Missioni Consolata - Aprile 2013

I partiti di destra che governano il paese hanno una posizione molto netta sui rifugiati africani e non perdono occasione per ri- marcarla. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha definito i migranti africani come una mi- naccia all’identità dello stato ebraico. Elli Ishai, ex ministro dell’Interno, ha dichiarato a una tv israeliana: «La soluzione è chiara. Neghiamo loro il per- messo di lavorare, li imprigio- niamo e li rimandiamo in Eri- trea». Miri Regev, già parlamen- tare: «I sudanesi sono un cancro nel corpo della nostra nazione». Danny Dannon, parlamentare: «La soluzione è parlare aperta- mente di deportazione. Dob- biamo deportare gli infiltrati». «Gli africani che arrivano in Israele non sono alla ricerca di un lavoro, ma di protezione» ri- petono invece come un mantra gli attivisti e i pochi politici che da anni lavorano per integrare i rifugiati nella società israeliana. La possibilità di essere impie- gati, se non in nero, è molto bassa, perché lo stato ebraico non riconosce ai richiedenti asilo un permesso di lavoro. Questa condizione spinge ancora più in basso i rifugiati, infatti molti di loro sono stati costretti a pagare un riscatto per essere rilasciati, dopo essere stati sequestrati in Sinai. I trafficanti chiedono fino a 10mila dollari, una cifra enorme per i paesi dell’Africa sub-saha- riana. Le famiglie per aiutare i propri ragazzi s’indebitano, de- bito che ricade sulle spalle dei richiedenti asilo. IL LAVORO DEI VOLONTARI Israele è una nazione composta per l’ottanta percento da figli e nipoti di rifugiati. Ed è proprio su questo punto che insistono i vo- lontari di Levinsky Soup (La Zuppa di Levinsky), un gruppo di cittadini, che da febbraio dello ISRAELE 20 MC APRILE 2013 scorso anno aiuta gli africani che vivono nel parco. Iris ha studiato in Italia due anni e ha una vaga idea di come funziona il pro- gramma di protezione per i ri- chiedenti asilo in Italia e in Eu- ropa: «Il problema qui è gover- nativo ed è sicuramente l’agenda per la quale il paese deve rima- nere a maggioranza ebraica. È una cosa razzista. Non vogliono aiutare o permettere ad altre persone di restare qui. Ma non si prendono nemmeno il tempo di controllare se questi ragazzi hanno i requisiti o meno per ot- tenere l’asilo politico». Mentre Iris parla si forma una lunga # In queste pagine : immagini del parco Levinsky. Insegna, file di afri- cani per la distribuzione di cibo dai volontari. Qui a destra : scene di vita a Tel Aviv, volti africani tra i passanti.

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