Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2013
di Antonio Magnante il potere politico. Per tutti era un problema. Egli stesso si mo- strava preoccupato di quel fe- nomeno crescente tra la gente. Avvertiva che esisteva una certa confusione circa la sua identità e per questo, lungo la strada che lo portava a Cesarea di Filippi, aveva chiesto ai suoi: «Chi dice la gente che io sia?» (Mc 8,27). La risposta aveva ri- proposto la stessa sequenza di CHI È DUNQUE COSTUI? Fu allora che, come d’incanto, capii la reazione dei compae- sani di Gesù, quando nella Si- nagoga di Nazareth egli aveva detto: «Oggi questa scrittura si è realizzata alle vostre orec- chie» (Lc 4,21). Gesù aveva af- fermato di essere l’inviato di Dio secondo la profezia isaiana che aveva appena letto. I pre- senti subito avevano commen- tato: «Non è questi il figlio di Giuseppe?» (Lc 4,22). Mi ven- nero in mente anche tutte le domande che nel Vangelo di Marco la gente si faceva circa la vera identità dell’uomo di Nazareth. Dopo la guarigione di un indemoniato, la gente si era chiesta: «Che è mai questo? Una dottrina insegnata con au- torità» (Mc 1,27). Dopo il mira- colo della tempesta sedata i di- scepoli si erano chiesti l’un l’al- tro: «Chi è, dunque, costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?» (Mc 4,41). Alla fama crescente di Gesù la gente reagiva differentemente. Per alcuni egli era Giovanni Battista, per altri Elia o uno dei profeti. Per lo stesso re Erode Gesù era solo il Battista redi- vivo. Con la sua attività Gesù sconcertava le folle, la natura e G esù è allo stesso tempo un problema e una solu- zione. È un problema perché la sua vera identità è ce- lata dietro la cortina fumogena della sua umanità, ma è anche una soluzione perché ha indi- cato il sentiero per arrivare al Padre qualunque ostacolo o problema si incontri nell’arco della vita. Una mattina afosa di luglio del 1987, mentre ero a Roma per completare gli studi di Sacra Scrittura, fui chiamato dalla portinaia perché c’era un gio- vane che parlava solo inglese. Mi trovai davanti un giovanotto sulla trentina. Come si usa nel mondo anglosassone, mi pre- sentai dicendo il mio nome, e, con mia grande sorpresa, il gio- vane non pronunciò il suo. Su- bito ne chiesi il motivo. E lui per tutta risposta mi disse che non poteva rivelare il suo nome perché, secondo lui, io gli avevo riso in faccia. Gli assicurai con una specie di giuramento che non gli avevo riso in faccia e che per nulla al mondo l’avrei mai fatto. A quel punto lui, con un fare solenne, disse: «Io sono Gesù Cristo». Con un sforzo non indifferente riuscii a tratte- nermi. 76 amico GENNAIO-FEBBRAIO 2013 © Af.MC/L. Lorusso 2012 Cristo crocifisso Scandalo e stoltezza Bibbia on the road In occasione dell’anno della fede, indetto dal papa Benedetto XVI, proponiamo il primo articolo di una serie di tre, per riflettere sulla prima delle tre virtù teologali. © Af.MC/U. Pozzoli 2010
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