Missioni Consolata - Aprile 2013

frammenti della «gioia perfetta del pellegrino in cammino», pez- zetti di una felicità data in pre- mio discreto e silenzioso. Carlo Maria Martini ricorda che «gioia perfetta non vuole dire non con- dividere il dolore per l’ingiustizia, per la fame nel mondo; è una gioia più profonda, dalla quale ci dispensiamo troppo facilmente pensando che non sia per noi...». È imbarazzante parlare di sé, è difficile trovare il giusto tono per confessare vissuti coinvolgenti. In effetti, la mia è una gioia che non teme di piegarsi sulle soffe- renze altrui, ma - lo riconosco - ne rimane trascinata perché for- temente condizionata dalla sa- lute dei miei pazienti. Con la loro sofferenza ho sempre avuto un rapporto appassionato ma ap- peso al filo tagliente della do- manda: «Guarirà? Ce la farà?». La chirurgia richiede di mesco- lare coraggio e umiltà, ardi- mento e paura. Quale intervento sceglieremmo se, invece di es- sere i chirurghi, noi fossimo i pa- zienti? L’ABISSO FRA RICCHI E POVERI Il mondo dei poveri è così lon- tano dal nostro che tutti gli indi- catori di questa inaccettabile di- suguaglianza e tutte le immagini della loro sofferenza, pur così frequenti sui media, finiscono col non dirci più nulla. Il lavoro in Sud Sudan ci ha insegnato molto sulla sofferenza degli oppressi. Il confronto con una realtà di biso- gno gravissimo, in un ambiente di inimmaginabile arretratezza e isolamento e di precarietà asso- luta dei servizi sanitari è stato oltremodo istruttivo. Il Sudan ci ha fatto incontrare la fame e le carestie che uccidono, le ca- panne buie e spoglie, la man- canza di tutto, la lebbra e le ma- lattie tropicali, la tubercolosi e le polmoniti, le giovani donne che muoiono di rottura di utero e i bambini in coma per malaria ce- rebrale. La salute non è un di- ritto individuale, ma un bene in- divisibile dell’intera umanità. Nel villaggio globale il collasso di una parte del mondo non può non riflettersi sul suo intero. Questo tema chiama tutti a un impegno concreto che deve par- tire dalla consapevolezza delle disuguaglianze, delle loro cause e dei loro meccanismi. La comu- nità scientifica è chiamata ad analizzare e a diffondere i temi dell’equità, dello sviluppo soste- nibile, della difesa della dignità umana e della vita delle per- sone. Noi, operatori sanitari sul campo, abbiamo il dovere peren- torio della denuncia, perché di questi fenomeni siamo testimoni diretti e l’informazione e la sen- sibilizzazione sulle problemati- che del sottosviluppo sono nostri compiti istituzionali. Oggi si riconosce che la logica del profitto e la globalizzazione del mercato hanno prevalso sulla globalizzazione dei diritti e che le istituzioni finanziarie in- ternazionali Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale, sostituitesi di fatto all’Organizza- zione Mondiale della Sanità ITALIA 28 MC APRILE 2013 (Oms) nel guidare la politica sa- nitaria, hanno aggravato le disu- guaglianze, perché hanno indi- cato la stessa come una variabile dipendente della crescita econo- mica. Come condizione per ac- cedere ai prestiti e aiuti interna- zionali sono stati imposti «aggiu- stamenti strutturali» quali la li- beralizzazione del commercio, il taglio della spesa sociale, l’in- troduzione di ticket e delle assi- curazioni private e la privatizza- zione dei servizi con il risultato di smantellare i servizi sanitari nazionali. Il Rapporto della Com- missione Macroeconomia e Sa- lute dell’Oms del 2001 riconosce che la prima causa del disastro sanitario che colpisce gran parte dell’umanità è la povertà estrema e che la salute dipende anche, come noto da decenni, da agricoltura, alimentazione, ac- cessibilità all’acqua salubre, istruzione. Il Rapporto considera principalmente una strategia consistente in interventi sanitari essenziali e afferma che l’inve- stimento nella salute deve es- © Archivio CCM # Qui a destra : il dottor Meo applica la chirugia «povera» in un ospedaletto del Sud Sudan.

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