Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2013
GENNAIO-FEBBRAIO 2013 MC 19 MC ARTICOLI guire i Suoi! Privati del nostro stile classico di missione, risco- primmo tutta la bellezza e vali- dità del carisma trasmessoci dal beato Giuseppe Allamano: «Voi siete per i non cristiani». Si trattava solo di cercare il «co- me» essere per i non cristiani. E non fu facile. Lo Spirito Santo, però, al momento opportuno ci venne in aiuto, come sempre ha fatto. Così il discernimento è di- ventato il mezzo naturale per cercare di scoprire cosa e dove e come il Signore volesse da noi nella missione. L’allora superio- re generale, padre Giuseppe In- verardi, ci offrì fino alla fine vici- nanza e appoggio «affettivi», as- sieme a una preziosa libertà di pensiero e di opzione. La visita di uno dei consiglieri di allora, pa- dre Ramon Cazallas, ci aiutò a rompere gli indugi e a decidere la nostra prima opzione missio- naria: creare una «comunità d’inserimento» nel quartiere di Man-sok-dong. Si trattava di «vi- vere assieme ai poveri», più che fare qualcosa per loro. Mentre Paco Lopez (spagnolo) e Alvaro Yepes (colombiano) resta- vreno nella casa presa in affitto a Yok-kok, nostro quartiere gene- rale, Luiz Emer (brasiliano) e io ci spostammo, il mercoledì delle ceneri del 1992, in una casetta e- sattamente come tutte le altre di Man-sok-dong, dando inizio alla seconda comunità in Corea, de- dita all’evangelizzazione dei po- veri urbani. ANGELI, AMICI E BENEFATTORI L’arrivo nel quartiere di un grup- po di preti stranieri (e la nostra presenza nelle parrocchie vicine) suscitò molta curiosità nei catto- lici. Le visite a casa si sussegui- vano: gruppi di catechisti, donne della Legio Mariae ; membri dei cori parrocchiali; persone singo- le o gruppetti di amici. Quante volte dovemmo rispondere, nel nostro coreano ancora incerto, a domande da interrogatorio di quarto grado: sì, siamo ognuno di un paese diverso; sì, viviamo assieme e di solito non litighia- mo; sì, anche in Europa ci sono le quattro stagioni e le angurie; sì, ci piace il kimchi (anche se al- lora era una bugia). Monica, una signora della par- rocchia, si metteva spesso a no- stra disposizione con la sua auto per fare le spese, accogliere i vi- sitatori all’aeroporto, per portar- ci nel luogo scelto per le nostre vacanze comunitarie estive. Pundo, un signore che faceva il taxista, era a nostra disposizione per i problemi tecnici concreti quotidiani. Francesca, Sofia e tante altre catechiste, erano sempre a disposizione per cor- reggere il testo in coreano delle nostre omelie. E tante altre per- sone ci passavano accanto: veri angeli del Signore per accompa- gnarci nel cammino e aiutarci a credere che Lui non ci lasciava soli. Tale situazione offriva una pre- ziosa opportunità per l’animazio- ne missionaria. Cominciammo con un incontro mensile di for- mazione per chi lo volesse; poi qualche ritiro spirituale; incontro mensile missionario per gli a- lunni del catechismo delle ele- mentari e medie. Il «Gruppo amici» era fondato! Quel fenomeno di Alvaro, de- streggiandosi nei meandri della burocrazia locale, riuscì a otte- nere un numero di conto corren- te «ufficiale», con grande sor- presa di altre comunità religiose che non c’erano ancora riuscite. Così anche le offerte degli amici cominciarono ad affluire costanti e generose. Da quel momento le cose si sono molto evolute; prima di tutto co- struimmo la nostra casa-madre a Yok-kok. In questa circostanza l’angelo inviato da Chi continua-
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