carpine non ci fu quindi alcun progresso. Tuttavia il frate domeni- cano tornò con molte informazioni sulla neutralità dei Mongoli in materia religiosa e sulla forte pre- senza di cristiani nestoriani alla corte dell’impera- tore. Tali informazioni incoraggiarono Luigi IX a in- viare un’altra missione, nella speranza di convertire al cristianesimo tutta l’aristocrazia mongola. La nuova missione affidata nel 1253 al francescano fiammingo Guglielmo di Rubruck, aveva carattere non solo missionario ma anche politico e scientifico. Nelle sue lettere il re di Francia usò espressioni di cortesia verso i re tartari, chiedendo che Guglielmo e il suo compagno fra’ Bartolomeo da Cremona, potes- sero restare nei paesi da loro governati «per inse- gnare la Parola di Dio». Al tempo stesso re Luigi chiese a Guglielmo di scrivere un rapporto su tutto ciò che avrebbe potuto apprendere sui Mongoli. Partiti nel 1253 da San Giovanni d’Acri alla volta di Istanbul, i due missionari proseguirono verso la re- gione del Volga, incontrarono il campo militare (orda) di Sartach, poi quello di suo padre Batu, dove furono accolti con benevolenza, ma vennero indiriz- zati a Karakorum, poiché solo il Gran Khan aveva po- tere di decidere circa le relazioni con i sovrani di altri popoli. Raggiunto l’accampamento di Mongku, nipote di Gengis Khan e successore di Guyuk, i due missio- nari entrarono in Karakorum nell’aprile del 1254. Gu- glielmo fece moltissimi incontri: ambasciatori di po- poli tributari, monaci nestoriani o buddisti, sciamani, prigionieri occidentali... Egli organizza pubbliche dis- pute teologiche con sacerdoti buddisti: tutti ascol- VISTI DA VICINO: ASPETTO FISICO, VIRTÙ E VIZI DEI TARTARI «Il loro aspetto fisico è diverso da quello di tutti gli altri uomini. Sono, tra gli occhi e le guance, più larghi degli altri uomini, e le guance sporgono sulle mascelle. Hanno il naso piatto e corto, gli occhi piccoli, e le palpebre che salgono sino alle sopracciglia. Sono assai sottili di cintura, con poche ecce- zioni. Quasi tutti sono di statura mediocre. La maggior parte hanno pochissima barba; al- cuni tuttavia hanno sul labbro superiore e sul mento qualche rado pelo che non tagliano mai. Sulla cima del cranio, hanno una corona di capelli, alla maniera dei chierici, e da un orecchio all’altro, su una larghezza di tre di- ta, tutti si radono i capelli alla stessa manie- ra, ma lasciano crescere sino alle sopracci- glia i capelli che sono tra la corona e la ra- satura; e da una parte all’altra della fronte, hanno i capelli tagliati più che a metà; per il resto, li lasciano crescere, alla maniera delle donne, e ne fanno due trecce che annodano dietro l’orecchio. Hanno i piedi piccolissimi. I detti uomini, ossia i Tartari, sono assai più obbedienti verso i loro superiori, di quanto non lo siano gli altri uomini... e li venerano grandemente, né osano mentire dinanzi a lo- ro. Contendono di rado a parole e mai con fatti. Guerre, risse, ferimenti, omicidi, non av- vengono mai tra di loro. Predoni e ladri di grandi cose non si trovano tra di loro, perciò non usano chiudere con serrature o legature le loro abitazioni e i carri entro i quali rac- chiudono il proprio tesoro. Se qualche ani- male si disperde chiunque lo incontri, o lo la- scia dove trovasi o lo consegna a coloro che sono incaricati di raccoglierli. E i pro- prietari li richiedono a questi, ottenendoli di ritorno senza nessuna difficoltà. Si rispettano molto l’un l’altro e si trattano con grande fa- migliarità e per quanto i viveri siano assai scarsi, pure se li passano volentieri... Le loro mogli sono caste, né si sente mai dir nulla della loro impudicizia... Essi sono quanto mai altezzosi e sprezzanti verso gli altri uomini e li considerano pochis- simo, siano nobili, siano ignobili... Sono assai irosi verso gli altri uomini e sdegnosi ed an- che mentitori con gli stranieri...» ( Historia Mongalorum , 1247). MC PICCOLA MA VIVACE © LPTL/Wikimedia Commons © LPTL/Wikimedia Commons Pagina accanto : Kharkhorin (Karakorum), l’antica capitale dell’impero mongolo; mappa della sua massima espansione. Qui a sinistra : Niccolò e Matteo Polo presentano al papa Gregorio X una lettera da parte di Kubilai Khan nel 1271. Sotto : «Historia Mongalorum» di Giovanni da Pian del Carpine e l’«Itinerarium» di Guglielmo di Ru- bruck, due capolavori della letteratura geografica medioevale.
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