Missioni Consolata - Aprile 2013
32 MC APRILE 2013 QUALE CESARE ABBIAMO SCELTO COME NOSTRO DIO? «Un servitore non può servire due padroni» (Gv 19,15; Es 20,3) a cura di Paolo Farinella, biblista Così sta scritto DALLA BIBBIA LE PAROLE DELLA VITA (74) MC RUBRICHE D urante la passione di Gesù, secondo la versione di Giovanni (cf Gv 18-19), gli stessi che presentano la moneta con l’effige dell’imperatore si trovano davanti a una scelta, come i loro antenati al tempo di Samuele: scegliere tra Dio e Cesare. Consapevol- mente e senza esitazione essi rinnegano Dio come re e riconoscono Cesare come loro signore e padrone. Quando Pilato, in rappresentanza dell’imperatore, li obbliga a sce- gliere, essi non hanno esitazione: « 13 Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare... 14 Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!”. 15 Ma quelli gridarono: “Via! Via! Crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Met- terò in croce il vostro re?”. Risposero i capi dei sacerdoti: “Non abbiamo altro re che Cesare”» (Gv 19,12.14-15). UNA QUESTIONE ANTICA Nel secolo VI a.C., quando furono redatti i libri di Samuele, gli antenati degli scribi e dei farisei, agirono allo stesso modo, rinnegarono Dio come loro re e chiesero a Samuele un imperatore che li giudicasse: «Stabilisci per noi un re che sia nostro giudice, come avviene per tutti i po- poli» (1Sam 8,5). A Dio dispiacque questa richiesta perché «non si può servire due padroni» (Lc 16,13). Con quella risposta, essi annullarono la specificità d’Israele che fu scelto tra tutti i po- poli, come «popolo di Dio»; essi invece vollero essere «come avviene per tutti i popoli». In forza della Scrittura e in nome della loro storia privilegiata, storia di elezione e di alleanza sponsale, gli Ebrei dovrebbero farsi ammazzare piuttosto che contaminarsi con l’immagine del- l’imperatore, che pretende di usurpare la regalità di Dio. Essi, al contrario, fanno una profes- sione pubblica di fede davanti a Cesare: «Non abbiamo altro re che Cesare», che è l’opposto esatto del primo comandamento: «Non avrai altri dèi di fronte a me» (Es 20,3). Ci troviamo in piena apostasia, allo stesso modo che nel deserto del Sinai, quando gli Ebrei sostituirono il Dio di Mosè con un vitello d’oro fuso, che invocarono come loro liberatore (Es 32,4.8). Le parole dei suoi correligionari, per di più pronunciate davanti al rappresentante del potere ro- mano, che era potere di occupazione, devono essere risuonate amare e scandalose nelle orec- chie di Gesù. La questione era talmente delicata che al tempo di Gesù, lo stesso procuratore ro- mano, Pilato, per non urtare la sensibilità degli Ebrei, la cui religione vietava le immagini sacre, aveva fissato la propria residenza a Cesarea Marittima, cioè lontano dal tempio, centro religioso della vita degli Ebrei. A Cesarea, egli può tenere le insegne con le effigi dell’imperatore, ma quando andava a Gerusalemme evitava di portarle con sé, per rispetto degli Ebrei, ma anche per paura di sommosse popolari. Il rappresentante dell’imperatore ha, per la religione ebraica, quel rispetto che gli stessi mem- bri del sinedrio dimostrano di non avere. Essi sanno bene che portare le monete romane signi- fica macchiarsi di contaminazione e d’impurità, perché con le monete portano con sé l’effige di Cesare. Essi usano il denaro di Cesare nei loro traffici e con questo si dichiarano sudditi e schiavi, abdicando non solo dalla loro condizione di figli, ma anche dal loro ruolo di guide del popolo. Se l’autorità stessa rinnega il Dio della creazione, come può pretendere di guidare il po- polo verso l’autorità di Dio? Gli stessi che portano con sé l’immagine di Cesare, proibiscono ai Giudei di entrare nel tempio con la moneta romana, proprio perché riproduce l’effige dell’impe- ratore romano che si considerava e veniva considerato «divino», cioè figlio di Giove e a lui biso- gnava prestare culto. La questione è molto grave e lo si deduce anche da un altro fatto: poiché il denaro romano por- tava l’effige dell’imperatore, non poteva essere versato nel tesoro del tempio perché sarebbe stato un sacrilegio. Per ovviare a ciò nel portico del tempio vi erano i cambiavalute, che scam-
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=