Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2013

GENNAIO-FEBBRAIO 2013 MC 7 Cari mission@ri ca due mesi di ferie libere l’anno e vorrei davvero poter fare qualcosa. Giulia S. Savona, 30/10/2012 Ho già risposto a Giulia, grazie alla rapidità della rete. Riceviamo spesso richieste d’informazioni da parte di persone desi- derose d’impegnarsi co- me volontari al servizio degli altri nei paesi più poveri. Ci scrivono medi- ci, infermieri e professio- nisti vari; ci scrivono gio- vani come Giulia e pen- sionati che sentono di avere ancora tanta ener- gia e competenza profes- sionale da condividere. Le richieste variano dall’im- pegno «mordi e fuggi» del tempo delle ferie, a quello più stabile di un servizio a tempo indeter- minato o di alcuni anni. Questo è un tipo di volon- tariato che è diverso da quello dei gruppi o perso- ne singole che vanno per un breve periodo in una missione a dare una ma- no per costruzioni, ani- mazione o altre attività spicciole. Oggi, tutte le at- tività «professionali», an- che volontarie, sono bene regolamentate in ogni paese del mondo, forse con l’eccezione del Sud Sudan, per cui sono ne- cessari permessi di lavo- ro e riconoscimento loca- le dei titoli professionali. Per questo è importante appartenere a organizza- zioni di cooperazione in- ternazionale competenti nel settore. Ce ne sono tantissime in Italia. Esi- stono anche i laici Fidei Donum coordinati dalla Chiesa Italiana, e i mis- sionari hanno i «Laici de- gli Istituti missionari», il cui primo convegno si è effettuato all’inizio dello scorso dicembre. Non so se esista un vade- mecum del volontariato missionario (tema di uno dei nostri prossimi dos- sier?). Intanto continuate a scriverci, faremo del nostro meglio per offrirvi delle risposte precise. ci; se li ha forniti, perché non sono stati distribuiti? Non credete che le orga- nizzazioni religiose pre- senti in Africa si debbano assumere le loro respon- sabilità? Tuttavia, non è troppo tardi per cambiare atteggiamento e affidarsi al buon senso! Grazie dell’ascolto. Elvira email, 05/11/2012 Credo che su questo ar- gomento abbiamo una vi- sione ben diversa. Il suo giudizio sulla famiglia a- fricana è tranciante, e se può corrispondere a mol- te delle situazioni che do- minano nelle periferie di- sumanizzate delle grandi città, non rispecchia la realtà. La famiglia è an- cora un’istituzione solida in Africa. Quanto alle tribù, fosse vero che sono scomparse. Purtroppo il tribalismo è sempre forte ed è ancora una delle cause di tanta violenza. In più sono arrivate anche delle nuove tribù: i wa- zungu (europei), gli asia- tici, i cinesi, che hanno in- trodotto nuovi fattori di tensione. L’occidente ha certo delle responsabilità, ma di si- curo non quella di non a- ver dato profilattici; anzi ne ha dati in quantità in- dustriali. E non ha fornito solo condoms , ma anche le cliniche per l’aborto, la sterilizzazione forzata delle donne, l’imposizio- ne di legislazioni contro le tradizioni e culture afri- cane riguardanti la fami- glia, e il traffico di perso- ne per sesso. Quel che non ha dato, in- vece, è giustizia, com- mercio equo, lavoro, di- gnità, rispetto e speran- za. Si sono «rubati» campi e acqua per fiori e ortaggi da esportazione, per cereali destinati a be- stiame da macello e i bio- combustibili, per la pro- duzione di cibo per nazio- ni potenti e danarose. Si cacciano tribù dalle loro terre ancestrali per far posto a impianti estratti- vi, per costruire grandi bacini idroelettrici, per sfruttare e distruggere foreste antichissime. Si sono imposti prezzi tali sulle materie prime, mi- nerali e prodotti agricoli, che i lavoratori sono ri- dotti a livelli di schiavitù, obbligati a lavorare per sopravvivere senza avere le risorse per curare le proprie famiglie: casa de- cente, scolarizzazione dei figli, assistenza sanitaria e tempo libero. Si continuano ad alimen- tare guerre e violenze lo- cali (vedi la situazione della zona dei Grandi La- ghi che, forse , ha fatto ancora notizia a fine no- vembre) per mantenere lo sfruttamento selvaggio di minerali preziosi e strategici (come il coltan dei nostri telefonini). Si dirà che è la corruzzione caratteristica dell’Africa che causa tutto questo. Ma chi sono i corruttori? Chi davvero ci guadagna? Le organizzazioni religio- se, come i missionari del- la Consolata, sanno che la prima risposta al pro- blema della morte di «tanti bambini africani in- nocenti» non sono i profi- lattici o l’aborto (che inve- ce hanno un’efficacia le- tale nell’aumentare le vittime innocenti), ma l’investimento nell’educa- zione (scuola per tutti), nella promozione della giustizia e della pace (no alle guerre, al tribalismo, al razzismo, sì al com- mercio equo), nella pre- venzione sanitaria (difesa della salute e del diritto alla vita) e nella creazio- ne di posti di lavoro digni- toso giustamente pagato (diritto al lavoro). Una coppia che abbia un’edu- cazione di base forte e un lavoro stabile su cui con- tare e la prospettiva di u- na pensione, cercherà di farsi una casa che sia ca- sa, non catapecchia, di mandare i propri figli a u- na scuola di qualità, e, dovendo fare i conti con le proprie forze e le proprie ambizioni, pianificherà anche il numero dei figli, che non saranno mai più di tre o quattro. Questa non è teoria. Sono fatti osservati sul terreno in 21 anni di Kenya, vissu- ti a contatto con le realtà più contradditorie: dalla vita tribale del Nord agli slums di Nairobi, dai quartieri bene della nuo- va borghesia africana alle periferie rurali delle re- gioni centrali e della Rift Valley. Vogliamo davvero dare un futuro ai bambini africa- ni? Vogliamo tolglierci la paura di diventare troppi (o meglio, che diventino troppi!) e di non aver più risorse per tutti? La solu- zione c’è: equa distribu- zione delle risorse; rap- porti internazionali con- trollati dalla politica e non dalle multinazionali del profitto; educazione, salute e lavoro per tutti; meno condoms e più libri; meno armi e più medici- ne; meno cliniche aborti- ste e più medicina pre- ventiva; meno schiavitù e più fiducia nelle respon- sabilità delle persone; meno farci giudici degli altri e più senso di appar- tenenza paritaria alla stessa famiglia umana. Il bello di tutto questo? Che il futuro, lo vogliamo o no, appartiene agli afri- cani che ancora credono nella vita e nei bambini, non a noi che ci stiamo eutanasiando nel nostro sterile benessere. Peccato che anche per l’Africa il nostro modello di vita consumistico ed e- goista sia una tentazione a volte irresistibile. VOLONTARIATO Buongiorno, io mi chiamo Giulia e so- no un’assistente dentista professionale di Savona. So che non sono un medi- co e non sono laureata ma mi piacerebbe co- munque sapere se fosse possibile poter dare il mio contributo. Attualmente lavoro in uno studio denti- stico di Savona. Io ho cir-

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