Missioni Consolata - Marzo 2013

del suo maglione. «Mi definisco un prete che fa il mago: ho scelto di fare il mago, ma non di essere prete. La vocazione è come la vita: nessuno chiede di venire al mondo. La vita è un dono. La vo- cazione, cristiana e sacerdotale, pure». Il mago Sales faceva le magie già prima della vocazione, «quindi ho semplicemente continuato. Le faccio anche per riconoscenza: credo di aver ricevuto molto dalla vita, allora restituisco il debito e regalo dei sorrisi. Mi piace molto farlo!». Piemontese, nato nelle langhe, a Novello, nel ‘44, Silvio arriva piccolissimo a Torino col papà impiegato di banca, e la mamma commercialista. I geni- tori non lo possono seguire «al- lora sono stato bocciato in prima media. Andavo bene solo in edu- cazione fisica. Poi i miei mi hanno mandato dai salesiani coi quali ho fatto le medie e il classico fati- cando molto. A 19 anni un sacer- dote straordinario con la sua te- stimonianza di vita mi ha dato l’ input : volevo diventare missio- nario della Consolata! Ma i miei non erano d’accordo sulle mis- sioni, e un giorno ho trovato a casa un salesiano che mi ha por- tato nella sua congregazione. Io volevo entrare nella Consolata perché a Novello conoscevo un medico condotto, il dottor Da- gnino, che quando era rimasto vedovo era diventato missionario della Consolata, ed era andato in Kenya a testimoniare il Vangelo come prete facendo il medico». LA TIMIDEZZA, LA MAGIA E GESÙ CRISTO Sul viso e nella voce un sorriso affabile. Inaspettatamente il mago Sales appare timido, per- fino impacciato. Già dal primo sguardo su di lui dobbiamo fare i conti coi nostri schemi e pregiu- dizi. Per fortuna ci eravamo pre- parati a incontrarlo leggendo la sua gustosa e poetica autobio- grafia sul sito magosales.com . «Io sono molto timido. La timi- dezza non la vinci mai completa- mente. Fare spettacoli mi ha aiu- tato». Don Silvio dice di non es- sere un’eccezione: «Molti perso- naggi dello spettacolo sono ti- midi. Io ho insegnato ad Arturo Brachetti, star a livello mondiale. Quando l’ho incontrato era un ra- gazzino timido. Lo spettacolo l’ha aiutato a venire fuori. Vasco Rossi, ad esempio, è timidissimo. Io l’ho conosciuto. I timidi hanno una potenza in più perché, non esprimendosi nel sociale, interio- rizzano, e la loro fantasia diventa molto creativa». La timidezza e la creatività, lo spettacolo che fa esprimere l’in- teriorità. Tutto ciò ci fa intuire che la magia per don Silvio non è uno strumento posticcio, un’espe- diente per attirare l’attenzione e catechizzare il suo pubblico, ma un modo di essere, di esprimersi. Forse allora, al contrario di quanto lui stesso ci ha detto, la magia per la sua vita è più simile a una vocazione che a una scelta. «Ogni tanto ricevo delle mail di gente che mi chiede se non mi vergogno a fare il mago, io che sono prete. La magia è parte di me. In fin dei conti se la religione è soprannaturale, la magia è so- prannaturale in finzione. Magia e religione non sono da equiparare, ma in qualche modo tra loro c’è un legame. Gesù faceva miracoli. La magia, come il miracolo, non è il fine, ma un mezzo per far ca- pire realtà che altrimenti sareb- bero difficili da spiegare. Poi per me la magia è il modo in cui mi avvicino alla gente. In tanti terri- tori sono entrato non come prete ma come animatore per bambini. In Vietnam c’è una legge che im- pedisce riunioni di più di dieci persone. Io ne avevo di fronte più di mille e mi lasciavano fare. Lo stesso a Cuba, in Somalia, in Pa- lestina. Vado a regalare un sor- riso, non a fare politica o conver- sioni». 58 MC MARZO 2013 ITALIA # Il mago Sales in diverse «vesti» e occasioni. In senso orario a par- tire da qui sopra : in compagnia di Arturo Brachetti, suo «allievo» e attualmente star internazionale; durante uno spettacolo alla pre- senza di madre Teresa di Calcutta; durante l’intervista; vestito da mago e infine in abito talare nel suo museo-scuola della magia di Cherasco (Cuneo).

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