Missioni Consolata - Aprile 2013
MC ARTICOLI La sera prima, pur sotto la piog- gia, avevamo partecipato a una processione davanti al tempio centrale, lungo un «percorso sa- cro» segnato da pietre dissemi- nate sull’immenso prato, prece- duti dai portatori di bandiere, e ciascuno avevamo in mano una candela accesa... Il tutto mentre lassù in alto, dentro il tempio, un sacerdote faceva le prostrazioni di rito e offriva incenso a Buddha. Fui molto impressionato dalla devozione che tutti i fedeli Soo- woon-kyo mostravano durante la preghiera. I rituali sono precisi e complicati (retaggio del Confu- cianesimo); per fare la prostra- zione, per esempio, gli uomini devono mettere a terra per prima la mano sinistra (le donne, quella destra) e appoggiare il piede sinistro sopra quello de- stro (le donne al contrario), e così via... Le formule cantate, per me incomprensibili, devono essere molto ripetute, perché tutti le sapevano a memoria e le cantavano a occhi chiusi, con grande concentrazione. ATTIVITÀ DI CONTORNO A me, a dir la verità, sarebbe pia- ciuta una spiegazione più calma e completa della «teologia» della religione, ma evidentemente gli organizzatori del programma non devono averla pensata come me, perché questa parte, pur im- portante, è stata coperta con una conferenza di un’oretta, senza la- sciare tempo a eventuali do- mande di spiegazione e di ap- profondimento. Tenete presente che ogni religione ha il proprio «linguaggio» che, per uno stra- niero come me, non sempre è fa- cile da capire. Molte altre ore sono state, invece, impiegate in attività di esperienza della cul- tura tradizionale coreana, con la quale il Soo-woon-kyo (come tutte le religioni autoctone co- reane) ha profondi legami. Ab- biamo così fatto un esercizio di origami : si trattava di piegare e ripiegare quattro fogli di carta colorata per ottenerne un han- bok , cioè un vestito classico co- reano in miniatura. Poi un’iniziazione alla danza sa- cra con i cembali, di chiara ma- trice buddista, e anche molto fa- ticosa dal punto di vista fisico, perché non si tratta solo di suo- nare i cembali, ma anche di ruo- tarli in aria mentre si eseguono alcuni passi di danza, volteg- giando su se stessi. Poi la preparazione di un piatto tradizionale coreano : esperienza alla quale mi sono discreta- mente sottratto, date le mie quasi nulle doti culinarie. Infine ci siamo accaniti tutti, a gruppetti, in una specie di gioco dell’oca , ricalcato su un gioco tradizionale ancora molto in voga in Corea, ma «trasformato» in base alle credenze del Soo- woon-kyo. Secondo il punteggio ottenuto, facendo rotolare un grosso «dado» di legno, i gioca- tori passavano attraverso un percorso tortuoso, complicatis- simo e pieno di insidie, dal «mondo reale degli uomini» per arrivare al «mondo intermedio» e infine raggiungere il «mondo del regno di Dio». Ci è stato spiegato che i fedeli prendono questo gioco molto sul serio, quando lo fanno nel giorno di capodanno, in quanto credono che il loro percorso sulla carta- guida del gioco determini dav- vero le vicende della loro vita di un anno intero. È poi successo che abbia vinto proprio io, e que- sto fatto mi è valso una grande popolarità tra tutti i presenti! PER CONCLUDERE Tutto sommato, è stata una bella esperienza, che ha arricchito di un altro tassello il mio cammino di impegno nel campo del dia- logo interreligioso. Personalmente, lo ripeto, avrei preferito meno attività di con- torno e più incontri di «so- stanza» con i rappresentanti del Soo-woon-kyo. Trovo curioso che, più una religione è piccola, più la sua «dottrina» si presenta complessa e di difficile com- prensione. La pretesa di unifi- care in una sola le tradizioni reli- giose di Confucianesimo, Buddi- smo e Taoismo, mi appare ec- cessiva, specie vedendo come, di fatto, la parte del leone sia fatta dal Buddismo: il fondatore del Soo-woon-kyo era un ex-mo- naco buddista! Allo stesso modo trovo sorpren- dente il fatto che, nonostante la piccolezza della religione e il suo profondo e perfino «esagerato» legame con la cultura tradizio- nale coreana, i fedeli del Soo- woon-kyo siano convinti di avere una «missione universale» da svolgere, per costruire il regno di Dio sulla terra. Una missione che sentono come particolar- mente affidata al «popolo co- reano», visto quasi come un messia per il mondo intero. Di fatto invece, a mio parere, la reli- gione si trova troppo «chiusa» nel mondo culturale coreano e non credo possa ancora vantare nessun tentativo concreto di apertura reale al mondo. Insomma, l’esperienza mi ha la- sciato in cuore un mucchio di do- mande sulle quali mi sarebbe piaciuto dialogare con i fedeli del Soo-woon-kyo! Ad ogni modo, come ho detto a tutti al mo- mento della cerimonia di chiu- sura dell’esperienza stessa, il fatto che adesso io abiti a pochi chilometri dal quartiere gene- rale della religione mi offrirà certamente, in futuro, altre oc- casioni di incontro e dialogo, che spero possa diventare proficuo. Un’ultima considerazione: certa- mente un’occasione come que- sta era preziosa per il Soo- woon-kyo per farsi conoscere e mettersi in mostra, ma ciò non toglie nulla al commovente im- pegno e all’entusiasmo con cui molte persone si sono prodigate per noi, in molti e diversi modi, in questo fine-settimana. Tutti noi partecipanti abbiamo sottoli- neato questo aspetto e li ab- biamo ringraziati di tutto cuore. «Venerando Dio in voi... arrive- derci!», fratelli e sorelle del Soo- woon-kyo. Diego Cazzolato APRILE 2013 MC 25
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