Missioni Consolata - Marzo 2013
PALESTINA 16 MC MARZO 2013 minaccia d’Israele di ridurre alla fame la comunità palestinese. Eppure il riconoscimento della Palestina come membro osser- vatore (stesso status del Vati- cano), ruolo finora svolto dall’Or- ganizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), ha avuto i numeri necessari per diventare realtà. Nel settembre 2011 Mah- moud Abbas aveva cercato di ot- tenere il riconoscimento della Palestina come stato membro, ma era stato bocciato dal veto americano al Consiglio di Sicu- rezza, mentre altri stati, tra cui l’Italia, esprimevano la loro neu- tralità sulla faccenda. Adesso poi, dopo la guerra dei nove giorni, la posizione di Fatah, do- minante in Cisgiordania, appare più debole rispetto a quella di Hamas della striscia di Gaza. E tutti, paesi arabi della prima- vera, Stati Uniti, Europa e lo stesso Israele, si lasciano im- pressionare di più da chi fa la voce grossa: non certamente l’autorità palestinese dialogante, ma quella che spara i razzi fab- bricati in Iran. Il più forte e il più rumoroso aggiunge degli argo- menti importanti alle proprie ra- gioni. Intanto continua l’ostilità quoti- diana: pecore uccise, ulivi ta- gliati, pietre sui bambini che vanno a scuola, asini rubati... Sono le azioni dei coloni, nor- malmente integralisti ebrei, con- vinti che tutta questa terra sia stata data loro da Dio. «Terra», sì, ma con della gente dentro, non una terra vuota. SEGNI DI CAMBIAMENTO Oggi non mancano gli israeliani che mostrano solidarietà e sen- sibilità verso i palestinesi. Sono i giovani che fanno obie- zione di coscienza contro il ser- vizio militare obbligatorio per uomini e donne. Essi sono dispo- sti ad andare in prigione pur di non imbracciare le armi contro i pastori. Sono gli avvocati, alcuni già in pensione, che suggeriscono gli articoli di legge favorevoli ai pa- lestinesi, che difendono chi viene imprigionato, che esigono, quando possibile, l’abbattimento di insediamenti israeliani. Ci sono i poveri di Jaffa ai quali vengono tolte le case per la- sciare spazio a ville e resort lungo la riva del mare, non im- porta se palestinesi o israeliani. Si comincia a vedere la lotta dei poveri contro i prepotenti. La lotta delle femministe dell’asso- ciazione Ahoti for Women in Israel (Sorelle per le donne in Israele), che a Tel Aviv aprono le porte del loro piccolo centro d’incontro a tutti per denunciare, appoggiare e cercare vie di uscita per i poveracci che, arri- vati dall’Africa, vengono abban- donati senza nessun futuro, nel parco vicino. È chiaro che i palestinesi hanno anche i loro problemi interni; il primo e forse il più profondo è la spaccatura tra Hamas e Fatah. Fino a che punto si può essere mansueti a Gaza, un luogo invivi- bile, con 5.800 persone per chi- # A destra: moschea di Al Mufaqarah, demolita per la seconda volta dal- l’esercito israeliano il 4-12-2012. Era stata appena ricostruita dopo la di- struzione del 24-11-2011. # Sotto: alcuni palestinesi e un volon- tario di Operazione Colomba assi- stono impotenti alla distruzione del loro villaggio. # Pagina accanto in alto: At-Tuwani, villaggio palestinese sulle colline a sud di Hebron. # Pagina accanto in basso: contadini del villaggio di Al Rakeez mostrano gli ulivi, piantati l’anno prima e nuovamente sradicati dai militari israeliani. © Photo Acri
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