Missioni Consolata - Marzo 2013

lato un sorriso”. Una volta in So- malia, alla fine di uno spettacolo in un orfanotrofio dove, tra l’altro, c’erano tre suore della Consolata, l’unica presenza cristiana in quel momento nel paese, un medico è venuto da me e mi ha detto che quell’ora di spettacolo aveva an- nullato la sofferenza di venti anni di guerra, era stata la prima volta che aveva riso e si era divertito. Un’altra volta Dominique La Pierre mi ha detto: “Far sorridere in situazioni di povertà e soffe- renza significa in un certo senso già guarirla”. Era il mio sogno: di- ventare come il dottor Dagnino, medico e prete, far guarire col buon umore e il sorriso». Il mago Sales porta ai bambini un aiuto duplice: da un lato il diverti- mento, dall’altro i fondi raccolti in Europa. «Vado da loro per rega- lare un sorriso e fare una pro- messa. Non puoi andare da un bimbo, farlo divertire, scattare due foto e chiudere tutto lì!». ESSERE INCOMPRESO… Immaginiamo che per i confra- telli di don Silvio, e non solo per loro, deve essere difficile accet- tare una modalità così eccentrica di essere sacerdote. «Come ca- pita a tutti, ho incontrato persone che mi hanno capito e voluto bene, e altre che… non è che non FAR GUARIRE ATTRAVERSO IL SORRISO Con una leggera inflessione do- lente nella voce il mago Sales d’improvviso parla del male del mondo: la magia e Gesù sono le- gati tra loro dalla passione per l’umanità, in particolare quella sofferente. «Il male del mondo non può lasciare indifferenti, so- prattutto se colpisce un bambino. Uno dovrebbe usare ogni mezzo per lenirlo. Il gioco è un valore fondamentale. Molte volte in giro per il mondo i bambini mi hanno detto: “Grazie perché mi hai rega- mi abbiano voluto bene, però…». Il mago Sales parla con molta onestà dei suoi contrasti coi con- fratelli. Ci fa capire che in alcuni ambienti si preferisce non dire nulla, o al massimo alludere. Lui invece sembra non farsi remore. E la sua semplicità, l’assenza di rancore e di quella superbia di chi crede di essere nel giusto e vuole dimostrare gli errori degli altri, c’incantano. «Le difficoltà servono a stimolare la ricerca. Di solito il fatto che io faccia il mago non piace. Pen- sano: “Ma questo deve fare il prete!”. I confratelli non te lo di- cono. Poi te lo fanno sapere per vie traverse. Anche don Bosco una volta fu portato in manicomio dai suoi preti perché lo prende- vano per matto. Si trovano sem- pre persone così». UNA STORIA DOLOROSA Nella sua autobiografia il mago Sales, tra le altre cose, narra an- che di una storia d’amore che tre decenni fa l’aveva portato fuori dalla congregazione, in cui è poi rientrato dopo alcuni anni. Leg- gerla ci ha stupito, non tanto per la vicenda in sé, quanto per il fatto di trovarla scritta di suo pu- gno nel suo sito web . Evidente- mente per lui essere testimoni dell’amore di Dio non significa mostrare solo quelle parti di sé che corrispondono alle aspetta- tive della gente ma - come dice lui - «vivere integralmente la tua vita» con il male e il bene che in essa inevitabilmente si intrec- ciano. «È una cosa risaputa. Non l’ho mai nascosta. Il sentimento e la MARZO 2013 MC 59 MC ARTICOLI

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