Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2013

E questo programma di svi- luppo del Nord? «Nel paese ci sono ancora molti problemi e non si sente la vo- lontà a risolverli. Nonostante al- cuni eventi spettacolari, come l’i- naugurazione del parco indu- striale di Caracol. L’idea è di fare al Nord del paese un polo economico. Questo tra- mite tre elementi: un aeroporto a Cap Haitien (seconda città del paese, ndr ), che è diventato in- ternazionale, una zona indu- striale nella baia di Caracol e il progetto di un porto non lontano. Sviluppare l’economia nel Nord attraverso l’industria manifattu- riera e turismo. La zona indu- striale inaugurata dovrebbe im- piegare 37.000 persone in 3 anni. Adesso sono 1.000 i posti di la- voro creati. Oltra a tutto questo hanno attivato una sezione uni- versitaria del Nord che dipende dall’Università di stato. Le critiche sono che l’opzione della manifatturiera per svilup- pare il Nord non può essere sul lungo termine. Inoltre per fare la zona industriale sono state ce- mentificate terre agricole, to- gliendole alla produzione di cibo e, d’altro lato, non è stata presa alcuna misura sui rischi sociali e ambientali che un’operazione di questa portata può avere. Ad esempio la creazione di bidon- ville , che si sono sempre formate nei pressi di queste strutture. Quali sono i punti deboli della classe politica haitiana? «Uno dei problemi centrali ad Haiti è che uomini e donne politici haitiani, al potere o all’opposi- zione, non riescono ad analizzare, constatare e accettare i rapporti di forza. Ma questo è necessario per il dialogo politico. Se si avesse questa coscienza, si potrebbero fare sforzi per costruire qualcosa, anche negoziando. E si prende- rebbero disposizioni per miglio- rare la propria posizione di forza, facendo un lavoro sul terreno. Anche per questo motivo i partiti politici ad Haiti non si costrui- scono alla base, ma tramite l’ac- cesso ai media: parlando alla ra- dio. Invece il partito va costruito con un lavoro di militanti, met- tendo in piedi le strutture, orga- nizzando la base. La comunica- zione è qualcosa in più che per- mette di esprimersi; non orga- nizza, piuttosto anima». Cosa bisognerebbe fare oggi ad Haiti? «Vedo la via di uscita in questo senso: strutture che accettino di costruirsi con un lavoro sul ter- HAITI 28 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2013 reno, e solo in un secondo tempo sviluppare le influenze a livello pubblico. Un leader carismatico non ri- solve i problemi. È vero, occorre una voce credibile che abbia sé- guito, ma anche costruire una militanza dalla base. Uno dei ruoli essenziali per i partiti politici, movimenti sociali e le strutture popolari, è ripren- dere il lavoro di educazione po- polare e di educazione civica. Quanto era stato fatto prima del 1986. Dopo le crisi tutte le ri- sorse sono andate perdute, in particolare con il colpo di stato del ‘91, buona parte dell’élite po- polare è stata uccisa o è andata in esilio. Possiamo dire che ab- biamo perso quel lavoro. Bisogna ricominciare a riorga- nizzare i contadini, i partiti popo- lari, a educare la gente sulle ideologie politiche. Cos’è la de- stra, cos’è la sinistra. Perché sul terreno oggi non c’è alcun riferi- mento ideologico o a dei valori. È un ruolo importante, alcune associazioni lo stanno assu- mendo, ma non è la tendenza dominante. L’incertezza econo- mica, la precarietà hanno influito sui settori sociali, hanno fatto si che tutti siano preoccupati di cosa succederà domani. I movimenti sociali continuano a esistere e vedo una nuova coor- dinazione tra organizzazioni con- tadine, tra quelle delle donne e tra sindacati. Anche la nascita di questi piccoli partiti politici: sono tutti segnali interessanti». Marco Bello # Sopra : bimba in un campo aiuta a trapiantare il riso, uno degli alimenti principali. # A fianco : disastri causati dal passaggio dell’uragano Sandy il 25 ottobre scorso. © Marco Bello © Thony Belizaire / AFP

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