Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2013

XXXXXX 2012 MC 29 sentiero che si perde nel verde, le tracce ingoiate dalla vegeta- zione di lavori iniziati qua- rant’anni fa. Il piccolo Raimondo, sul sedile posteriore, continua a parlare, sentendosi escluso dal gioco dei grandi. Arriviamo alla diga numero uno che tracima al- legra. Un piccolo bacino quasi invisibile: acqua e foresta hanno lo stesso colore. Diga numero due, il laghetto si fonde col blu del cielo mentre una cascatella di schiuma bianca restituisce al torrente Ura l’acqua in sovrap- più. Ma per poco. Lasciata la strada, l’autista, bastone in mano, Raimondo che gli trottella davanti e dietro, s’inerpica con passo lento ma sempre deciso su un sentiero appena tracciato tra gli alberi. Poi la foresta fini- sce di colpo. Lavoro dell’uomo. Un ampio spazio è stato disbo- scato. Sullo sfondo, dove la valle si chiude come un imbuto, ci sono uomini al lavoro con pic- coni, pale e carriole. Una diga sta crescendo, anzi è a buon punto dopo un anno di lavoro. L’acqua si sta già raccogliendo nella parte più bassa del bacino. Grossi tubi la immettono nelle cisterne di distribuzione dell’ac- quedotto di Tuuru. I lavori proce- dono spediti o quasi, a dispetto della mancanza di fondi e delle continue emergenze. Da una parte si scava, dall’altra s’in- nalza; qui si recupera l’argilla, là si compatta. Cordicelle, baston- cini e fili vari, tracciano un reti- colo preciso per guidare i lavori. L’autista, che è il capomastro, ispeziona, controlla, rimbrotta, corregge, incoraggia. Mi ha por- tato a vedere il suo sogno, o parte di esso: un nuovo bacino in cui immagazzinare acqua a suf- ficienza per 250.000 persone, senza contare gli animali, per al- meno un mese nel caso - proba- bilissimo - di una nuova siccità. Una diga a basso costo, essen- ziale, nell’attesa del grande so- gno, la diga definitiva, capace di un milione di metri cubi, non solo 120.000 attuali, che risolve- rebbero per sempre la sfida di una vita. KENYA TESTO E FOTO DI GIGI ANATALONI FRATEL MUKIRI A QUOTA 80: OMAGGIO A UN VECCHIO COMBATTENTE CHE NON MOLLA MAI RICOMINCIARE, SEMPRE L a vecchia Land Rover ar- ranca sui ripidi saliscendi della pista. Lasciato il campo base di Mukululu, ci dirigiamo nel cuore della fore- sta del Nyambene. L’autista, ab- bondanti capelli bianchi al vento, guida sicuro. Ogni tanto qualche parola per farmi notare un albero di canfora, una frana recente, un

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