Missioni Consolata - Marzo 2013
MARZO 2013 MC 17 MC ARTICOLI lometro quadrato (in Italia ce ne sono 201), con problemi gravi di acqua, energia elettrica, man- canza di ospedali, scuole... sotto blocco permanente per terra e per mare, un territorio tagliato fuori dagli altri territori palesti- nesi. È evidente che la maggio- ranza della popolazione si senta identificata con chi si oppone in modo più violento alla domina- zione israeliana. Intanto la Cisgiordania è pratica- mente divisa in tre zone: - Territorio a controllo e ammini- strazione palestinese (Area A); - Territorio a controllo israe- liano, ma con amministrazione palestinese (Area B); - Territorio a controllo e ammini- strazione israeliana (Area C). Mentre il primo copre un 17% del territorio con il 55% della po- polazione palestinese, il secondo copre il 24% del territorio con il 41% della popolazione, il terzo fa riferimento al 59% del territorio con appena il 4% di palestinesi. LA NONVIOLENZA Hafez non è l’unico ma è un tas- sello importante e riconosciuto nelle colline a sud di Hebron. Lui stesso racconta la sua storia. Quando era poco più che un ra- gazzo vide sua madre maltrat- tata e picchiata da coloni israe- liani tanto da finire in ospedale. Andò a trovarla e le assicurò che avrebbe trovato il modo di vendi- carla. «Cerca un’altra strada - gli disse lei -. Se ti vuoi vendicare potreb- bero distruggere il nostro villag- gio e noi ti perderemo. Alla fine, che cosa si guadagnerebbe? Un’altra strada. L’unica possibile è quella di resistere usando altri metodi: la non violenza attiva. Come? I bambini, andando a scuola; i pastori portando il gregge al pascolo. Se c’è un at- tacco dei coloni, tutti gli abitanti si fanno presenti. Se distruggono la moschea, scuola, strade... le ricostruiamo. Noi restiamo qui e continuiamo a resistere alle poli- tiche di aggressione con la non violenza». Il piccolo villaggio di At-Tuwani ha così conquistato il suo diritto a esistere. Nel 1999 tutti gli abi- tanti hanno resistito a ogni eva- cuazione, anzi, hanno ospitato altri pastori evacuati a loro volta dalle loro terre poco lontane. Con l’aiuto di attivisti israeliani e di un avvocato si è capito che non tutti gli israeliani sono soldati o coloni. Oggi una presenza preziosa è quella dei giovani dell’Opera- zione Colomba, corpo non vio- lento di pace dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Armati di macchine fotografiche e videocamere si muovono conti- nuamente per documentare, dare appoggio con la loro pre- senza pacifica e diventando l’oc- chio che vede e discerne i fatti. Un continuo, a volte quotidiano, report fa arrivare all’estero la documentazione in italiano e in inglese. La gente si sente colle- gata con la solidarietà interna- zionale, i soldati e i coloni hanno sopra di loro gli occhi attenti di tanti che non accettano l’ingiu- stificabile. Dal 2010 At-Tuwani è collegata con la linea elettrica, che arriva da Yatta, la più grande città pale- stinese della zona, facendo pas- sare i cavi sopra la bypassroad , (una strada che collega le colo- nie israeliane) cosa finora im- pensabile. L’acqua è assicurata più o meno grazie ad alcuni depositi, ci-
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