Missioni Consolata - Aprile 2013

rappresentano la seconda etnia indigena più numerosa del Vene- zuela. Per poter conoscere il popolo warao è necessario partire dai vari elementi che costituiscono la sua organizzazione socio-cul- turale, politica, economica e reli- giosa; organizzazione influen- zata e condizionata dall’am- biente in cui vivono, caratteriz- zato da tutta una rete di fiumi grandi e piccoli, che circondano lingue di terra totalmente inon- date o pantanose, ricoperte da una esuberante vegetazione tro- picale. Il viaggio è molto bello: tutto in curiara (canoa), unico mezzo per raggiungere questo popolo, attraversando paesaggi di una bellezza meravigliosa. ASPETTO SOCIO-ECONOMICO La prima cosa che colpisce dei Warao sono le loro case: pala- fitte, chiamate janoko (luogo del- l’amaca) disposte in fila lungo la sponda del fiume. Generalmente esse sono aperte, il tetto rico- perto con foglie di palma, o, per i più fortunati, con lamiere. Alcuni hanno iniziato a chiuderle con pareti di tavole di legno o, per chi non ha i mezzi economici, con le stesse foglie della palma. La durata di queste case è molto ridotta: è normale per un warao ricostruire la casa ogni 8-10 anni. L’arredamento è molto es- senziale: l’amaca per dormire e per riposare, ceste o borse ap- pese con i vestiti e altri effetti personali; un angolo della casa è adibito per cucinare a legna. Le famiglie warao generalmente sono molto numerose, non solo perché hanno molti figli, ma an- che perché, secondo la loro cul- tura, le figlie, quando si sposano, portano in casa il marito. Le famiglie del villaggio sono unite fra loro da forti legami di solidarietà e mutuo aiuto. La co- munità, un tempo, era pretta- mente di carattere familiare, «comunità-famiglia», non stabile in un luogo, ma itinerante, alla ricerca di zone capaci di soddi- sfare i bisogni alimentari. Ora, con l’introduzione dei lavori sa- lariati, dell’agricoltura e della scuola, là dove è presente, c’è maggiore stabilità e apertura della comunità a diversi gruppi familiari. Tradizionalmente per i Warao il lavoro serviva a sopravvivere, cioè soddisfare la fame, conser- vare la salute e la vita. Essi si fabbricano la maggior parte dei loro utensili: amache ( chinchor- ros ), ceste, capanne, curiare (ca- noe), arponi e reti per la pesca, ecc. Oggi possono contare su qualche motore fuori bordo, an- che se costituisce per loro un ar- VENEZUELA 12 MC APRILE 2013 ticolo di lusso, a causa delle spese di manutenzione. Il mezzo di trasporto fondamen- tale rimane la curiara , ricavata scavando tronchi di alcuni tipi di alberi e poi impermeabilizzata al fuoco. Usare la canoa e nuotare sono tra le prime cose che un bambino impara. Questi strumenti semplici di loro fabbricazione, combinati alla loro profonda e dettagliata cono- scenza dei diversi ecosistemi e ambienti del delta, permettono ai Warao di vivere e approfittare delle risorse delle aree fluviali, dei boschi inondabili e delle zone litorali. Le attività tradizionali per la sussistenza erano, e lo sono ancora per un buon nu- mero di comunità, la pesca, la caccia e la raccolta di frutta sil- vestre, realizzate solo per il con- sumo quotidiano. Quando ci si procurava più del necessario era logico, e per molti lo è ancora, condividerlo. Tra i Warao non esiste la menta- lità di accumulare, si vive alla giornata, si gioisce quando si ha e si spera in un futuro migliore quando non si ha. Sono molto semplici e accolgono sempre con grande cordialità; non chia- mano mai chi li visita «straniero o forestiero», ma « dake » o

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