Missioni Consolata - Marzo 2013

PERÚ Testo e foto di PAOLO MOIOLA LA LOTTA DI UNA PIEMONTESE CONTRO IL LAVORO MINORILE PICCOLE SCHIAVE (TRA MURA DOMESTICHE) PRIGIONIERE (E LA NASCITA DEL CAITH) Nata in Piemonte nel 1934, inse- gnante di matematica al Liceo classico di Carmagnola, nel 1979 Vittoria Savio decide di lasciare tutto e partire. «Sarei voluta an- dare in Nicaragua ad aiutare la ri- voluzione sandinista. Invece mi ritrovai in Perú con il Mlal, un’or- ganizzazione di volontariato al- lora molto attiva». Trascorre i primi anni a Puno. Poi, a causa della presenza di Sendero luminoso , il Mlal è co- stretto a chiudere i progetti. Men- tre quasi tutti i suoi colleghi rien- trano in Italia, Vittoria decide di fermarsi a Lima. Qui conosce il fenomeno delle ragazze che, la- sciati i villaggi di campagna e le poverissime famiglie, si trasferi- scono in città per lavorare come domestiche nelle case dei più be- Possono avere anche soltanto 5 anni. Preparano il cibo, fanno le pulizie, le compere, l’assistenza. Lavorano per 15-18 ore al giorno, senza alcuna paga, alle dipendenze di «pa- droni» senza cuore e senza scrupoli. Come se ciò non bastasse, subiscono anche le attenzioni particolari dei maschi di casa. Le chia- mano «lavoratrici domesti- che», ma in realtà sono «piccole schiave». In Perú pare siano un esercito di 120-150 mila persone. Da oltre 30 anni, una piemontese lotta al fianco di queste bambine-donne, vittime della società e degli adulti. Siamo andati a tro- vare Vittoria Savio a Cusco, nella casa dove lei le accoglie. Ecco cosa ci ha raccontato. C usco. Una grande zucca tagliata a metà sta in mezzo al tavolo, pronta per essere pulita e smi- nuzzata. A Cusco, città andina a 3.400 metri d’altezza 1 , le mine- stre sono un piatto sempre ben accetto. Vittoria, la padrona di casa, ha fisico asciutto e folti ca- pelli bianchi. Il suo volto, segnato da rughe profonde, è come un’o- pera d’arte che cresce di valore con il passare del tempo. Parla con voce rauca, probabilmente segnata dalle sigarette che fuma una appresso all’altra. Un vizio personale che lei difende senza indugio. # Vittoria Savio, fotografata durante l’intervista nella cucina del Centro Yanapanakusun, a Cusco.

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