Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2013
72 amico GENNAIO-FEBBRAIO 2013 Missione & Missioni PAROLE GIOVANI «Q uando arrivi, capisci che c’è qualcosa di sbagliato, se non tutto». A dirlo è Betta: membro del quartetto del Gem (gruppo Giovani e Missione, ndr ) che nel- l’agosto 2012 ha vissuto un’esperienza di cono- scenza e lavoro a Morogoro, in Tanzania. L’ar- rivo di cui parla è quello in Italia: il rientro, la ripresa di una quotidianità vissuta con sguardo rinnovato... Uno dei grandi meriti dell’anno di formazione al Cam di Torino sta nell’averci alleggerito da pre- giudizi, sovrastrutture, parametri europei, per in- contrare il Tanzania con la disponibilità a scoprire e assorbire, almeno un poco, la grandezza e ric- chezza dell’Africa. Eh sì, perché l’impatto è stra- niante: tutto appare immenso; le differenze ri- spetto alla nostra società sono nette, le basi del vivere e del sognare sono altre, benché l’umanità che ci unisce sia più forte. È strano anche essere percepiti dai tanzaniani come diversi, a volte straordinari, a volte anormali. Ci ha colpito un episodio dei primi giorni: padre Erasto, che ci ha ospitati, nel presentarci ai bam- bini all’asilo di Kasanga, ha chiesto loro se sape- vano chi fossimo. La risposta è stato un coro di « wazungu !», ovvero «europei». A quel punto Era- sto ha domandato se anche padre Nicholas, ken- yano, che ci accompagnava, fosse « mzungu ». Dopo un attimo di esitazione, un bambino ha detto: «È un bin Adam », un figlio dell’uomo, un essere umano. La distinzione ci ha fatto ridere e riflettere: noi chi siamo? E che funzione abbiamo qui, in questa terra? La nostra presenza lì non ha certo cambiato la qualità della vita della gente; il cambiamento è avvenuto in noi. Per due settimane abbiamo partecipato alla vita dell’asilo di Kasanga con alcuni momenti di co- noscenza reciproca in classe – imparavamo più noi che i bambini, ma lo scambio piaceva anche a loro –, e con l’animazione di giochi e canti. La frequentazione quotidiana ci ha permesso di es- sere apprezzati per le attività proposte, non solo per l’eccezionalità dell’aspetto esteriore, e di es- sere chiamati per nome invece che semplice- mente wazungu . Anche i rapporti con gli adulti sono stati arric- chenti, grazie alla straordinaria mediazione di pa- dre Erasto. Si sono create occasioni di dialogo: con i commercianti del mercato, alcuni Masai, le maestre dei villaggi, un seminarista, alcuni arti- giani, ecc. Abbiamo potuto esprimere le nostre domande su condizioni di vita, tradizioni cultu- rali, desideri e progetti; e ce ne siamo sentite ri- volgere di tutti i tipi, anche spiazzanti: «Sapreste costruire una macchina? Qui, ora?»; «Perché in Europa vivete di più e meglio di qui?»; «Che la- Il racconto di quattro giovani di ritorno da un’esperienza missionaria in Tanzania. Incontro ai wazungu © Af.MC/E. Balboni 2012 di Elisabetta, Luca, Giorgio, Francesco
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