Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2013

nuovo tempo nuziale, che già lo stesso Gesù sente l’e- sigenza di anticipare l’ultimo segno, «il segno dei se- gni»: la morte e risurrezione; scacciando i venditori del tempio che avevano trasformato la casa di pre- ghiera in spelonca di latrocinio, Gesù sfida: «Distrug- gete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» (Gv 2,18-19). Il segno/tempio di cui parla Gesù è il suo corpo, il luogo dove Dio viene annientato e dove l’u- manità viene fecondata. Per questo possiamo dire che la morte e risurrezione di Gesù sono «il segno ot- tavo», l’ultimo, il compimento della storia della sal- vezza o meglio della salvezza che si è fatta storia. Il secondo segno che svela Gesù è la guarigione del figlio del funzionario regio (Gv 4,46-54). Lo sposo ha fecondato la sposa e dona la vita al figlio che ne era privo. Il terzo segno è la guarigione del paralitico, compiuta di sabato (Gv 5,1-9), atto sacrilego e bestemmia per la religione. È il segno che Dio si riappropria della sua prerogativa di creatore e non esita a sconfinare i limiti della religione. Il quarto e il quinto segno sono la moltiplicazione dei pani e Gesù che cammina sulle acque (Gv 6,1-12). Il segno è duplice: per un verso Gesù si presenta come il creatore che nutre Adam e domina le acque della creazione, e dall’altra è colui che dà la nuova manna discesa dal cielo e attraversa il nuovo Mare Rosso per l’esodo verso il Regno di Dio. È per noi il segno del- l’Eucaristia che è la sintesi dell’esperienza dell’esodo, ma anche l’anticipazione del Regno che viene. Il sesto segno è la guarigione del cieco nato (Gv 9,1- 41); siamo invitati a vedere in Gesù la «luce del mondo» per non fare la fine «dei suoi» che come le tenebre lo hanno rifiutato (cf Gv 1,3-5). Il settimo segno è l’anticipo dell’ottavo: la risurre- zione di Lazzaro dopo la sua putrefazione; erano in- fatti trascorsi quattro giorni dalla sua morte (Gv 11,17-44). È Gesù stesso che ne spiega il significato nel dialogo con Marta: «Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi que- sto?» (Gv 11, 25-26). Alla fine della prima parte del vangelo (Gv 1-12), se abbiamo seguito i «segni» senza sperperarli in mira- coli e prodigi, giungiamo a scoprire che «l’uomo che si chiama Gesù» (Gv 9,11) è lo stesso che sulla croce, morendo, «chinato il capo, consegnò lo Spirito» (Gv 19,30), riportando l’umanità «al principio» della crea- zione, quando Adam ed Eva offuscarono lo spirito in- sufflato da Dio. Ora tutto è ripristinato, lo Spirito di Gesù anima ogni Adam perché scende da quella croce sulla madre e sul discepolo, su un uomo e una donna, sui soldati romani e sugli Ebrei, sull’umanità tutta. Ora veramente la nuova storia può cominciare. Paolo Farinella che dà inizio al tempo delle nozze dell’umanità sulla scia dell’alleanza incompiuta del monte Sinai. Nel secondo «segno» che Gesù compie (Gv 4, 46-54) e cioè la guarigione del figlio del centurione romano «il segnale» sta nel fatto che Gesù si presenta non più come sposo, ma come il Dio creatore che dà la vita. Le nozze e il figlio del centurione sono i primi due «se- gni» e avvengono tutti e due «a Cana di Galilea», cioè nella regione che era considerata pagana. Un «se- gno» (le nozze) si compie in ambito ebraico e uno (guarigione) in ambito pagano. Lo stesso paradigma avremo ai piedi della croce, dove «stanno» quattro donne ebree/credenti e quattro sol- dati romani/non credenti (Gv 19,23-25). È evidente che l’evangelista vuole mandarci «un segnale» di grande valenza: Gesù non è venuto solo per i Giudei, ma per tutti, e fin dal primo momento (Cana) nessuno ha escluso dalla sua prospettiva e dalla sua azione. Si af- ferma così il principio della fede universale. «I segni» che Gesù compie hanno il compito di rive- larci le diverse angolature della complessa persona- lità di Gesù. Si potrebbe dire che «i segni» sono il nuovo monte Sinai che «svela» la vera natura di Gesù, il volto nuovo di Dio divenuto accessibile; per renderci più facile il cammino ci lascia indizi e segnali perché non ci smarriamo. Un segno infatti rimanda sempre a una realtà ulte- riore che non è sperimentabile e quantificabile. Nel vangelo di Giovanni sono riportati solo «sette segni», più uno verso cui convergono i primi sette, quasi a dire che essi sono sufficienti a esprimere la totalità (= il numero 7) della personalità del Signore. Basta avere la pazienza di «ascoltare» i segni e di seguirne le tracce per imparare a conoscerlo. SETTE SEGNI PIÙ UNO Il primo segno, l’acqua/vino delle nozze di Cana, è il «prototipo» di quelli che seguiranno e ci presenta Gesù come sposo nella nuova alleanza (cf Gv 3,29). Non ha ancora finito di porre «il primo segnale» del 34 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2013 Così sta scritto # Attraverso 38 incontri sulla nostra rivista, il biblista don Paolo Farinella ci ha fatto gustare il racconto delle «Nozze di Cana», dimostrando che, come dicevano i rabbini, «un singolo passo della Scrittura si rifrange in molti significati» ( Sanhedrin 34a ) e che «come il martello sprigiona dalla roccia molte scintille, così ogni parola uscita dalla bocca di Dio si divide in 70 lingue» ( Shabbat 88b ). Grazie, don Paolo! © Paolo Moiola

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=