Missioni Consolata - Marzo 2013

poveriti della terra. Loro hanno diritto di accrescere il proprio consumo e la propria produzione, ma po- tranno farlo soltanto se noi accettiamo di sottoporci a una cura dimagrante». LAVORO ED ECONOMIA PUBBLICA Secondo il fondatore del Cnms occorre introdurre dei cambiamenti di carattere culturale, a partire dal la- voro. Si chiede: qual è la funzione del lavoro? Se l’unica strada per soddisfare i nostri bisogni è il mercato, la funzione del lavoro è guadagnare un salario, perché per entrare nel mercato abbiamo bisogno di denaro. Allora dobbiamo vendere il nostro tempo. «Per ribaltare questa logica diremo che la funzione del lavoro non è guadagnare un salario ma garantire i nostri bisogni. Altre possibilità si realizzano attra- verso il «fai da te», ma anche la solidarietà collettiva. Un luogo dove non si compra nulla, ma si ottiene qual- cosa grazie a un patto di solidarietà che abbiamo fatto al nostro interno» sostiene Gesualdi. «È il principio dell’economia pubblica. La domanda nuova è come farla funzionare senza che essa dipenda dalla crescita generale dell’economia. Io dico che bisogna eliminare la dipendenza dell’eco- nomia pubblica dal denaro, perché è questo che la tiene legata al resto dell’economia. Ci vuole un altro modo di concepire la partecipazione, che non si fermi a eleggere i nostri rappresentanti nelle istituzioni, ma si spinga fino al coinvolgimento nei servizi. Questo richiede che ci sia una certa orga- nizzazione, un apparato di apprendimento. Ma il problema più serio è la nostra chiusura mentale: noi non accettiamo che ci possa essere una dimen- sione collettiva alla quale dedicare parte del nostro tempo. È così fuori dal nostro immaginario che la vi- viamo come un’oppressione infinita». Idee queste sperimentate in piccolo, in comunità e gruppi circoscritti di persone, molto difficili da esten- dere a livello paese. Dice Gesualdi: «Dobbiamo ricosti- tuire le comunità. Poi il livello organizzativo dipende dal tipo di servizio considerato. Ci sono dei servizi che partono dal condominio. Ad esempio gli anziani: si può dare una risposta a livello condominiale, se gli abitanti sono disposti a farsi carico delle situazioni di bisogno degli anziani che vivono nel palazzo. Ci sono alcuni che necessitano di assistenza specializzata, al- tri hanno bisogno che si faccia loro la spesa, o che si tenga loro la cucina pulita. Possiamo immaginare di risolvere il problema degli anziani con un esercito di assistenti domiciliari pa- gati? Non lo può fare neanche la ricchissima Svezia. O ci inventiamo un altro tipo di coinvolgimento oppure andremo verso il degrado sociale più spaventoso. I li- velli organizzativi vanno adattati a quella che è la pe- culiarità del servizio da garantire. Tanti servizi vanno riportati al livello micro del territorio, compreso quello sanitario. Parlando di cura, molte malattie sono banali e si possono curare nel piccolo centro, con pochi posti letto. Oggi questa logica non è pensabile perché ci scontriamo con la questione dei costi: l’a- spetto monetario diventa ostacolo. Con strutture che diano servizi gratuiti, e nel contempo godano anche di lavoro gratuito, il problema monetario non ci sarebbe più. Penso a migliaia di microstrutture a livello di comu- nità che replicano lo stesso servizio e soddisfano quindi i bisogni». Marco Bello MARZO 2013 MC 47 MC MISSIONE DI CARTA Pagina a fianco : padre Ugo Pozzoli, missionario della Consolata allo stand della Emi. A fianco : la Emi presente alla marcia della pace Perugia - Assisi del 2011. Sopra : la Lim (Lavagna interattiva multimediale). L’inno- vazione tecnologica modifica il modo di comunicare. © Emi © Af MC/M Bello 2012

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