Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2013
32 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2013 IL RACCONTO DELLE NOZZE DI CANA (38, ultima puntata) DAL MIRACOLO AL SEGNO «Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra» (Gen 9,135) a cura di Paolo Farinella, biblista Così sta scritto DALLA BIBBIA LE PAROLE DELLA VITA (72) MC RUBRICHE C i fermiamo ancora su Gv 2,11 perché è un versetto inesauribile e pregnante. Nella puntata precedente lo abbiamo tradotto mettendo in seconda linea l’aspetto «miraco- listico» ( mentre faceva questo principio dei segni ) e ponendo in risalto «la rivelazione» della gloria di Gesù che suscita la fede dei discepoli ( cominciarono a credere in lui ). Se questo, come crediamo, è il punto focale di tutto il racconto di Cana, significa che la narrazione ha come scopo e obiettivo due momenti: la manifestazione della gloria e la fede , come conseguenza della rivelazione. Di nuovo siamo proiettati nell’esodo, ai piedi del Sinai, dove il popolo per mezzo di Mosè «vide» la Gloria di Dio che suscitò la fede, espressa nella pro- fessione: «Quanto il Signore ha detto, noi faremo e ubbidiremo» (Es 24,7). Il Sinai è il monte principe, anzi «il principio» della rivelazione, la prima manifestazione «spet- tacolare» di Yhwh a cui partecipa tutta la natura con «tuoni e lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di corno» (Es 19,16). Cana è un villaggio anonimo, dove Gesù pone «il principio» della sua personalità la quale si manifesta come ripresa del tema dell’alleanza che deve essere rinnovata. Sul Sinai Dio espose il suo Nome attraverso la Toràh ; a Cana Gesù toglie il velo alla sua «Gloria», cioè alla sua personalità e consistenza ed esige un’adesione di fede. IL «PRINCIPIO» DALLA GENESI A CANA A conclusione del racconto di Cana, quasi a darcene la chiave, Gv presenta il primo gesto pub- blico di Gesù come «principio dei segni» ( archên tôn s ē mèi ō n ), cioè fondamento, radice, profon- dità di quanto segue. La conclusione del racconto di Cana richiama l’inizio del IV vangelo: «In principio era il Lògos» ( en archê i ên ho Lògos ) che a sua volta richiama il «principio» assoluto della Bibbia, la prima parola della Scrittura, in Genesi 1,1 nell’atto di Dio creatore: «Nel princi- pio del “Dio creò il cielo e la terra”…» (ebraico: bereshìt barà ‘èlohim hashammàim we’et ha’a- rez ; greco: en archê 1 epòi ē sen ho thèos ton ouranòn kài epì ghên ). Ci troviamo di fronte a tre «principi»: al fondamento della creazione, all’origine del Lògos e sua relazione col Padre, alla svolta della vita di Gesù che inaugura il Regno. Il primo «principio» ge- nera la vita, il secondo «principio» svela la natura di Dio, il terzo rivela la persona di Gesù. Nel primo «principio» Dio fa alleanza con il creato e il cosmo, umanità compresa; nel secondo «principio» è Dio stesso che prende dimora nella caducità creata (il Lògos carne fu fatto di Gv 1,14); il terzo «principio», di Cana, riporta il creato e l’umanità, attraverso il Lògos , all’«origine» della vita di relazione: all’alleanza garantita dalla Toràh del Sinai. Il creato fa da sfondo superbo all’azione di Dio, Israele fa da sfondo all’ingresso del Lògos nel tempo, l’anonimato di un co- mune sposalizio a Cana, villaggio senza storia, fa da sfondo alla rivelazione di Gesù, che inau- gura, come è suo costume, la nuova logica di Dio, il quale sceglie «quello che è stolto per il mondo… quello che è debole… quello che è disprezzato… quello che è nulla» (1Cor 1,27-28). A Cana, forse, la madre ha appreso l’esultanza dello spirito perché vi ha trovato «il principio» dell’umiltà della sua serva (Lc 1,47-48). La logica dell’incarnazione porta inevitabilmente il Fi- glio ad accettare radicalmente la prospettiva umana fino al punto di «svuotare se stesso» (Fil 2,7) della divinità, cioè della sua natura. Paolo infatti usa il verbo « ekèn ō sen » che ha il senso della privazione/mancanza/impoverimento . Nel momento in cui Gesù mette piede a Cana e dà inizio al «principio dei segni», Dio rinuncia per sempre alla sua onnipotenza per essere il Dio svuotato che può essere conosciuto solo nella rivelazione del volto del Figlio, volto umano e non più divino, volto opaco che bisogna indagare, scrutare, riconoscere e amare. Gv 2,11: «Mentre faceva questo principio dei segni Gesù in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e credettero in lui i suoi discepoli». ( Tàut ē n epòi ē sen archên tôn s ē mèi ō n ho I ē soûs en Kanà tês Galilàias kài ephanèr ō sen tên dòxan autoû kài epìsteusan eis autòn hoi math ē tài autoû ).
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