Missioni Consolata - Marzo 2013

di Gigi Anataloni EDITORIALE MARZO 2013 MC 3 Ai lettori BENEFICENZA E CARITÀ I ncontrare dei missionari (rari, per grazia di Dio) che, pur avendo dedicato la loro vita all’Africa fino alla consumazione di tutte le loro forze, rivelano atteggiamenti di profondo razzismo ver- so gli africani, mi ha sempre causato un disagio profondo fin dai tempi in cui ero un giovane studente di teologia. Non è certo la norma, e non voglio né giudicare né scandalizzare alcuno, ma proprio non sono mai riuscito a capire come un missionario possa fare tanto del bene agli al- tri senza amarli, mantenendo anzi atteggiamenti di superiorità e quasi di disprezzo. Per «amare gli altri» intendo qui accettarli e trattarli come uguali a sé, averne stima per quel che sono, cre- dere in loro, rispettarli anche nella loro diversità. Il caso di quei missionari è emblematico. Succede infatti, e più spesso di quanto immaginiamo, che si aiutino gli altri e si faccia beneficenza e volontariato anche a prezzo di indicibili sacrifici personali, ma senza mai far scattare quell’extra che è unico del cristiano: l’accettazione totale dell’altro come fratello o sorella, anzi di più, come Cristo stesso che mi visita. Finché l’altro ri- mane “inferiore” a me, tutto va bene. Non faccio esempi, perché farli è fin troppo facile ma po- trebbe essere fuorviante. Il dramma, anche di tanti cristiani, è quello di fare delle opere di bene per obbligo o per abitudi- ne, come l’elemosina in chiesa. Oppure per commozione. Non c’è niente che faccia aprire le bor- se come l’immagine di un bimbo che soffre. Guardate negli occhi la bimba della copertina, col suo abitino bello arrivato da chissà dove attraverso il mercato dei vestiti usati, e il fagottino del fratellino addormentato (o malato) in braccio. Bisogna far qualcosa! ... E qualcosa si fa, anche tanto. Il volontariato e la solidarietà sono due grandi elementi di speran- za in questa nostra Italia. Però poi si continua a mantenere un atteggiamento razzista verso gli extracomunitari, a essere pieni di pregiudizi verso quelli del Sud, a sostenere amministrazioni che discriminano i rom, a votare per un partito xenofobo, a sostenere l’aborto e il controllo (anzi, più politicamente corretto, la «pianificazione») delle nascite, ad avere un atteggiamento irre- ponsabile verso l’ambiente, e amenità simili... E tutto sembra perfettamente normale. M a per un cristiano questo normale non è. Per lui, umanitarismo, solidarietà, beneficen- za, elemosina, volontariato, e quanto altro si voglia includere, hanno la loro sintesi e radice nella parola chiave «carità», che a sua volta si coniuga con giustizia e fraternità. Invece succede che, come dice Benedetto XVI nel messaggio per la Quaresima 2013, talvolta «si tende a circoscrivere il termine “carità” alla solidarietà o al semplice aiuto umanita- rio». È lo svilimento - da noi stessi inconsciamente favorito - di una Parola che invece ha una portata rivoluzionaria. Ci si accontenta del «fare la carità», invece di vivere nella Carità, con la Carità e per la Carità, imitando, cioè, Gesù stesso. Ma la Carità, continua il messaggio, è «un processo che rimane continuamente in cammino: l’a- more non è mai “concluso” e completato. Da [esso] deriva per tutti i cristiani [...] la necessità della fede, di quell’incontro con Dio in Cristo che susciti in loro l’amore e apra il loro animo all’al- tro, così che per loro l’amore del prossimo non sia più un comandamento imposto per così dire dall’esterno, ma una conseguenza derivante dalla loro fede che diventa operante nell’amore. Il cristiano è una persona conquistata dall’amore di Cristo e perciò, mosso da questo amore - cari- tas Christi urget nos (2 Cor 5,14) -, è aperto in modo profondo e concreto all’amore per il prossi- mo». «Tutto parte dall’umile accoglienza della fede (il sapersi amati da Dio), ma deve giungere alla verità della carità (il saper amare Dio e il prossimo), che rimane per sempre, come compi- mento di tutte le virtù (cfr 1 Cor 13,13)». «Carissimi fratelli e sorelle - conclude il Papa -, in que- sto tempo di Quaresima, in cui ci prepariamo a celebrare l’evento della Croce e della Risurrezio- ne, nel quale l’Amore di Dio ha redento il mondo e illuminato la storia, auguro a tutti voi di vivere questo tempo prezioso ravvivando la fede in Gesù Cristo, per entrare nel suo stesso circuito di amore verso il Padre e verso ogni fratello e sorella che incontriamo nella nostra vita».

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